Tribunale
domenica 25 Giugno, 2023
di Benedetta Centin
Il 25 novembre scorso aveva raggiunto al lavoro l’ormai ex moglie, nella zona di Borgo d’Anaunia. Aveva atteso che fosse sola in ufficio e le aveva stretto una corda al collo, tanto da impedirle quasi di respirare. «Bastava ancora un minuto, mezzo minuto, e sarebbe andata…» aveva poi scritto agli amici il quarantenne noneso che quel giorno, prima di fuggire, avrebbe minacciato la madre dei suoi figli che sarebbe tornato «per finire il lavoro». Sequenze e parole che ancora terrorizzano la donna, ancora di più ora che ha saputo che l’ex, che si trova agli arresti domiciliari in una comunità di Trento e che è accusato di tentato omicidio (premeditato), da ieri non ha più il braccialetto elettronico. Gli avvocati dell’uomo, a distanza di circa un mese dall’udienza preliminare, hanno infatti chiesto e ottenuto dal giudice che gli venisse tolto il dispositivo che permette il controllo della posizione dell’arrestato a distanza. Anche la stessa Procura aveva espresso parere favorevole. «Sono molto preoccupata, angosciata, ho l’incubo di potermelo trovare ancora davanti, temo che attenti di nuovo alla mia vita – le parole della donna – Ho appreso con sgomento la notizia, così non mi sento adeguatamente tutelata da chi, invece, dovrebbe garantirmi tutela». Il suo legale, l’avvocato Nicola Zilio, che valuterà possibili azioni per salvaguardare l’incolumità della donna, sottolinea come così sia venuto meno, a poche settimane dal processo, «l’unico vero presidio che garantiva il mancato avvicinamento alla persona offesa».
Pesanti le contestazioni formalizzate all’uomo dal sostituto procuratore Patrizia Foiera. La più grave quella di tentato omicidio aggravato, anche dalla premeditazione e dal legame con la vittima. Per l’accusa l’imputato aveva condiviso anche con altri, tra cui persone vicine all’ex, le sue atroci intenzioni, pronto a fare una strage, a recuperare una pistola per «uccidere tutti dal primo all’ultimo una notte» e poi suicidarsi, aveva fatto sapere. Il quarantenne deve rispondere anche di lesioni aggravate visto che quel tentato strangolamento aveva lasciato i segni, le ecchimosi, sul corpo dell’ex moglie che allora ne aveva avuto per sette giorni stando al referto medico. Ma la titolare del fascicolo ha tenuto conto anche dello stato di ansia e terrore che aveva tolto il sonno alla vittima e che l’aveva portata a modificare le sue abitudini, e pure a chiedere aiuto a professionisti. Uno stato di inquietudine che ancora persiste.
Contestato al noneso anche lo stalking: all’ex che per settimane avrebbe tempestato di messaggi, tra tentativi di ricucire il rapporto e minacce di farle del male, ma anche ad altre persone a lei vicine, per far sapere loro cosa era pronto a fare. Altra imputazione quella di porto di oggetti atti ad offendere aggravato. Nello zaino che allora si era portato al seguito per compiere l’agguato aveva un coltello, una bottiglia di acido muriatico e una di liquido infiammabile, e ancora un accendino, spray urticante, un paio di manette e due corde.