Giustizia
lunedì 17 Luglio, 2023
di Redazione
Di fronte alla possibilità di costituirsi parte civile nel processo Perfido la Cgil non ha avuto dubbio e a dicembre 2021 Fillea, la categoria che segue il porfido, ha comunicato formalmente la propria decisione, supportata dalla confederazione. A un anno e mezzo da quella scelta oggi si è svolta in Tribunale a Trento l’udienza delle parti civili. Il sindacato, con l’avvocato Giovanni Guarini, ha ribadito davanti al Giudice le ragioni di quella decisione, che trovano fondamento nella volontà e nel dovere di difendere i diritti e la dignità dei lavoratori. Diritti e dignità che non hanno nessuna possibilità di essere esercitati in un contesto in cui comanda l’ndrangheta.
«Se un’azienda viene acquisita da un imprenditore ‘ndranghetista è chiaro che in quella azienda nessun lavoratore avrà la possibilità di iscriversi al sindacato né tanto meno di provare a far valere i propri diritti visto che ad ogni legittima richiesta, anche quella apparentemente più ovvia, si risponde con la violenza – ricorda il segretario provinciale della Fillea, Giampaolo Mastrogiuseppe -. L’organizzazione mafiosa danneggia l’economia sana e di conseguenza anche il lavoro, perché gli interessi criminali sono incompatibili i diritti e la legalità».
In quei contesti i lavoratori sono soli, sfruttati, senza alcuna possibilità di rivolgersi al sindacato per chiedere aiuto.
Con questa presa di posizione inoltre il sindacato intende ribadire il ruolo che anche le organizzazioni dei lavoratori, con la società civile, possono avere per arginare i fenomeni criminali e per favorire la diffusione di una cultura della legalità e non del sopruso e del malaffare.
Oggi Fillea ha chiesto dunque la condanna di tutti e otto gli imputati e un risarcimento che, se accordato dal Giudice, verrà destinato alla difesa dei lavoratori sfruttati e alla cultura della legalità.