Alta quota

martedì 4 Luglio, 2023

Giornate dei ghiacciai, a Caderzone il secondo incontro

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Il focus dell'appuntamento: cambiamenti nel paesaggio e la loro rappresentazione

Un secondo incontro partecipato, quello di oggi, martedì 4 luglio, del ciclo Giornate dei Ghiacciai, promosso dalla Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai, ospitato dal Parco Naturale Adamello Brenta presso il Palazzo Lodron Bertelli di Caderzone, ha rappresentato l’occasione per affrontare, assieme agli esperti del settore, tutta una serie di temi legati allo stato di salute delle alte quote nell’era del cambiamento climatico. Il secondo appuntamento era dedicato alle forme dei paesaggi d’alta quota. In particolare, l’attenzione si è concentrata sulle modificazioni che interessano il territorio, anche per l’azione degli eventi climatici, nonché sulle forme di rappresentazione del paesaggio, come la cartografia e la toponomastica. «L’obiettivo di queste giornate – ha sottolineato l’assessore provinciale al commercio e turismo Roberto Failoni – è non solo approfondire le nostre conoscenze sui cambiamenti in atto, ma anche ottenere le opportune indicazioni su come agire in futuro». A prendere parola per primo, il «padrone di casa», il sindaco di Caderzone Marcello Mosca, che ha ringraziato gli organizzatori per la scelta della sede dell’incontro, che rispecchia felicemente il tema affrontato, quello del paesaggio, in questo caso antropizzato, ma capace di riflettere, anche per i materiali utilizzati (la pietra, il legno) la natura del luogo, a cui ha fatto seguito il presidente del Parco Walter Ferrazza, che ha sottolineato l’importanza della riflessione proposta, ad un anno dalla tragedia della Marmolada. «Il mondo sta cambiando – ha detto – Siamo qui per imparare e per insegnare cosa è possibile fare. Il fatto che i nostri figli non vedranno quello che abbiamo visto noi, sul piano ecologico, ambientale, paesaggistico, è un pensiero incredibile. Abbiamo l’obbligo di affrontare questa prospettiva e di trasmettere alle nuove generazioni validi strumenti per una corretta gestione del territorio». L’assessore Failoni ha auspicato che «in queste giornate più che allarmismi possano uscire consigli, suggerimenti, opportunità, indicazioni da poter portare avanti in futuro».  E poi «Il Trentino in questi anni è cresciuto e ha la sensibilità necessaria per prendere le decisioni più opportune. Ci auguriamo che da queste giornate possano uscire indicazioni anche per noi amministratori, chiamati a gestire con responsabilità e concretezza le dinamiche in corso». La dirigente del Servizio sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia Angiola Turella ha ricordato come la riflessione sia partita in autunno a Peio. Il percorso continuerà, dopo Caderzone, per approdare a San Martino di Castrozza per parlare del tema dei ghiacciai in una prospettiva storica. L’iniziativa, ha aggiunto, ha il pregio di approfondire la collaborazione fra tutti i soggetti interessati alla conoscenza e alla gestione degli ambienti montani, nella loro complessità. Marco Avanzini del Muse ha introdotto i temi specifici della giornata, in particolare per quanto riguarda cartografia, geomorfologia, toponomastica, ossia gli strumenti necessari per conoscere e rappresentare il nostro mondo, comprese le aree alpine. Il punto di partenza, la mappa Bedolina, del 500. a.C., una rappresentazione del paesaggio molto «antropocentrica», a cui si è ispirata molto tempo dopo ad esempio la mappa di Mattioli, del 1500, dove i segni della presenza dell’uomo hanno ancora la prevalenza sulla natura. Con il passare dei secoli gli elementi naturali, a partire dall’acqua (fiumi, laghi, ghiacciai), assumono però un peso sempre maggiore. All’inizio del 1800 inizia la cartografia di montagna vera e propria. Gli ambienti naturali diventano importanti per fini militari ma anche per fini turistici. Da un lato arrivano le carte dell’Igm, dall’altro la cartografia tematica, comprese le mappe geologiche. Nel 900 le mappe diventano sempre più precise e dettagliate, per arrivare oggi al progetto di Cartografia geologica nazionale. Nel frattempo è maturata l’idea di sviluppare anche per il Parco Naturale Adamello Brenta della cartografia specifica, a mettere a disposizione anche del grande pubblico. Alberto Carton, docente all’Università di Padova, ha parlato dell’evoluzione dei paesaggi di alta montagna e periglaciali (cioè quelli che si formano nei climi freddi). Un agente del cambiamento molto importante, assieme alla forza di gravità, è il ciclo del gelo e del disgelo, di cui è protagonista l’acqua, che infiltrandosi fra le rocce, e poi ghiacciando, genera fratture e detriti che poi si accumulano sui versanti delle montagne e ai loro piedi. Altri fattori di cambiamento sono i movimenti di ghiaccio, Rock Glacier e permafrost presenti nel suolo. L’evoluzione del paesaggio periglaciale è meno problematica quando interessa solo gli ambienti naturali, mentre se interessa anche zone antropizzate (ad esempio dove ci sono delle strade) può presentare problemi di gestione. In quanto ai crolli di grandi pareti, avvenuti in periodi estivi, hanno mostrato come eventi del genere siano dovuti ancora una volta al degrado del ghiaccio presente nella roccia in forma di permafrost. Roberto Seppi dell’università di Pavia, assieme a Edoardo Scognamiglio, ha presentato il progetto di realizzazione della carta geomorfologica del Geoparco Adamello Brenta. «Un progetto che ci spinge a “leggere” il Parco nella sua composizione geologica e nella sua evoluzione – ha detto – nato da un protocollo d’intesa siglato dal Pnab, la Fondazione Dolomiti Unesco e il Servizio geologico della Provincia. Successivamente il Parco ha raggiunto un accordo con l’università di Pavia con cui si è avviato concretamente il progetto, che proseguirà fino al 2024». Passo fondamentale è la realizzazione di un database geomorfologico, documento digitale che non solo accresce la conoscenza del territorio ma fornisce anche informazioni sulla sua possibile evoluzione. Da qui alla carta geomorfologica digitale, che riporta le forme e i rilievi del paesaggio, informazioni sulla sua storia ma anche sulla sua possibile evoluzione, distinguendo le aree in evoluzione da quelle non attive. Il lavoro nel territorio del Parco Naturale Adamello Brenta è giunto circa alla metà del percorso. Sono anche già stati realizzati alcuni prodotti preliminari, fra cui in particolare un saggio cartografico sulla zona del Pian dela Nana e lago di Tovel. Le applicazioni di uno strumento del genere sono molto ampie e accrescono anche i livelli di sicurezza con cui si approccia il territorio, in ogni ambito (da quello ingegneristico a quello turistico). Christian Ferrari, della Commissione glaciologica della Sat, ha illustrato una suggestiva «storia per immagini» dell’evoluzione degli studi glaciologici, utilizzando soprattutto il materiale fotografico presente negli archivi, mentre Lydia Flcss, dell’Ufficio beni archivistici e librari della Provincia, ha spiegato a sua volta come la toponomastica possa aiutarci a capire l’evoluzione conosciuta dal paesaggio nel corso del tempo.