L'intervista
martedì 25 Luglio, 2023
di Alessio Kaisermann
Da dove possiamo iniziare a raccontare?
Dal lasciapassare ottenuto per i prossimi mondiali, dal ticket staccato per le Olimpiadi del 2024, dal nuovo record italiano conquistato o dalla triplice impresa di Nadia Battocletti maturata all’indomani dell’ennesimo esame sostenuto all’università?
Ormai la campionessa azzurra, europea, ma soprattutto nonesa ci sta prendendo gusto a sorprendere tutti per caparbietà, tenacia e per traguardi raggiunti.
Lo ha fatto anche domenica nel corso della decima tappa stagionale della Diamond League, andata in scena sulla pista dello stadio Olimpico di Londra.
Ha corso per 5 km, i 5.000 metri insomma, in 14’ 41” 30 abbassando di 3” 20 il precedente record italiano.
Lei, Nadia, da dove inizierebbe a raccontare questi suoi recenti 10 giorni?
«Scegliete voi (ride) perché io, per il momento, temo di non aver ancora metabolizzato ciò che ho fatto domenica. Anche per questo sono spinta a dire di sentirmi molto tranquilla. È strano, lo so, e deduco che sia così proprio perché ancora non ho realizzato bene l’obiettivo che ho raggiunto».
E allora qualche emozione tentiamo di sollevargliela noi chiedendole di raccontarci la sua gara di Londra.
«Sono fiera di me stessa. Non tanto per il tempo record che ho fatto registrare ma perché sono riuscita a mettere in pista una gara fatta soprattutto di resistenza, mentale e fisica. Avevo il vento contro. All’interno dello stadio lo avvertivo; faceva opposizione all’andatura e riuscire a vincerlo, tirando da sola per tutti i 5 km andando ad abbassare il tempo di percorrenza, è stata davvero una soddisfazione immensa».
Una forma fisica perfetta.
O quasi.
«Ci siamo quasi, direi. E anche per questo la mia gioia è tanta. Se penso alle vicissitudini dello scorso anno posso dire di essermi ripresa tutto con gli interessi. Tra infortuni e malattia temevo di aver perso molto in termini di condizione. Questo risultato, invece, mi da nuovo slancio per le date future».
Si sente pronta per i prossimi appuntamenti, dunque?
«Devo migliorare ancora, soprattutto sulla velocità. Sono convinta di poter abbassare ulteriormente il tempo di 5.000».
Più ancora di quei 14 minuti, 41 secondi e 30 centesimi?
«Ne sono certa».
Ok, sempre con la testa ad una nuova impresa, lo abbiamo capito.
Ci confidi, però, cos’ha provato quando ha visto il suo tempo sul tabellone che stabiliva il nuovo limite italiano dopo ben 27 anni (il record azzurro precedente era di 14’ 44” 50 segnato da Roberta Brunet nel 1996 ndr).
«Mi è esploso un senso di conquista. Pensate che giusto un paio di anni fa avevo proprio chiesto a mio papà (Giuliano Battocletti ex mezzofondista e maratonetandr) ha quanto corrispondesse il tempo record e quando mi disse che era di 14’ 44”. Rimasi di stucco pensando che sarebbe stato impossibile anche solo da avvicinarlo. Scendere sotto i 15 minuti lo ritenevo una cosa epocale. Quando, domenica, ho visto ciò che ero riuscita a fare dentro di me ho urlato “finalmente ce l’ho fatta”. Non perchè quello fosse il mio obiettivo ma perché sapevo che si trattava di una vera e propria impresa».
Triplice impresa.
«Sì, non ero partita per questo obiettivo. In testa avevo, innanzitutto, conquistare il tempo minimo che mi permettesse di partecipare ai campionati del Mondo e poi magari avvicinarsi il più possibile alla qualificazione alle Olimpiadi».
È arrivato tutto, ma soprattutto il nuovo record.
Che effetto le fa sapere che sarà in pista alle Olimpiadi del 2024?
«Come dicevo non ci sto ancora pensando molto, quel che ho già realizzato però – è che ora potrò partecipare alle prossime gare in modo più leggero. Senza sentire addosso la pressione del risultato ad ogni costo perchè servirà per la qualificazione. Quella ora c’è, quindi gareggerò più serenamente perfezionandomi».
Papà e mamma cosa le hanno detto?
«Mamma piangeva, era davvero emozionata».
E papà?
«Papà controlla di più le emozioni ma sono comunque riuscita a scorgere i suoi occhi lucidi, in quel momento».
È facile farsi prendere un po’ la mano e sentirsi fenomeni, dopo un percorso come il suo?
«Penso che molto dipenda dal tipo di persona che si è. Io sono stata abituata, fin da piccola, ad impegnarmi per ottenere qualsiasi tipo di soddisfazione quindi oggi so bene quanta fatica costi ogni traguardo conquistato. Questo fa si che la presunzione non sia tra le mie caratteristiche».
Un altro insegnamento, se vogliamo, per chi la segue.
Se le dicessero che i suoi successi e il suo modo di affrontare le gare potrebbe essere d’esempio per il mondo dello sport in Trentino?
«Io sarei felice anche solo se la mia carriera potesse spingere sempre più trentini a praticare sport. Non necessariamente atletica, non per forza ad alti livelli; sarei felice anche solo sapere di aver spinto qualcuno in più a fare del movimento, a tenersi in forma e in salute. Sarebbe già questo un grande traguardo».
Nel frattempo lei continua a studiare alla facoltà di Ingegneria e Architettura di Trento.
«Esattamente. Ho dato l’ultimo esame della sessione estiva solo una settimana fa».
Ah, in piena preparazione per Londra, dunque, e com’è andata?
«Ho sostenuto un esame in restauro dell’architettura: ho preso 26. Potevo fare meglio».
Nemmeno questo la soddisfa? Sarebbe, invece, da inserire come quarto traguardo della sua impresa del week end.
«Non lo butto certo via, però anche in questo caso so che posso fare di più».
Almeno ora si concederà un minimo di riposo?
«No, come detto sabato ci sono gli Italiani in Puglia e vorrei almeno confermare il tempo record se poi arrivasse di meglio…»
Va bene ma poi? Un po’ di vacanza?
«Non c’è tempo. Gli allenamenti sono continui e a fine agosto ci sono i Campionati del Mondo. Lì devo necessariamente andare oltre. Per le ferie, se riesco, mi ritaglierò un di spazio a settembre».
Mi perdoni ma per «fare meglio» intende davvero abbassare ulteriormente il suo nuovo record italiano?
«Sì, perché no? Mi sento bene, la gara inglese mi ha dato delle ottime sensazioni e – come dicevo – ho ottenuto il nuovo tempo correndo con il vento a sfavore. Questo mi fa pensare che di un altro paio di secondi quel limite lo posso abbassare».
l'intervista
di Davide Orsato
L’analisi del giornalista che ha di recente pubblicato un manuale per spin doctors dal titolo «Non difenderti, attacca» e contiene 50 regole per una comunicazione politica (imprevedibile e quindi efficace)