bypass ferroviario

mercoledì 2 Agosto, 2023

Bypass, per la bonifica servono 17 milioni ma nel progetto ce ne sono solo 2

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Sequestrata parte del terreno inquinata da oli pesanti della Carbochimica. Ecco tutti i dettagli tratti dal disciplinare di gara del maxi-appalto

Il maxi-appalto per la circonvallazione ferroviaria di Trento aveva come base di gara 977 milioni 635mila euro, al netto Iva, ed è stato aggiudicato al Consorzio Tridentum – Webuild, Ghella, Collini e gli ingegneri con la Sws – per 934 milioni 640mila euro. In questa somma sono compresi 26,9 milioni per la raccolta, trasporto, smaltimento dei rifiuti, di cui 11,8 milioni per i rifiuti pericolosi, tra i quali i terreni che verranno rimossi dal tracciato ferroviario nel Sito di interesse nazionale di Trento nord, le aree inquinate ex Sloi e Carbochimica. Poi ci sono 2,5 milioni per la bonifica da ordigni bellici. Per gli interventi di bonifica veri e propri sono previsti in tutto meno di 2 milioni: 1,3 milioni per gli interventi cosiddetti Og08, cioè «opere fluviali, di difesa, di sistemazione idraulica e di bonifica», che comprendono lo spostamento del Lavisotto, e 385mila euro per gli interventi Og12, cioè «opere e impianti di bonifica e protezione ambientale». Le stime più recenti su quanto costa bonificare un terreno inquinato come quello della Sloi o della Carbochimica, se si utilizza la tecnica di asportare il terreno inquinato, viaggiano su cifre enormi, superiori ai 200 milioni (Il T del 12 marzo). La ex Sloi si estende su 6,1 ettari, la ex Carbochimica su 4,1 ettari, in tutto oltre 10 ettari. L’area sequestrata dalla procura di Trento perché inquinata o a rischio inquinamento si estende per circa 9.000 metri quadri, poco meno di un ettaro. In proporzione, quindi, la spesa per bonificarla ammonterebbe ad almeno 17 milioni di euro, dieci volte la cifra stanziata. E anche se il terreno effettivamente inquinato fosse di estensione inferiore, saremmo sempre molto oltre le risorse stanziate nel progetto e nell’appalto del bypass.
I dati sulla distribuzione delle risorse per i lavori della circonvallazione sono tratti dal disciplinare di gara, non dal Piano di fattibilità tecnico economica plus (Pfte plus), cioè il Piano di fattibilità con le prescrizioni impartite dalle autorità competenti nel corso del procedimento autorizzativo. Rete Ferroviaria Italiana, Rfi, cioè la stazione appaltante, ritiene che il Pfte plus non debba essere disponibile al pubblico (vedi pagina a fianco). Nel disciplinare di gara viene indicato l’importo stimato delle prestazioni previste dalle prescrizioni: è pari a 8 milioni 114mila euro. Le categorie di lavori citati sono opere nel sottosuolo, strade – c’è la questione della deviazione provvisoria di via Brennero – cabine elettriche e altro. Non vi sono però richiami a opere di bonifica.
Nei lavori preparatori dell’opera, Rfi analizza a fondo la situazione del Sin, il Sito di interesse nazionale di Trento nord, sia sul versante terreni che per quanto riguarda le rogge, dove la bonifica è in corso, e ricorda i dati già noti sull’inquinamento dell’area, ma conclude che le interferenze dell’opera ferroviaria con le aree e le acque inquinate sono limitate.
L’area a cui sono stati messi i sigilli comprende sia terreni del Sito di interesse nazionale, sia terreni a sud del ponte dei Caduti di Nassiriya, che non sono formalmente del Sin ma che dovrebbero essere controllati prima di scavare a fondo.
La vicenda della bonifica dell’ex Sloi e Carbochimica dura da molto tempo. La tecnica di bonifica a cui si fa riferimento prevede di asportare il terreno inquinato, soprattutto sul versante Sloi, dove l’inquinante più pericoloso è il piombo tetraetile, disinquinarlo e rimetterlo a posto. Il costo di questa operazione è lievitato nel tempo, dai 5 miliardi e mezzo di lire della metà degli anni ‘90, quando però il grado di inquinamento delle aree era molto sottovalutato, ai 120 milioni di euro dei primi anni Duemila, a oltre 200 milioni nelle stime più attuali. Di recente è stata ipotizzata una tecnica diversa, la tombinatura, una sorta di sarcofago in cui tappare il terreno inquinato. Esempi di interventi simili, anche se su scala molto più ridotta, fanno ipotizzare una spesa complessiva nettamente inferiore a quella dell’asportazione del terreno, fra i 70 e gli 80 milioni di euro. Ma la tombinatura, proposta a suo tempo anche dai proprietari dei terreni di Trento nord, non mette in sicurezza la falda, da dove gli inquinanti potrebbero ancora essere diffusi.
Nel frattempo è in corso la bonifica delle rogge, 6.500 metri di canali nel Sin, di cui è partito il primo lotto. Per questa operazione di bonifica la Provincia prevede di spendere complessivamente oltre 35 milioni di euro.
Il sito di Trento nord è da più di vent’anni in mano a tre società, la Tim di Albertini, oggi in mano a Michele Albertini, la Mit di Tosolini, oggi in capo a Paolo Tosolini, la Imt di Sergio Dalle Nogare. Rfi, tra l’altro, deve espropriare una striscia di terreno a queste società per realizzare i nuovi binari paralleli a quelli attuali. Il prezzo di questi pochi metri quadri potrebbe influenzare il prezzo complessivo di un eventuale esproprio pubblico delle aree Sloi e Carbochimica, a cui pensano Comune e Provincia per insediare nell’area funzioni pubbliche.