Economia

domenica 13 Agosto, 2023

Prestiti in banca, il caro tassi taglia 250 milioni a famiglie e aziende

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Nei primi cinque mesi di quest'anno i crediti alle famiglie trentine sono scesi a 6 miliardi 461 milioni

Al 31 dicembre 2022 l’importo medio dell’indebitamento per nucleo familiare in Italia è pari a 22.710 euro. Complessivamente lo stock dei debiti bancari in capo a tutte le famiglie italiane si è attestato sul livello record di 595 miliardi di euro. La provincia di Trento è, come di consueto, nella parte alta della classifica con 6 miliardi 666 milioni di euro di prestiti bancari alle famiglie, in aumento del 2,7% rispetto all’anno precedente, e 27.771 euro di debito per nucleo familiare, al dodicesimo posto tra le province nella classifica guidata da Milano davanti a Monza-Brianza e Bolzano. Ma nei primi cinque mesi di quest’anno le cose sono cambiate: al 31 maggio, ultimo dato disponibile della Banca d’Italia, i crediti alle famiglie trentine sono scesi a 6 miliardi 461 milioni. Tra gennaio e maggio sono stati erogati 204 milioni di mutui in meno, con un calo del 3,1%: ci sono state meno richieste e meno concessioni a seguito dell’aumento dei tassi di interesse e dei criteri più stringenti adottati dalle banche.

Alle famiglie produttrici, cioè alle piccole e piccolissime imprese familiari, è andata anche peggio: a maggio lo stock di crediti è a 1 miliardo 296 milioni, 52 in meno da inizio anno con una riduzione del 3,9% e 85 milioni in meno di un anno prima, con una contrazione del 6,2%. In tutto, quindi, le famiglie consumatrici e produttrici hanno perso in cinque mesi più di 250 milioni di crediti. In questo quadro torna l’allarme usura, con l’offerta di credito illegale, gestita da organizzazioni criminali, verso le microaziende a conduzione familiare come gli artigiani, i negozianti, le partite Iva.

Il quadro dell’indebitamento delle famiglie italiane è stato fatto dall’Ufficio studi della Cgia, l’Associazione Artigiani di Mestre. Riferendosi al livello record di fine 2022, la Cgia afferma che l’incremento dei debiti delle famiglie è in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta nel biennio 2021-2022. Le aree provinciali più esposte economicamente, infatti, sono quelle come Trento che presentano i livelli di reddito più elevati. Sicuramente in queste realtà tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, il maggiore indebitamento di questi territori potrebbe essere riconducibile ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, che sono in massima parte ascrivibili alle famiglie che hanno un buon tenore di vita. Altra cosa, invece, dicono gli Artigiani di Mestre, è interpretare i dati del Mezzogiorno: in termini assoluti la situazione è meno critica che nel resto del Paese, ma il peso dell’indebitamento delle famiglie più povere è maggiore che altrove.

Quest’anno, però, si cominciano a vedere gli effetti dell’aumento del costo del denaro. Non tanto sulle sofferenze bancarie: in Trentino al 31 marzo scorso le famiglie insolventi sono 1.223 con debiti non pagati per 41 milioni, in calo sui trimestri precedenti. Le famiglie produttrici in sofferenza sono invece 240 per 24 milioni di debiti, anch’essi in diminuzione. Va ricordato, tuttavia, che molte delle sofferenze sono state cedute dalle banche a società di recupero crediti e che in questo caso si parla di cifre molto maggiori (Il T del 9 luglio). Gli effetti del caro-tassi si vedono invece sulle erogazioni dei prestiti. Lo stock del credito alle famiglie trentine è sceso sistematicamente ogni mese da gennaio a giugno, dopo essere cresciuto durante il 2022. I finanziamenti alle imprese familiari sono invece in diminuzione già dall’anno scorso.

Con il progressivo rallentamento dell’economia e il conseguente crollo dei prestiti bancari alle imprese avvenuto negli ultimi mesi, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia, non è da escludere che sia in atto un avvicinamento delle organizzazioni criminali verso le microaziende a conduzione familiare come gli artigiani, i negozianti e tante partite Iva. Da sempre il mondo dei lavoratori autonomi è quello più a rischio. In passato, a seguito di una spesa imprevista o di un mancato incasso, molti sono stati costretti a indebitarsi per poche migliaia di euro con soggetti che inizialmente si presentavano come dei benefattori, ma nel giro di qualche mese si trasformavano in quello che sono veramente: dei criminali. Nel 2022 il Commissario nazionale antiusura ha ricevuto in Trentino Alto Adige 4 richieste di mutuo da parte di vittime di reati usurari, ma questa è solo la parte emersa del fenomeno. Per evitare tutto ciò, dicono gli Artigiani, bisogna invertire la tendenza, tornando a dare liquidità alle microimprese, altrimenti molte di queste potrebbero finire tra le braccia degli usurai. Inoltre è necessario incentivare il ricorso al Fondo per la prevenzione dell’usura, uno strumento introdotto per legge da alcuni decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, conseguentemente, con scarse risorse economiche a disposizione.