L'INTERVISTA
martedì 25 Luglio, 2023
di Anna Maria Eccli
Poliziotta del Gruppo sportivo Fiamme Oro, giovanissima, giramondo per necessità: Lara Naki Gutmann da tre anni è campionessa italiana assoluta di pattinaggio artistico, con il grande merito di aver portato per la prima volta il titolo tricolore nel Trentino. Pochi giorni fa è stata convocata (unica italiana) dall’Isu, International skating Union, per il Grand Prix, circuito di “coppa del mondo” del pattinaggio di figura, che si terrà a Vancouver a fine ottobre. È nata a Rovereto il 6 novembre 2002 e come tutti gli scorpioni è determinata e precisa nel delineare le tappe della propria vita. Diploma liceale al Rosmini, è al secondo anno di Scienze Motorie e perennemente con un biglietto d’aereo in tasca. Non riusciamo ad incontrarla di persona, impegnata come è negli allenamenti del Circolo Pattinatori Artistici di Trento, a Canazei (Gabriele Minchio coach) e in Svizzera, dove si sta formando “alla corte” di un fuoriclasse, il due volte campione del mondo e argento olimpico, Stephane Lambiel. Sfoggia un palmares da paura: classificatasi ottava nell’ultimo europeo in Finlandia, ha partecipato all’Olimpiade di Pechino nel 2022, a 3 campionati mondiali (Stoccolma 2021, Montpellier 2022 e Saitama, Giappone, nel 2023), a 3 europei (Minsk nel 2019, Tallin nel 2022, Espoo in Finlandia nel ’23) e a 2 mondiali a squadre in Giappone (Osaka 2021 e Tokyo 2023, piazzandosi in entrambi al quarto posto). Soprattutto sfoggia genuinità e freschezza, talenti che originano da solidità psicologica che, esattamente come promette il suo nome, Lara Naki, sono davvero di buon auspicio. La raggiungiamo telefonicamente mentre è alle prese con i suoi proverbiali spostamenti, perché persino il fidanzato scelto non è “comodo”, dal momento che abita a Mestre.
Iniziamo dal nome esotico: Lara Naki Gutmann…
Il cognome è altoatesino, mentre il mio nome è proprio “Lara Naki”, formato da due parti indivisibili. Naki è un nome di origini ghanesi, ha il significato benaugurale di “primo figlio” ed è un portafortuna. I miei genitori me lo diedero per onorare l’amico che lo suggerì e che, nel frattempo, era anche scomparso.
Una campionessa del suo calibro, come ha vissuto i propri esordi?
Come tanti, in realtà. Avevo tre o quattro anni quando, nel 2006, ho visto le Olimpiadi di Torino in televisione; ero rimasta colpita soprattutto dai vestiti con i brillantini e avevo visto per la prima volta la bellissima Carolina Kostner. È diventata subito il mio mito e lo è rimasta a vita, assieme alla pattinatrice coreana Yuna Kim.
E dunque, come fu che iniziò a stare sui pattini?
C’è da ridere… sfrecciando tra i materassi, con il caschetto in testa.
Come?
Sì, cedendo alle mie ripetute richieste, alla fine i miei genitori si arresero e mi portarono al corso di pattinaggio che si teneva a Trento, senza accorgersi però di avermi iscritta all’avviamento di velocità anziché al corso di artistico. Quando mi misero in testa il caschetto capii di dover dare l’addio al sogno dei bei vestitini con le paillettes. Ma fu questione di poco. Benchè piccolina, riuscii a dire che quello non era esattamente ciò che volevo.
La sua è molto più di una disciplina sportiva, è arte, pura eleganza…
È esattamente questo che mi spinge ad andare avanti, l’arte è la dimensione che ti fa spaziare, ti dà un senso di infinito, stimola ad attraversare temi diversi… È una componente che mi è indispensabile, perché caratterialmente io tendo ad annoiarmi. Sono un po’ impaziente, diciamo che ho giusto la pazienza che richiede il dover essere precisa. Ma se dovessi curare solamente la parte tecnica del pattinaggio, provando magari mille volte lo stesso salto, non ce la farei.
