cronaca

sabato 19 Agosto, 2023

Molestie a una studentessa, arrestato per violenza sessuale

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Il quarantenne è una persona senza fissa dimora seguita dai servizi sociali del Comune di Lavis

Una persona conosciuta, da tanti che lo vedevano al parco urbano di Lavis, ma anche noto alle forze dell’ordine, per tante segnalazioni e qualche denuncia per reati minori. A distanza di un paio di settimane, fatti tutti i distinguo di dovere, a cominciare dal tipo di reato, il rischio è quello di tornare a parlare, nuovamente, delle risposte che «il sistema Trentino» è in grado di dare alle persone in difficoltà. Anche e soprattutto in chiave prevenzione dei reati, come si è già dibattuto a lungo per l’assassinio di Iris Setti, avvenuto la sera del 4 agosto a Rovereto. Perché il quarantenne arrestato dagli agenti della questura con l’accusa di violenza sessuale, a seguito dell’episodio avvenuto mercoledì sera, attorno alle 22.30, nel quartiere di San Giuseppe, Trento città, era una persona presa in carico dai servizi sociali, senza fissa dimora, in cura, ancora una volta, in un centro di salute mentale. L’uomo, originario della val di Cembra, si trova in carcere a Spini. Questa mattina è attesa l’udienza di convalida, la procura chiederà il mantenimento della custodia cautelare. L’accusa è di violenza sessuale: ha pedinato a lungo una ragazza di 22 anni, studentessa universitaria, poi l’ha presa alle spalle e l’ha spinta contro una macchina parcheggiata. Poi, lo stesso uomo, si è infilato all’interno di una casa, spaventando a morte un’altra donna. Fermato in un primo momento con l’ipotesi di lesioni, l’uomo è stato raggiunto, dopo essere stato riconosciuto dalle vittime, dalla polizia di Stato, che gli ha contestato un reato che consente l’arresto. Sempre la ventiduenne ha raccontato quei minuti di paura in un post pubblicato sul social Instagram, in cui si è detta sconvolta dalla «tranquillità» con cui gli si è rivolta, anche dopo la reazione, ferma, con cui la vittima è riuscita a salvarsi.
Il reato è stato compiuto a Trento, dove il quarantenne ogni tanto si recava, accompagnato, come sempre, da quel «terrificante» cane, un incrocio con un pitbull, ma lui, per la maggior parte del tempo, non usciva dai confini di Lavis. Era lì che trascorreva i giorni (e le notti) al parco urbano, vicino al bocciodromo, causando non poche preoccupazioni ai residenti. «Con lui è stato fatto di tutto – spiegano due esponenti dell’amministrazione comunale: era seguito dai servizi sociali, gli erano stati offerti diverse forme d’aiuto. E, benché avesse una minima disponibilità economica, in molti gli davano una mano anche su quel fronte, ad esempio pagandogli un pasto caldo». Insomma, la risposta c’era, anche spontanea, da parte dei cittadini. Ma, alla fine di tutto, lui era lasciato solo a se stesso, senza una famiglia né altri punti di riferimento. Aveva collezionato anche qualche denuncia, per reati minori, come intrusione in proprietà private. Negli ultimi giorni era stato ripreso per aver staccato la presa di alcuni frigoriferi da bar, quelli per i gelati, lasciandoli senza corrente. Un dispetto. Ma a preoccupare più di tutto era il cane, descritto come molto aggressivo. E la convinzione, come sottolineava un commento ricorrente, che anche il suo padrone, un giorno, «potesse combinare qualcosa di grosso».