La fisarmonica verde

mercoledì 2 Agosto, 2023

Il doppio arcobaleno e le bici in sala

di

Il viaggio di Andrea Satta e della sua speciale comitiva a Bologna

Dal campo di concentramento tedesco di Lengenfeld a Roma in bicicletta in venti tappe attraverso Germania, Austria e Italia sulle orme del padre Gavino e nel ricordo dei 650.000 soldati italiani deportati dopo l’8 settembre 1943. È il viaggio di Andrea Satta, cantante del gruppo musicale dei Têtes de Bois, insieme al figlio Lao e ai suoi musicisti, per ricordare l’epopea degli internati militari italiani (Imi). Il T quotidiano segue giorno per giorno il viaggio attraverso un diario scritto da Satta.

Scusatemi, carissimi lettori, chiedo perdono, non sempre fra chilometri, riparazioni di gomme, spettacoli e improvvisi acquazzoni, non sempre riesco a scrivervi quello che succede in questo viaggio incredibile. Però immaginateci durante le vostre giornate, qualcosa che vi appassioni la staremo facendo di sicuro. Lunedì sera, ad esempio, siamo stati a Villa Aldini, una villa di epoca napoleonica, ospiti della prestigiosa compagnia Archivio Zeta. A Villa Aldini venne girato anche un bel po’ del film «Salò» di Pier Paolo Pasolini. Da lì, vista su Bologna come se voi veste Icaro, ecco le torri, ecco Piazza Maggiore, ecco il tramonto verso Occidente. Tanta gente seduta sul prato e comincio a raccontare. Dopo dieci minuti però arriva un temporale, una bufera, sarà stato un bene, sarai stato un male sta di fatto che ci siamo trasferiti tutti, i tanti che eravamo, dentro la Villa. Accomodato il pubblico sul pavimento, ho ripreso a raccontare, guardavo Raniero fradicio per aver salvato il cappottone, per aver salvato il giradischi anni Cinquanta che mi porto in scena, Emidio da strizzare come un cencio per aver abbracciato la tastiera del Pelini. E come se ogni tramonto avesse la sua sera ho ripreso il discorso, in un clima nuovo. Come dire l’arte dalla necessità. Fuori mi dicono dopo mezz’ora che si è alzato un doppio arcobaleno, ma almeno uno dei due lo abbiamo portato noi dalla Germania. Non è questo il senso del nostro viaggio?
Ma dovevano capirlo, questa giornata aveva strane sgommate. Dopo ore di afa a pedali arriviamo a Bologna, appuntamento davanti al Municipio con Elena Di Gioia con fascia da sindaco e Simona Larghetti che si occupano al massimo livello per la giunta comunale di cultura e mobilità. Erano belle e freschissime e a noi hanno dato ristoro già con lo sguardo. Poi Elena, l’assessore alla cultura, ha avuto una idea geniale che ha suscitato l’entusiasmo anche di Simona Larghetti: «Salite su al
palazzo?». «E le bici?» Ha chiesto il pragmatico Pelini. «Le portate su», ha ribattuto Elena. Ci siamo guardati stupiti, ma non ce lo siamo fatto ripetere due volte e siamo ascesi al piano nobile dove era in corso il consiglio comunale con le scalinata morbida che un tempo percorrevano i cavalli e li abbiamo – in un clima leggero e complice e anche un po’ stupito – improvvisato un piccolo carosello con le nostre biciclette. Un gesto simbolico fortissimo che vuole dire «qui siete a casa, attesi e amati».
Ieri Futa e Cimitero Germanico, chilometri, salita e spettacolo fra le lapidi di trentamila ragazzi nazisti li seppelliti. Speriamo di fare in tempo a raccontarvi tutto, se non ci sarà un altro temporale.
* Cantante dei Têtes de Bois