Grandi carnivori

sabato 29 Luglio, 2023

Lupi da abbattere, il TAR respinge il ricorso animalisti

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Il tribunale: «Decreto legittimo». Gli animalisti, dopo il rigetto, pronti a fare il bis

Il Tar «salva» gli orsi ma non i lupi. Non va sospesa l’ordinanza di abbattimento dei due esemplari di lupo del branco della Lessinia che imperversa nella zona di Malga Boldera, nel Comune di Ala, tra danni e predazioni. Lo ha deciso il tribunale amministrativo di Trento a cui si erano rivolte le associazioni animaliste Leal, Lndc Animal protection, Lav e Wwf, che in queste ore hanno annunciano un nuovo ricorso. Queste avevano chiesto di annullare, «previa sospensione dell’efficacia», il decreto firmato il 24 luglio dal presidente Maurizio Fugatti, primo in Italia, che autorizzava appunto l’uccisione dei due lupi. Il presidente del Tar, Fulvio Rocco, ha ritenuto il provvedimento conforme alla legge provinciale n. 9/2018 e alla direttiva comunitaria «Habitat», evidenziando come fosse stato «adottato previo puntuale parare dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)». Per il tribunale si tratta di un decreto che «motivatamente illustra le ragioni per cui soltanto l’abbattimento di due esemplari di lupo nell’ambito del branco può costituire una idonea misura di dissuasione per i membri del branco medesimo dal seguitare le proprie incursioni nell’allevamento già severamente depauperato nella consistenza del bestiame ivi custodito». E per quanto «il prelievo mediante uccisione di due soli individui nell’ambito del branco per certo non compromette la complessiva integrità della specie animale tutelata», questo «assume la funzione di legittimo ed efficace strumento di di tutela del patrimonio zootecnico locale». In particolare il presidente del Tar Fulvio Rocco ritiene che dal decreto provinciale emerga «la piena coerenza del suo fine rispetto alla necessità», quella cioè di «prevenire danni gravi, specificatamente all’allevamento e ad altre forme di proprietà, e di garantire l’interesse della sicurezza pubblica». Altri aspetti evidenziati quelli che «non esista un’altra soluzione valida» e che «il prelievo non pregiudichi il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente della popolazione della specie interessata nella sua aera di ripartizione naturale». Nella decisione, il giudice Rocco effettua anche una distinzione tra gli orsi, per i quali «il regime normativo di tutela attiene ad individui che vivono e agiscono isolatamente», e i lupi, per la cui specie «le misure di deroga non possono che essere applicate al branco».

Fugatti soddisfatto
A stretto giro il presidente Fugatti ha commentato: «C’è soddisfazione perché nel valutare il ricorso contro il decreto, oltre a confermare la non minaccia alla conservazione della specie, il Tar ha riconosciuto l’importanza della tutela del patrimonio zootecnico ed ambientale – le parole del governatore – e più in generale dell’economia della nostra montagna, temi questi che abbiamo sempre posto al centro della nostra azione di governo».

Rossi: «Confermato quanto dico»
Ad intervenire anche Ugo Rossi, consigliere provinciale del Patt ed ex presidente: «La decisione del Tar conferma non solo che quanto dico da cinque anni era corretto e che Fugatti non ha voluto ascoltare: la mia legge del 2018 consentiva di prendere le decisioni concrete. Questo anche nel caso dell’orsa JJ4. Ma Fugatti la aveva completamente (volutamente?) dimenticata». Rossi evidenzia poi come «la giustizia amministrativa ha confermato un principio fondamentale: abbattere alcuni esemplari pericolosi non compromette la conservazione della specie».

Gli animalisti non demordono
Intanto le associazioni Lndc Animal protection, Lav e Wwf fanno sapere che «depositeranno un nuovo ricorso al Tar di Trento per annullare il decreto di abbattimento firmato dal presidente della Provincia, tanto illegittimo quanto inutile nell’ottenere i risultati che si prefigge» le dichiarazioni. «Il recente rigetto della richiesta di sospensione urgente ante causam – scrivono in una nota – apre le porte, come ribadito nello stesso provvedimento, al deposito del nuovo atto con ancora maggiore forza, essendovi tutti i presupposti per proporre il ricorso per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, del decreto del 24 luglio scorso». Gli animalisti poi ribadiscono «a Fugatti e a tutti gli altri sostenitori degli abbattimenti cosa significa specie particolarmente protetta ai sensi della Direttiva europea Habitat». Lav, Lndc e Wwf sostengono che «un secolo di studi scientifici e di tentativi di strutturare una convivenza pacifica tra cittadini e lupi viene spazzato via da un decreto miope, crudele che nasconde le gravi mancanze gestionali dell’amministrazione trentina in tema di prevenzione dei conflitti con la fauna selvatica. Sparare a due lupi a caso dovrebbe risolvere la presunta emergenza? – si chiedono gli animalisti – La situazione attuale è figlia dalla mancata o insufficiente erogazione di misure preventive». Lav fa sapere intanto che «per ribadire il rispetto dovuto agli animali e il “no alla caccia”» scenderà in piazza a Trento sabato 16 settembre «per una delle più grandi manifestazioni degli ultimi tempi, proprio il giorno prima dell’apertura della stagione venatoria».