Il lutto
venerdì 11 Agosto, 2023
di Redazione
È morta all’età di 51 anni la scrittrice Michela Murgia. A maggio aveva rivelato, in un’intervista al Corriere della Sera, di soffrire di un cancro ai reni al quarto stadio.
Dopo aver reso pubblica la sua condizione medica, la nota scrittrice, drammaturga ed opinionista ha condiviso sui social media momenti intimi della sua vita, celebrando apertamente la sua famiglia non convenzionale e mantenendo viva la sua lotta come attivista per i diritti. Michela Murgia, nata a Cabras nel 1972, ha fatto il suo debutto letterario con il romanzo Il mondo deve sapere nel 2006, una commedia tragica incentrata sul mondo dei call center. Quest’opera ha successivamente ispirato una pièce teatrale omonima e il film Tutta la vita davanti nel 2008. Profondamente radicata nella sua terra natale, nel 2008 ha firmato Viaggio in Sardegna. Nel 2010, è stata pubblicata la sua opera Accabadora, che ha vinto il prestigioso premio Super Mondello e il premio Campiello. Nel 2011 ha dato alla luce Ave Mary, un’opera che riflette sul ruolo delle donne nell’ambito cattolico.
Tra le sue opere successive, si ricordano Presente e L’incontro. Ha anche scritto un saggio breve intitolato L’ho uccisa perché l’amavo. Falso!. Altre sue opere includono Futuro interiore, L’inferno è una buona memoria e il saggio Istruzioni per diventare fascisti. Noi siamo tempesta è un libro di storie senza eroi che hanno avuto un impatto sul mondo. Ha anche scritto Stai zitta e God save the queer. Catechismo femminista. Il suo ultimo lavoro, Tre ciotole, ha raggiunto subito le vette delle classifiche di vendita. Il suo impegno femminista e antifascista ha interessato anche il suo lavoro come giornalista e opinionista, che l’ha vista firmare pezzi capaci di coinvolgere e far discutere ampie parti della popolazione. Lo scorso 11 giugno Michela Murgia ha annunciato il suo ritiro dall’attività pubblica. Successivamente, a metà luglio, ha celebrato il suo matrimonio con l’attore e regista Lorenzo Terenzi.
il sermone
di Redazione
Il videomessaggio per le festività: «È difficile anche solo immaginare di poter “sperare” sotto il cielo di Gaza o di Kiev, di Aleppo o di Damasco, della Corea e del Sudan»