Campi liberi

domenica 16 Luglio, 2023

Il bosco, le campane e la mandria ordinata. Ritorno all’alpeggio (sfidando fatica e lupi)

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Viaggio accanto ai pastori fino alle Viote: il racconto della transumanza, dal 2019 patrimonio immateriale Unesco

Dalla malga Brigolina fino a le Viote, passando per il Malghet. Ogni anno le mandrie di vacche affrontano questo percorso, spostandosi dalle vallate sottostanti per raggiungere i pascoli d’alta quota, dove trascorreranno il resto della stagione estiva, al riparo dalla calura. L’esercizio dell’alpeggio consente di sfruttare il foraggio d’alta montagna e comporta per gli animali notevoli benefici. Essi, infatti, grazie a questa pratica, irrobustiscono la propria muscolatura, migliorano la capacità circolatoria e respiratoria, oltre al proprio metabolismo. In questo modo diventano più resistenti a malattie ed infezioni come la tubercolosi. Questo sia in conseguenza del maggiore sforzo fisico, che della rarefazione e qualità dell’aria respirata. Tutto ciò porta giovamento sia al bestiame sia in termini di qualità dei prodotti zootecnici.
Nel 2019 la transumanza è stata dichiarata Patrimonio culturale immateriale da parte dell’Unesco. La tradizione che si fa vita e ricchezza. Un patrimonio che è importante non disperdere e che viene mantenuto grazie al grande lavoro di pastori e mandriani. La loro è una vita dura, segnata dalla fatica e legata a doppio filo alla montagna ed alle proprie greggi. Spesso si può essere portati ad una visione eccessivamente romantica, incentrata sul contatto con la natura e il ritorno alle radici dell’umanità. Certamente c’è un profilo di verità ma non si può non tenere conto dei sacrifici che vi sono insiti. Sacrifici spesso trascurati e che vanno a vantaggio della comunità intera.

Per la nuova gestione della Brigolina si tratta della prima transumanza delle vacche. Sono le 7.
Le prime luci filtrano attraverso rocce e vegetazione. Una coppia di caprioli attraversa la strada, la madre con il proprio piccolo. La malga è già in attesa. Tania Toller, la conduttrice, prepara il caffè. A farle compagnia c’è Uijn, una cucciola di pastore del Caucaso di soli quattro mesi. Il nome è quello della prima moglie di Gengis Khan: un’eredità importante. La seguono Tolli, un incrocio tra Tau, pastore maremmano e Margot, golden retriever. Sono cani per pet therapy. Infatti, Tania è laureata in interventi assistiti con gli animali. Accanto ai cani, ancora un po’ assonnati, ci sono cavalli, asini e alpaca, new entry della gestione. Gli ultimi arrivati sono due piccoli, Azzurra e Presidente, nati il 17 e il 19 giugno.
Ma soprattutto, ci sono le protagoniste della giornata: vacche e manzette. Gabriele Floriani, il pastore inizia a ridestare la mandria. Si tratta di una quarantina di capi in tutto, appartenenti a varie razze. Le principali sono la Grigia Alpina e la Rendena, proveniente dall’omonima valle, entrambe tipologie autoctone. Gli armenti prima scenderanno per un breve tratto fino al Malghet e da lì comincerà la transumanza vera e propria fino a malga Fragari, meta finale del percorso. Lì i bovini rimarranno fino a settembre, quando si farà il percorso inverso.
Gabriele, è un mandriano particolarmente qualificato. Infatti, oltre che pastore e anche casaro e si occupa della produzione di formaggi.
«Ho cominciato con questo lavoro a 14 anni e lo faccio quasi da venti – racconta Floriani – Prima ero solo pastore di ovini. Le prime vacche sono arrivate nel 2015. Ai formaggi mi sono accostato più di recente. Sono lavori diversi ma entrambi importanti, anche se preferisco curarmi delle greggi». La doppia qualifica rappresenta una caratteristica rara e particolarmente importante per una malga. Puntare sul proprio prodotto, come spiegano sia il pastore che Tania, è un aspetto molto importante perché le realtà medio piccole del mondo dell’agricoltura continuino a sopravvivere. «Purtroppo, con i rincari e l’attuale prezzo del latte è molto difficile andare avanti e tanti chiuderanno l’attività. La valorizzazione di ciò che si produce può aiutare ma non risolve il problema», spiegano. Il sole è ormai alto e lo si vede riverberare sul Brenta. Uno spettacolo mozzafiato. Tutte le bestie sono a rapporto. Si scende al Malghet. Volpe, fido compagno di Gabriele, recupera le ritardatarie. Volpe è un meticcio dal manto scuro e lo sguardo arguto. In quanto cane da pastore il suo compito è quello di salvaguardare l’integrità della mandria. Per tutto il tragitto resterà alle spalle del gruppo, controllando che nessun animale si perda e che la marcia prosegua regolarmente. Un lavoratore instancabile dal primo all’ultimo momento. Così come il proprio padrone.

I muggiti iniziano a diffondersi per i prati e il tintinnio dei campanacci fa loro da eco. Arrivati al Malghet comincia la salita fino a Fragari. Gabriele in testa al gruppo indirizza e incita la mandria, dettandone il ritmo. Volpe resta dietro con Tania e gli altri cani. È importante mantenere la fila ordinata e non fermarsi se non ai lati del flusso. Altrimenti le manze rischiano di girarsi e tornare indietro, disperdendo tutto il gruppo. Attraversando il bosco si respira un sentimento antico, bucolico. Ogni tanto qualche animale perde la via e si inerpica su sentieri non consoni ma Volpe e i pastori sono subito pronti a reindirizzarlo. L’andatura prosegue, quindi, senza particolari intoppi. Arrivati a Fragari, il colpo d’occhio permette di osservare tutto il gregge, in modo piuttosto suggestivo. Un fiume di colori dal grigio al bianco e marrone. Qui, destinazione finale della marcia, sarà di stanza un collaboratore fisso.

Nella zona si aggira un branco di lupi che potrebbe mettere in pericolo l’incolumità degli armenti. «Non abbiamo ancora avuto incontri con i carnivori ma sono un problema – commenta Gabriele sul tema – se le generazioni precedenti li avevano eliminati, doveva esserci un motivo».