Le reazioni
martedì 8 Novembre, 2022
di Davide Orsato e Chiara Turrini
In generale gli operatori del settore ostentano tranquillità, convinti che il loro business non avrà contraccolpi. Allo stesso tempo, il «decreto rave» ideato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sta agitando le acque di quel variegato mare di chi si occupa di eventi e divertimento. Il timore è da un lato sulle ricadute «psicologiche» del decreto, che potrebbe frenare qualche iniziativa pienamente legale, dall’altro quello che qualche «piega» legislativa potrebbe causare guai a qualche evento «al limite». Un esempio: le moto e le auto della Trento — Bondone non avranno problemi ad essere autorizzati, ma le classiche grigliate che si tengono ai tornanti? Se si superano le 50 persone potrebbero rientrare nel mirino del decreto. C’è poi una questione culturale: «Questo decreto crea molta confusione e sfrutta falsi miti» afferma Sara Louis, dj di Bolzano che da anni calca la scena delle feste (legali) in regione, promuovendo la musica elettronica e l’aggregazione giovanile. «Come molti altri — racconta — ho fatto di questa passione un lavoro, e tantissimi ragazze e ragazzi potrebbero fare lo stesso, ma questo decreto mette uno stigma sul mondo del divertimento, rischia di penalizzarne l’industria. Sono posti di lavoro, sono luoghi in cui i giovani e non possono coltivare le proprie arti e forme espressive».
La dj bolzanina porta l’esempio del Time Wrap Festival di Mannheim, in Germania, da oltre vent’anni uno degli eventi più importanti e storici per la musica elettronica techno europea. «Un festival del genere porta lavoro a migliaia di persone» dice Sara. Quanto all’illegalità legata all’industria della notte, Sara smentisce: «Il legame tra consumo di droghe, musica elettronica e rave è dovuto a un pregiudizio, a superficialità. Si sta da dio a una festa anche e soprattutto senza prendere nulla, e a maggior ragione quando si è lì per lavorare». In quanto alle feste private, invece, la professionista della musica elettronica sostiene che proprio questo è il momento per aggregarsi. Ma con criterio e secondo le regole. Regole che però possono essere interpretate. «All’interno dei movimenti giovanili che portano avanti le feste bolzanine e non, con alcuni amici abbiamo lavorato a lungo sulla creazione di un vademecum sull’organizzazione dei party privati. Una sorta di prontuario sulle autorizzazioni che devono essere chieste e ottenute, le norme e la burocrazia. Ma l’impresa è ardua perché le regole cambiano a seconda dei Comuni». Un «bignami» per una festa a prova di multa che ha l’obiettivo di incentivare l’aggregazione e la musica tra i giovani, invece del contrario. Fausto Bonfanti si trova una generazione di distanza dalla dj sudtirolese, ma il manager di Intersuoni, tra le persone che hanno portato a Trento, lo scorso maggio, Vasco Rossi, ha un’opinione quasi sovrapponibile: «Sia chiaro, a me la techno non piace. Mi fermo a Depeche Mode. Ma invece di prendersela con i rave ci si dovrebbe interrogare sul perché queste forme di intrattenimento esistono. Evidentemente rispondono a un’esigenza, che è diversa da quella del classico concerto rock. Mi chiedo: e se si trovassero degli spazi dedicati? Siamo pieni di capannoni abbandonati, in altri paesi d’Europa ci hanno già pensato». Per altri manager, il nuovo decreto invece aiuterà a fare un po’ d’ordine: «I locali che vogliono organizzare qualcosa — sostiene il promoter trentino Matteo Molinari — devono rispettare mille normative. È giusto che le regole ci siano per tutti. E per quanto riguarda le grigliate all’aperto in occasione di eventi, ci possono essere senza cadere nel degrado. Se il nuovo decreto ci aiuterà in questo, tanto meglio».