Il caso
lunedì 14 Agosto, 2023
Finisce in carcere e poi viene assolto: risarcimento da 30 mila euro
di Redazione
L'ordinanza di liquidazione è stata impugnata dal Ministero dell'Economia

Arrestato nel 2019, si era fatto prima un mese di carcere, poi altri cinque ai domiciliari. Il procedimento penale a suo carico si era però concluso con un’assoluzione. Per non aver commesso il fatto — relativamente alle accuse di falso in atto pubblico e uso di valori bollati contraffatti — e perché il fatto non sussiste per le accuse di falsa testimonianza e falso in cambiale. Sentenza, questa, confermata anche dalla Corte d’Appello di Trento a dicembre 2021. Uscito a testa alta dal processo, l’uomo, classe 1955, ha chiesto i danni allo Stato per l’ingiusta detenzione. E infatti la Corte d’Appello ha ordinato al Ministero dell’Economia e Finanza di pagargli un’indennità riparatoria dell’importo di poco più di 30 mila euro, comprensiva anche di una somma integrativa in relazione alle sue condizioni di salute, già compromesse visto che la persona è disabile.
Ora, proprio la sentenza che ordina di liquidare i danni all’ex detenuto è stata impugnata dallo stesso Ministero dell’Economia. Che ha presentato una serie di motivi che sono stati accolti dagli ermellini, che ha così annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato per un nuovo esame alla Corte d’Appello di Trento.
Il Ministero, nello specifico, ha lamentato «l’omesso esame del quadro indiziario descritto nell’ordinanza» che ha portato in carcere la persona, ma anche in quella del gip e del Riesame. Quadro indiziario, tra l’altro, «non mai del tutto smentito dal giudice». Sottolineando anche che «gli elementi alla base dei provvedimenti erano espressivi di grave imprudenza».