La storia
lunedì 14 Agosto, 2023
di Patrizia Rapposelli
Tra poche settimane, in località Celado, frazione di Castello Tesino, svetterà il Grifone del Tesino: l’ultima opera maestosa di Marco Martalar, l’artista cinquantaduenne di Mezzaselva di Roana (Vicenza), scultore da oltre vent’anni, che nell’ultimo anno ha fatto rivivere il legno sopravvissuto alla tempesta Vaia. Prima scolpiva il legno in modo tradizionale: intagliando e scavando. Oggi realizza opere assemblando pezzi di albero recuperati nei boschi. Non per scolpire, ma per ricostruire. Si tratta, come nel caso dei precedenti lavori di Martalar in Trentino (il Drago a Lavarone, la Lupa del Lagorai a Vetriolo, l’Aquila Vaia di Marcesina) di una figura mitologica in formato extra-large realizzata con il legname dei boschi locali, da passo Brocon e dalla Valle del Vanoi, zone colpite dalla tempesta Vaia del 2018. Dalla testa d’aquila e il corpo da leone, per il Tesino rappresenterà un punto di confine con il Veneto: l’aquila è il simbolo del Trentino e il leone del Veneto. Invece, per lo scultore significherà la fine di un racconto. Iil Grifone, infatti, con i suoi sei metri di altezza, nove di lunghezza e oltre 1.500 chilogrammi di peso, sarà l’ultima opera che prenderà vita da ciò che non ha resistito alla furia della natura. L’idea dello scultore era quella di creare un circuito itinerante che collegasse ad anello i territori trentini colpiti dalla tempesta come in un racconto. E il nuovo animale, oltre ad essere l’ultima creatura che guarderà la Valsugana, avrà un qualcosa in più: un’anima potente e un dinamismo unico. Tanto che a Martalar piace definire il Grifone Tesino «il guardiano dell’Altopiano Tesino».
Martalar, il Grifone del Tesino sarà il suo quarto capolavoro in Trentino, come ha immaginato questa scultura?
«La mia era una sfida delle sfide. Non amo ripetermi. Ogni opera ha una sua vita: è un modo di esprimermi e vivere luoghi magnifici. Quando, dall’amministrazione comunale di Castello, mi è stato proposto questa altura panoramica tra Veneto e Trentino, mi sono sentito stimolato ed elettrizzato. La scelta del Grifone non è stata casuale: il leone alato emblema del Veneto e l’aquila trentina si unisco simbolicamente sul confine tra le due regioni in segno di unità. Le mie opere nascono non per andare in piazza e tanto meno in un museo. Rimangono nella natura in balia del clima e degli eventi estremi. L’ultima opera sarà un azzardo. Il punto scelto è particolarmente soggetto a bufere di vento e neve: la struttura, lo scheletro del Grifone, l’anima sarà ancora più solida delle precedenti. L’animale sprigionerà tutta la sua potenza e custodirà dall’alto tutta la Conca del Tesino».
Quali emozioni stanno accompagnando quest’opera a differenza delle precedenti?
«Pressione. Dopo l’enorme successo delle altre opere, l’aspettativa dell’amministrazione comunale è alta. Tanta è anche la curiosità della gente che si ferma al cantiere. Amo vedere persone, famiglie che lo visitano, respirano, camminano e assaporano l’aria che si fonde con la natura, ma io mentre creo sono uno spirito solitario, a volte mi sento sovraccaricato. Il silenzio è il mio terremoto interiore, motore della creatività».
Quale sarà la particolarità del Grifone?
«Movimento e fluidità. La muscolatura potente protenderà verso la Conca del Tesino, come a custodire l’Altopiano, l’espressione battagliera a indicare il rapporto tra uomo e natura come una continua lotta senza pace, e che in realtà è una battaglia persa. La natura avrà sempre il sopravvento. Il Grifone ha un’anima potente, è la creazione che più mi coinvolge».
Il legame che sente con questa figura in legno dalla patina fantasy dipende anche dall’entusiasmo che la comunità Tesina le ha trasmesso?
«Sicuramente ha inciso. Amministrazione comunale, Comitato “Amici del Grifone“ e la gente hanno preso molto a cuore quest’opera. Mi hanno dato l’ispirazione di raccontare la forza della natura e la comunità che la subisce con grande trasporto emotivo».
Ad opera conclusa, cosa lascerà al Tesino?
«Spero un’opportunità: confido che quest’area rinascerà a nuova vita e diventerà meta di esperienze artistiche per un turismo lento, dolce e desideroso di bellezza».
Progetti futuri?
«Questo racconto è chiuso e il Grifone sarà l’ultima opera che guarderà la Valsugana. Ci saranno altri progetti, magari in Trentino, ma vedremo dove mi spingerà l’arte».