Il passato
mercoledì 9 Agosto, 2023
di Davide Orsato
«Avevamo paura. E abbiamo fatto ogni cosa in nostro potere per aiutare nostro fratello, per far sì che non potesse fare male a nessuno». Si sentono anche loro, a loro modo, vittime di quanto è accaduto, Anthonia e Linda Nweke, le due sorelle di Chuckwuka, l’uomo che sabato notte ha massacrato Iris Setti, 62 anni, ex dipendente bancaria. Vittime di un sistema che non ha funzionato, nonostante i loro ripetuti allarmi. Linda, al citofono, ha la voce rotta dalle lacrime. «Che cosa potevo fare? Ho chiamato i carabinieri, ho chiamato i servizi sociali. Volevamo che lo fermassero. Lui non stava bene, non stava bene da anni. Io stessa temevo per la mia vita: basta guardare quello che ha fatto due settimane fa». Due settimane fa, Chuckwuka aveva fatto visita alla sorella. Una visita non gradita. Aveva preteso di salire: tanto per cambiare non era in sé. Ha tentato di farsi aprire, al rifiuto della sorella ha spaccato tutto quello che gli capitava a tiro: ci sono ancora i segni, vicino all’ascensore, sulla maniglia di una porta. A tanta violenza, avvenuta, peraltro, in zona Follone, a pochi metri dal parco Nikolajewka, dove si consumerà il delitto che costerà la vita a Iris Setti, i condomini avevano reagito con un certo aplomb, rassegnati agli exploit di quella «persona problematica». Linda, però, aveva detto basta: «Mi aveva già picchiato in passato e avevo deciso di non voler avere più niente a che fare con lui: ho chiesto aiuto, ho implorato tutti che facessero qualcosa… temevo per la mia vita». Non era l’unica. Anche l’altra sorella, Anthonia, era preoccupatissima per quello che sarebbe potuto accadere. In questi giorni in tanti hanno bussato alla porta della sua casa, in località Toldi, sulla collina che domina da est la Vallagarina. «Basta, noi non c’entriamo niente – lo sfogo – ci dispiace solo per quello che è successo». Anthonia Nweke lo mette subito ben in chiaro: «Sono vicina alla famiglia della povere donna (Iris Setti, ndr) che ha dovuto subire tutto ciò, penso che sia l’unica cosa rimasta da dire al riguardo». Anche Anthonia era intervenuta dopo l’ultimo episodio di violenza del fratello, anche lei aveva suggerito un trattamento sanitario obbligatorio, l’unica cosa cosa che avrebbe consentito di mettere l’uomo di 37 anni al sicuro. Lei stessa, piombata in centro a Rovereto dopo la richiesta d’aiuto della sorella, l’aveva sentito minacciare: «Ti butto giù dalla finestra». Erano loro due, le persone che gli erano rimaste vicine nonostante tutto, le prime vittime delle sue esplosioni di violenza, dopo che il resto della sua famiglia aveva troncato i rapporti. La storia dei Nweke è, per molti versi, una storia di integrazione: emigrati dal Biafra, regione della Nigeria dalla storia politica tormentata. Tutti convinti sostenitori della causa dell’indipendenza per la loro madrepatria. La madre vive a Verona da anni. Quanto ad Anthonia, a Toldi, ha sposato un uomo del posto. Dopo due giorni dalla terribile notizia, è tornata al lavoro. «Sì, mio fratello ha fatto del male – dice ora – ma ci sono altre persone che che hanno sbagliato in questa storia. Parlo di chi non ha fatto nulla per impedire quello che è successo, nonostante gli avvertimenti». Chi non riesce ancora a trovare le parole per quanto accaduto, è l’anziana madre di Iris, Carla, che ha perso quello che era il suo principale, se non unico, punto di riferimento nel mondo. Quando poteva, Iris era da lei. Il giorno del suo compleanno, quando ancora lavorava, Iris si prendeva sempre la giornata libera. Festeggiavano insieme, madre e figlia. Un gesto di violenza cieca ha fatto sì che venissero separate per sempre proprio mentre si apprestavano a vedersi ancora una volta.
il sermone
di Redazione
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