La prigionia
domenica 6 Agosto, 2023
di Benedetta Centin
Il loro papà, arruolato nel 1942 e catturato dalle truppe tedesche in Trentino Alto Adige l’anno dopo, era sì tornato dai campi di concentramento dove aveva trascorso sedici interminabili mesi, ma in condizioni di salute estremamente precarie, a causa della malnutrizione e dei lavori forzati a cui era stato costretto. Tanto che non visse a lungo. Ora il tribunale di Trento, con sentenza emanata soli pochi giorni fa, il 3 agosto, ha riconosciuto ai figli del deportato veronese un risarcimento di 50 mila 292 euro che dovrà liquidare loro la Repubblica Federale Tedesca e, in solido, l’Italia tramite il Ministero dell’Economia e Finanze (Mef). Si tratta della «prima emessa in Italia dopo la promulgazione dell’articolo 43 del decreto legge 36/2022 che ha istituito un fondo presso il ministero dell’Economia e delle Finanze per il ristoro appunto dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità compiuti dal Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale» fa sapere il legale della famiglia veronese, l’avvocato Maria Cristina Sandrin del foro di Verona. «Una sentenza storica, la giustizia ha dato una risposta» commenta ancora il difensore che ha fatto ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e morali. Una sentenza che potrebbe fare da apripista. Ma l’iter, per i figli dell’uomo vittima delle barbarie del Terzo Reich, non è concluso. Per riuscire ad incassare la somma dovranno attendere che la sentenza diventi definitiva (la Germania, condannata in contumacia, potrebbe sempre impugnarla e ricorrere in Appello). Solo dopo che la sentenza passerà in giudicato, potrà essere formalizzata la domanda per attingere al fondo da 55 milioni di euro totali creato dal governo Draghi per risarcire prigionieri di lager nazisti e discendenti di questi.
«Papà come uno schiavo»
La storia di questo soldato veneto è quella di tanti che hanno sofferto pene disumane nei campi lager. «Papà era stato chiamato alle armi il 29 gennaio 1942 e il 9 settembre 1943 fu catturato dalle truppe tedesche e internato in Germania — raccontano i figli — Fu poi rinchiuso in vari campi di concentramento in prossimità del confine con la Polonia e costretto ai lavori forzati fino alla liberazione del campo di prigionia del 29 gennaio 1945 a opera delle Forze Alleate». Un periodo interminabile, di un anno e quattro mesi circa, in cui «era stato costretto a lavorare come contadino e mantenuto in condizioni di sostanziale schiavitù, costretto a usuranti lavori senza nemmeno essere pagato, denutrito e in condizioni igieniche inaccettabili». Un incubo che il soldato non era più riuscito a scrollarsi di dosso, a togliersi dalla testa anche una volta rientrato a casa, a Negrar, nel Veronese. «Papà aveva sofferto per anni per quanto aveva visto e vissuto in quei mesi di prigionia» riferiscono ancora i familiari. «In particolare per l’annullamento del decoro suo e degli altri prigionieri resi “bestie da servigione e come tali trattati”» fa sapere l’avvocato. Per l’internamento in Germania, lo Stato italiano aveva conferito al genitore la «Croce al Merito di Guerra». Ma «le disumane condizioni a cui era stato sottoposto in quel periodo gli avevano causato danni: è riconducibile ad allora infatti un irreversibile aggravamento del suo stato di salute perdurato fino al prematuro decesso». L’uomo è morto a 62 anni. I suoi figli hanno agito «iure hereditario», per ottenere il riconoscimento e il risarcimento dei danni subiti dal padre catturato, deportato e costretto ai lavori forzati «in condizioni di assoluta schiavitù» a opera delle forze armate del Terzo Reich. Nel ricorso presentato al tribunale civile di Trento si chiedeva, spiega l’avvocato Sandrin, «di accertare e dichiarare la responsabilità ex art. 2043 c.c. (risarcimento per fatto illecito ndr) per crimini contro l’umanità, consistiti nella illegittima detenzione, deportazione, assoggettamento in stato di schiavitù e ai lavori forzati del genitore di questa famiglia dal 9 settembre 1943 fino al 29 gennaio 1945 e di condannare la Repubblica Federale Tedesca e il Mef, in solido tra loro o ciascuna per la parte cui spetta, al risarcimento di tutti i danni (patrimoniali e non) subiti dallo stesso, nella misura ritenuta di giustizia in via equitativa». Un risarcimento che ora è stato disposto dal tribunale di Trento. Dovrà essere liquidato attraverso il Fondo creato nell’ambito del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza.
il sermone
di Redazione
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