Le indagini
giovedì 3 Agosto, 2023
di Benedetta Centin
Ancora non è chiaro cosa abbia ridotto in gravissime condizioni una bimba trentina di due anni e mezzo, ricoverata dall’inizio luglio in ospedale a Padova, alla quale è stata riscontrata la sindrome emolitico-uremica (Seu), malattia causata dal batterio dell’Escherichia coli. Se il formaggio a latte crudo prodotto in una malga di Coredo dove la piccola era stata con la sua famiglia a fine giugno (detto che i genitori avrebbero escluso che abbia mangiato quel formaggio) o se invece l’acqua che serve la malga e che è risultata contaminata dallo stesso batterio. Acqua che ora la sindaca assolve. Ma è anche vero che il campo delle indagini delegate dalla Procura ai Nas — che ieri sono tornati nella malga per effettuare campionamenti, questa volta su tutte le 450 tome sequestrate — potrebbe ampliarsi. A caccia di ulteriori elementi e riscontri, quelli che si attendono anche dall’istituto zooprofilattico delle Venezie che sta effettuando le analisi. E c’è attesa sugli esiti. Perché solo la scienza è in grado di dare risposte certe sulla corrispondenza o meno del ceppo del batterio trovato nel formaggio e nell’acqua con quello che ha portato la bimba a presentare i sintomi della Seu.
La sindaca: «Acqua scagionata»
Ora, secondo la sindaca di Predaia, Giuliana Cova, è stata scagionata l’acqua derivata dalla sorgente «Presa Malga» di Coredo che serve le malghe della zona (quindi anche quella finita sotto l’attenzione degli inquirenti) e che dal 20 luglio non si può bere, da quando cioè ha emesso un’ordinanza «contingibile ed urgente» per vietarne «l’utilizzo ai fini potabili». Cova ha dichiarato: «L’azienda sanitaria, nei giorni scorsi, ci ha comunicato che l’acqua non ha nulla a che vedere con quanto successo alla malga di Coredo». E ha aggiunto: «Ho voluto esprimere, da parte mia e di tutta l’amministrazione, grande vicinanza alla famiglia della bambina che sta vivendo un momento tragico — ancora le parole della prima cittadina — Allo stesso tempo, noi e tutta la comunità vogliamo far sapere al gestore della malga che gli siamo vicini, perché anche lui sta passando sicuramente dei momenti terribili e speriamo che, presto, possa ripartire con la sua attività». Gestore che, come atto dovuto, è stato iscritto sul registro degli indagati dalla Procura di Trento che ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di lesioni gravissime colpose e la violazione dell’articolo 5 della legge 283 del 1962, in particolare per quanto riguarda l’impiego, la vendita e la somministrazione, o comunque la distribuzione per il consumo, di sostanze alimentari «con cariche microbiche superiori ai limiti».
Le analisi di laboratorio
Nei laboratori dell’istituto zooprofilattico delle Venezie si stanno analizzando i campioni prelevati nelle scorse settimane in ogni lotto di formaggio che è stato rinvenuto nella malga di Coredo. Ma anche nella giornata di ieri i Nas dei carabinieri sono tornati nella stessa malga, questa volta per effettuare campionamenti su tutte le 450 le tome finite sotto sequestro. Non quindi per prelevare una piccola fetta per ciascun lotto, suddiviso in base al periodo di produzione delle forme o alla tipologia di formaggio, in base quindi ai criteri stabiliti dal malgaro. I campionamenti hanno riguardato ogni toma. Le indagini quindi si sono ampliate. Segno che gli inquirenti non vogliono lasciare nulla di intentato.