Il caso
mercoledì 28 Giugno, 2023
di Benedetta Centin
L’inchiesta sul Nuovo ospedale trentino (Not), sulla gara d’appalto da da 1,7 miliardi di euro vinta dall’azienda di costruzioni veneta Guerrato — e nel frattempo azzerata — e sulla presunta turbata libertà degli incanti contestata ai quattro imputati (tra i quali l’ex ad della Spa rodigina), è approdata ieri in udienza preliminare. Con la Provincia di Trento che, parte offesa, vuole entrare nel processo come parte civile. Per sollecitare un risarcimento milionario, motivato dai «danni subiti: quelli patrimoniali, all’immagine e funzionali da ritardo».
Danni totali da quantificare
Ieri infatti l’avvocato Giacomo Bernardi ha depositato al giudice Enrico Borrelli l’istanza, con la richiesta di più di 5,5 milioni di euro, per l’esattezza 5 milioni 569 mila, quale provvisionale subito esecutiva, come cioè prima trance di una domanda di risarcimento che sarà più corposa. Per ora la Provincia si è riservata la quantificazione complessiva. Lo farà in vista della prossima udienza, fissata a fine novembre, quando il giudice deciderà anche sull’ammissione della parte civile. Di certo c’è che gli oltre 5,5 milioni sollecitati corrispondono all’importo della cauzione — posta a garanzia dell’intera opera — chiesta alla stipula del contratto. In subordine la Provincia mira ad incassare non meno di 2 milioni 784 mila euro, che è la cauzione prestata dalla Guerrato (e già escussa), anche in virtù del conseguimento di specifiche certificazioni. Guerrato che è appunto l’impresa rodigina che nel 2020 si era aggiudicata la gara d’appalto per il Not bandita dalla Provincia autonoma di Trento, per oltre un miliardo e 700 milioni di euro.
L’inchiesta, le accuse
L’offerta in prima istanza era risultata vincente, permettendo a chi l’aveva avanzata, la Spa di Rovigo appunto, di aggiudicarsi i lavori per la realizzazione del nuovo ospedale del Trentino, ma secondo la Procura di Trento era però supportata da un’offerta di finanziamento che non reggeva. Un’offerta redatta da una società di gestione di risparmio maltese che — viene contestato — non era autorizzata a concedere finanziamenti e che, tra l’altro, deteneva un patrimonio di «soli» 300 mila euro. Un esiguo gruzzoletto rispetto al poderoso impegno economico richiesto. Per il procuratore capo Sandro Raimondi e per il sostituto Davide Ognibene non c’erano insomma i requisiti patrimoniali necessari ma nemmeno, si scoprirà poi, uno straccio di autorizzazione. Con un broker assicurativo che era intervenuto nella trattativa, facendo da ponte tra la maltese e la società veneta risultata vincitrice della gara.
Per l’ex ad forse l’abbreviato
Tutti e quattro gli imputati, per i quali la Procura nei mesi scorsi aveva chiesto il processo, si trovano a rispondere di turbata libertà degli incanti. A partire da Antonio Schiro, 52enne di Badia Polesine (Rovigo), chiamato in causa in qualità di legale rappresentante della Guerrato, i cui uffici un anno fa erano stati perquisiti dalla guardia di finanza, a caccia di documenti e file da passare al setaccio. L’ex top manager, assistito dagli avvocati Alessandro Meregalli, Luca Pontalti e Alberto Berardi, potrebbe anche chiedere di essere processato con rito abbreviato, che gli concederebbe lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Una istanza, questa, che potrebbe essere formalizzata nella prossima udienza come paventato ieri. Nessuna richiesta, per ora, da parte dei difensori di Giancarlo Masciarelli, 56enne di Chieti, chiamato a rispondere di turbata libertà degli incanti in qualità di chief restructuring officer e referente del progetto Not per la Spa veneta.
Richiesta di interrogatorio
Devono rispondere anche della contestazione di abusiva attività finanziaria i restanti due, in quanto avrebbero prodotto — è la contestazione — un’offerta di finanziamento in assenza delle autorizzazioni necessarie. Sono il broker assicurativo Carlo De Simone, 38enne di Roma, rappresentante legale della società European Brokers srl, che ha chiesto di essere interrogato per il tramite del suo legale, e Rosario Fiorentino, 46enne originario del Napoletano, rappresentante legale della Auriga Asset Management Limited – Sgr società di gestione del risparmio estera che, stando a quanto ricostruito dalla guardia di finanza, si era proposta di finanziare l’opera pur non avendo le autorizzazioni previste dalla norma, come riscontrato attraverso le istituzioni di vigilanza italiane. Per gli inquirenti non avrebbe neppure potuto concedere finanziamenti. Quindi stilare la proposta allegata all’offerta presentata allora dalla Guerrato. In realtà in Italia, da quanto emerso, la Auriga era autorizzata a fare esclusivamente il mero servizio di «gestione portafogli». E poi, secondo la Procura, aspetto non da poco, non aveva nemmeno il patrimonio necessario a garantire realmente la stazione appaltante (e cioè la Provincia).
Due anni di accertamenti
I militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Trento si erano focalizzati a verificare i requisiti dei partecipanti alla gara. In particolare la lente di ingrandimento dei detective si era fermata sulla società nominata, con parere della commissione tecnica, «aggiudicatario provvisorio» nella prima fase dell’iter amministrativo. Aggiudicazione, questa, poi annullata nel giugno 2022 con delibera del responsabile unico del procedimento. Da lì una serie di ricorsi.