L'inchiesta
domenica 16 Luglio, 2023
di Tommaso Di Giannantonio
A tre mesi dalle elezioni provinciali, è tempo di bilanci. Nel 2018 la Lega aveva il vento in poppa e insieme alle altre 8 forze politiche della «coalizione popolare autonomista» aveva spazzato via vent’anni di centrosinistra. In questi cinque anni di legislatura il «governo del cambiamento» cosa ha fatto? E cosa non ha fatto? Siamo andati a leggere cosa prometteva il programma del centrodestra e, con l’aiuto del Coordinamento imprenditori e dei sindacati confederali, abbiamo fatto una verifica. Dal documento targato «Fugatti presidente» (55 pagine) abbiamo estrapolato 106 proposte. Dalla sanità all’economia, dal lavoro alla famiglia, dallo sport al turismo: è stato passato tutto ai raggi X. Cosa viene fuori? Metà delle promesse non è stata mantenuta. L’altra metà è stata in parte realizzata e in parte solo parzialmente realizzata. Nella pagina a fianco c’è il riepilogo, proposta per proposta.
«Prima i trentini»
I primi atti della giunta provinciale a trazione leghista sono stati una traduzione dello slogan «Prima i trentini». Del resto era scritto nel programma: «Favorire i cittadini trentini nell’erogazione di sussidi pubblici troppo spesso discriminati rispetto ai non trentini». L’assist è offerto dal governo M5s-Lega, che introduce il vincolo dei 10 anni di residenza in Italia per beneficiare del reddito di cittadinanza. Piazza Dante decide di applicarlo anche per le case popolari, il bonus bebè e l’assegno unico. Ma poi arriva la bocciatura da parte dei giudici: il vincolo è discriminatorio. La giunta è costretta a fare marcia indietro, tranne che per una quota dell’assegno unico, quella di contrasto alla povertà.
Le infrastrutture stradali
In campagna elettorale un altro cavallo di battaglia era stato quello delle opere pubbliche: «Nel settore delle infrastrutture una viabilità migliore previene l’abbandono delle montagne, aiuta il turismo e crea presupposti per il ripopolamento dei paesi e delle valli», recitava il programma. E per tutta la legislatura la giunta ha insistito su questo fronte. Nel documento presentato ai trentini erano stati individuati 25 «interventi di interesse provinciale e regionale».
Trattandosi di investimenti di medio-lungo termine, per questo capitolo abbiamo distinto le cose non fatte, quelle programmate (cioè in attesa dell’appalto, in fase di aggiudicazione o aggiudicate) e quelle parzialmente fatte. Ecco, fra questi 25 interventi, si può dire che 15 non sono stati fatti: si va dalla tangenziale di Rovereto al tunnel del Peller, dalla circonvallazione di Fiera di Primiero allo studio di fattibilità del treno dell’Avisio, fino al potenziamento della linea ferroviaria Trento-Malè nella tratta dal capoluogo a Mezzolombardo. Altri 8 interventi sono stati programmati: dalla circonvallazione di Cles all’elettrificazione della ferrovia della Valsugana, dal collegamento San Martino di Castrozza-Passo Rolle, fino alla circonvallazione di Pinzolo. Le restanti 3 opere sono state parzialmente fatte, come l’adeguamento del collegamento stradale Trento-Riva del Garda.
In tema di mobilità, nel programma si parlava anche del trasporto gratuito per le persone con un’età superiore ai 75 anni. E la promessa è stata mantenuta. Pochi mesi dopo il suo insediamento, la giunta toglie il biglietto gratuito per le persone richiedenti asilo e lo dà agli over 75.
Sanità
Dai trasporti alla sanità, la principale voce di spesa del bilancio provinciale. Il centrodestra si era presentato agli elettori con un’idea ben precisa: «La rete ospedaliera pubblica deve essere ripensata con forte spinta verso la dipartimentalizzazione delle diverse attività e specialità con un ruolo centrale di coordinamento per l’ospedale di secondo livello: si deve, in sostanza, costituire una sorta di “ospedale unico provinciale”, organizzato in dipartimenti con articolazioni periferiche negli ospedali di valle». Complice anche la pandemia da Covid-19, questa promessa non è stata mantenuta. Al contrario, è stato riaperto il punto nascita di Cavalese, è stata rafforzata la collaborazione fra le strutture pubbliche e quelle private e, infine, è stato ridotto il saldo passivo della mobilità interregionale, anzi è passato in positivo.
Scuola
Un altro dei fronti caldi di questa legislatura è stato la scuola, specialmente negli ultimi mesi. Come previsto da programma, la giunta ha introdotto la figura del sovrintendente scolastico, come collettore fra la politica e le scuole. In questi cinque anni la sovrintendente è stata particolarmente impegnata nella riforma delle carriere dei docenti, ma alla fine la legge non è andata in porto.
Ricordiamo tutti, inoltre, la campagna elettorale sull’abolizione del Piano trilingue: italiano, inglese e tedesco. In realtà non è stato affossato, ma è stata aggiunta la possibilità di scegliere fra il Clil e il potenziamento linguistico.
Nel programma si prometteva anche la revisione dei ruoli e delle funzioni dei dirigenti scolastici, l’introduzione dell’obbligo dello studio delle istituzioni e della storia autonomistiche, l’incentivazione del lavoro part-time e la rivisitazione dei piani di studio provinciali: nulla di tutto questo è stato fatto.
In parte, invece, è stato rivisto il numero di studenti per classe, in particolare nella scuola dell’infanzia (da 25 a 24 bambini). «Parzialmente fatto» anche la creazione di nuove forme di orientamento.
Economia
Passiamo ora all’economia. Di sicuro la nuova legge sugli incentivi alle imprese, approvata poche settimane fa, ha centrato uno dei traguardi fissati per questa legislatura. Il tempo (o meglio i regolamenti attuativi) ci dirà se questa norma riuscirà a tradurre in realtà lo slogan «basta bancomat provinciale per l’erogazione di contributi a pioggia».
Per quanto riguarda la riduzione delle tasse: l’esenzione all’addizionale Irpef per i redditi medi è stata prima tolta e poi reintrodotta; è stata confermata l’aliquota Irap più bassa per le imprese; e non è stata invece estesa a tutte le aziende produttive la riduzione dell’Imis. Sono nati diversi tavoli con le categorie economiche, che soprattutto durante la pandemia hanno portato a risultati riconosciuti dalle stesse imprese (vedi il programma Riparti Trentino).
La riforma dell’Agenzia del lavoro, invece, non è mai decollata. Così come non è stato introdotto l’obbligo dei lavori socialmente utili nei confronti di chi percepisce l’indennità di disoccupazione.
Comunità di valle e Regione
Non si può non citare la tanto sbandierata abolizione delle Comunità di valle. Per anni è stato un mantra, ma alla fine non si è fatto nulla. Le Comunità sono rimaste. L’idea dei «distretti» è tramontata. Era stata promessa anche una percentuale fissa di risorse per i Comuni, ma anche questa proposta è rimasta lettera morta.
Nelle relazioni con Bolzano, si parlava di «una fase di rinnovamento del rapporto con l’Alto Adige», di un «nuovo ambito regionale». L’unica cosa che è stata fatta è un protocollo d’intesa fra le due Province su alcuni settori, come la sanità e l’energia.
L’ultima parola, come sempre, spetterà agli elettori.
i numeri
di Tommaso di Giannantonio
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