La polemica

domenica 16 Luglio, 2023

Sgarbi e le accuse di sessismo dopo le dichiarazioni al Maxxi: «Non mi pento»

di

Il critico d'arte e presidente del Mart non molla: «Era una conversazione confidenziale»

«Vorrei comunicare essenzialmente l’entusiasmo, che è quello che proverete girando le sale di questo straordinario museo che il destino mi ha condotto, nella forma dell’amico Fugatti, a presiedere. Non che Fugatti sapesse molto di me, ma non è un temperamento diffidente, quindi ha pensato che se conosceva un unico storico dell’arte, ed ero io, potevo fare il presidente del Mart». Esordisce con questa battuta il presidente del Mart Vittorio Sgarbi, durante la presentazione delle nuove mostre del museo roveretano.
«Non si può dire che io non sia al centro di polemiche, esco da una ed entro in un’altra» osserva per poi aggiungere che «in un secolo che si è distinto per “l’orinatoio” di Duchamp e per la “merda d’artista”» non capisce il fatto di non poter «esprimere il mio pensiero di colori legati al sesso, che non sono per la verità una mia né attuale né ossessiva condizione, ma sono una condizione stessa dell’estetica moderna, che ha bisogno di intensificare il senso della propria condizione facendo riferimento al sesso». «Non mi pento di quanto ho detto al Maxxi – spiega – che era una conversazione tra il privato e il confidenziale, e non aveva nulla a che fare con il ruolo istituzionale, che ho rappresentato e rappresento ogni giorno con parole che hanno a che fare con Luca Signorelli, Perugino, e altri artisti per cui non c’è bisogno di ricorrere a intensivi che rendano più calda l’immagine».
Dopo aver fatto menzione ad altre polemiche che lo hanno coinvolto, come quella sulla Bohème” proposta dal Festival Pucciniano, osserva che «al Mart le polemiche non ci sono. Voglio però dire che avendo sempre io guardato con attenzione all’opera di Rella, mi dispiace se ne sia andato senza un incontro che avrebbe trovato più punti d’accordo, pur essendo stato lui un fermo critico della mia presidenza. Non so quante mostre abbia visto, ma probabilmente molte avrebbero intercettato il suo tempo sospeso, il suo essere in esilio anche a Rovereto, il suo avere una visione legata alla Belli, che era diversa dalla mia» aggiunge.
Passa quindi in rassegna le nuove mostre da oggi visitabili al Mart, sottolineando il suo intento di «inseguire figure di artisti, altrimenti dimenticati», tra cui Alcide Ticò ma anche Mario Reviglione, artista straordinario, che è sempre stato nascosto dietro una figura letteraria che ha onorato, la compagna-amica di Guido Gozzano, la poetessa Amalia Guglielminetti, da lui ritratta. Ho ritenuto fosse doveroso farlo risorgere, la mostra di ricerca a lui dedicata non vuole essere una testimonianza ma una scoperta della sua opera» afferma.
Della mostra dedicata a Leonor Fini e Fabrizio Clerici, sottolinea il dialogo che attraverso loro due si allarga ad altri artisti. Si è così «creato un movimento che ha fatto uscire dei grandi visionari. Sono il motore di una pittura del sogno, sommersa e dimenticata che riappare con una forza straordinaria».
Infine, le due realtà molto distanti di Stefano Di Stasio e Aurelio Bulzatti, uniti dalla Galleria La Tartaruga, di Plinio de Martiis. Di Stasio «quasi un Tiepolo del momento», mentre Bulzatti «la quintessenza del pensiero di de Martiis, fedelissimo al mandato di una pittura sontuosa contro il ricatto delle avanguardie» conclude.
Nei loro interventi, la vice sindaca di Rovereto Giulia Robol ricorda la figura di Franco Rella, mentre l’assessore Mirko Bisesti annuncia, tra l’altro, il raggiungimento dei centomila visitatori al Mart nel primo semestre.