Al suo fianco ci sono coach maschili per la parte tecnica, e per quella artistica?
In realtà per la parte tecnica lavoro anche con allenatrici dell’ottimo staff del Cpa, per le coreografie in particolare con Prisca Picano, etoile che ha ballato con Nureyev.
Arruolata nella Polizia di Stato, cosa significa essere delle Fiamme Oro?
È motivo di grande orgoglio, è un privilegio, ne sono fiera e ne sento anche la responsabilità. Mi hanno arruolata in marzo e sono nella fase di addestramento che precede il ruolo di agente. Ma resto un’atleta della Polizia di Stato e il mio lavoro è quello di onorare al meglio questo ruolo.
Per un atleta essere ammessi alle Fiamme Oro è di grande aiuto.
Sicuramente, perché ci si deve allenare tante ore al giorno e partecipare alle gare. Il pattinaggio è uno sport molto costoso fin da subito, fin da quando si è piccolini. Poi diventa un lavoro, passi molte ore sul ghiaccio, in palestra, richiede grande costanza.
Un’esperienza bellissima?
Il primo mondiale in Giappone, con un pubblico straordinario che dà la carica; quell’atmosfera mi ha fatto capire che questa è esattamente la vita che voglio.
E una paura?
L’ho vissuta quest’anno in Slovenia, quando sono rimasta bloccata in ascensore mezz’ora prima di una gara decisiva per accedere ai mondiali. È andata bene.
Ora, le sue vacanze?
Non ne faccio molte; se ti fermi anche solo una settimana ne risente il “ricordo muscolare”.
Ora c’è questa convocazione per il Grand Prix di Vancouver, rialzo adrenalinico assicurato…
Sicuramente, anche perché sono l’unica italiana, a parteciparvi. Ne sono orgogliosa. Avevo già partecipato a un grand prix in Italia, ma questo avviene su invito internazionale. Significa che sono sulla strada giusta. Sono elettrizzata, perché trovarsi davanti alle atlete migliori ti migliora.
Quale musica ama?
Nel tempo libero ascolto musica leggera e pop, ma sul ghiaccio è tutto diverso. Da piccola privilegiavo le musiche che richiedevano eleganza di movimento, ma ora amo mettermi in gioco con musiche molto ritmate, difficili da interpretare, anche sensuali, come “Un año de amor” cantata dalla spagnola Luz Casal. Però di solito la parte musicale è scelta dal coach. Durante la stagione sono concentrata sulla musica che sto eseguendo e appena la stagione finisce ci dev’essere già pronta la musica successiva, con coreografia grosso modo già pensata.
L’esibizione ai mondiali, visibile in you tube, è stata davvero straordinaria, per eleganza ma anche per qualità atletica. Tanto da diventare iconica, scatenando la fanart, vere e proprie opere d’arte grafiche, dedicate a lei.
È vero, ho portato un medley di Hitchcock che è piaciuto molto.
Quanto si allena quotidianamente?
Cinque, sei ore… dal lunedì al venerdì; tre ore sul ghiaccio e un paio in palestra per la tecnica, poi danza, sia classica che moderna; la prima per curare la postura e l’eleganza, la seconda per essere più sciolti; è molto utile sapersi muovere con stili diversi.
Cosa ha fatto di strano di recente?
Un corso di tiro durante l’addestramento, con pistola e mitraglietta: potrei anche decidere di cambiare sport…
l'intervista
di Davide Orsato
L’analisi del giornalista che ha di recente pubblicato un manuale per spin doctors dal titolo «Non difenderti, attacca» e contiene 50 regole per una comunicazione politica (imprevedibile e quindi efficace)