L'avventura

domenica 20 Agosto, 2023

Meno 1000. L’impresa degli speleologhi trentini nell’abisso del Laresot

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Sei speleologi della Sat hanno toccato il fondo del pozzo «Incredibile»

Partendo dalle creste dolomitiche, calandosi sotto terra, sono arrivati a quota meno mille, esplorando un grande pozzo nell’Abisso del Laresot, nelle splendide montagne delle Dolomiti di Brenta meridionali (in val Noghera). L’Abisso del Laresot era già famoso per essere la grotta più profonda del Trentino-Alto Adige, con il suo vecchio fondo collocato «solamente» a -740 metri.
Hanno fatto un altro pezzo di storia dell’esplorazione e della curiosità umana, ed anche un altro pezzo di storia della SAT e di alpinismo di ricerca. Loro sono sei speleologi di tre gruppi SAT diversi, che sabato scorso 12 agosto, hanno toccato il fondo di un pozzo, denominato «Incredibile», scendendo ad una sotto-quota reale e anche simbolica mai raggiunta prima in Trentino: meno mille, appunto. E si ritorna così alla grande, fascinosa avventura dell’esplorazione di montagne e cavità, nel più classico e sempre attuale stile della SAT. La loro esplorazione aggiunge dettagli alla conoscenza geografica e – possiamo dirlo – anche alla magia di immaginare un mondo a testa in giù, che comunque si apre da lassù, dalle alte quote. Loro, gli avventurieri del pozzo, sono Silvano (il principale esploratore, che ha dedicato a questo pozzo molti anni della sua attività e vita), Paolo, Dino (del Gruppo Speleologico di Arco), e poi Maurizio, Federico (e Sara, che non ha potuto essere presente all’ultima tappa, per ragioni di salute ma che aveva partecipato alle fasi precedenti) del Gruppo Grotte Vigolo Vattaro e infine Sebastiano del Gruppo Grotte Brenta. Il pozzo era stato scoperto un anno prima, nell’agosto del 2022, e gli esploratori avevano continuato a scendervi sino a novembre dell’anno scorso, quando poi l’ inverno aveva interrotto l’esplorazione, ripresa quest’estate a luglio, appena le condizioni di ghiaccio e neve al suolo in esterno lo hanno reso possibile. Siamo in quota, infatti l’Abisso del Laresot ha l’apertura ad un’altitudine di 2360 metri sulle Dolomiti.
Le temperature interne arrivano in piena estate al massimo ai 4/5 gradi, quelle esterne alla partenza sono in questo periodo dell’anno intorno a zero gradi. «Agli inizi degli anni Duemila il gruppo di Arco aveva iniziato ad esplorare la grotta, e poi , sette anni fa, ci siamo aggregati anche noi colleghi della Vigolana– spiega Maurizio Sassudelli, responsabile del Gruppo Grotte di Vigolo, che scende in grotta da una ventina d’anni – è stato davvero emozionante arrivare a meno mille, ed è bello che siamo riusciti a collaborare così bene fra gruppi diversi, arrivando ad un risultato che solo sognavamo, scherzandoci sopra: e invece adesso quota meno mille è realtà!». Sassudelli sottolinea il grande, prezioso lavoro, svolto negli anni precedenti dagli speleo di Arco.
Nell’ultima spedizione della stagione 2022, gli esploratori avevano raggiunto una profondità di -940 metri, e il sogno di scendere ancora era stato coltivato per mesi. Così a partire da luglio di quest’anno, dopo alcune uscite preliminari a profondità minori per preparare l’attrezzatura, il gruppo si era riunito sabato 12 agosto per la spedizione decisiva il giorno del compleanno di Silvano, che -come dicevamo- era stato il principale scopritore ed esploratore dell’Abisso del Laresot, avendo dedicato la maggior parte dei suoi weekend estivi e autunnali degli ultimi 20 anni all’esplorazione della grotta.
16 ore di percorso e fatiche solo per sabato scorso all’ultimo tratto, e poi complessivamente 750 metri di corde, e una novantina di chiodi sono i numeri che ci racconta Sassudelli, e che danno l’idea del grande impegno organizzativo, logistico e tecnico, oltre che umano, profuso nel tempo, a tappe, per raggiungere il fondo del pozzo, che è stato toccato in varie fasi. In futuro gli speleo intendono tornare lassù-laggiù, per scoprire se vi siano ulteriori passaggi possibili. «Se decideremo di proseguire la discesa e l’esplorazione, dovremo organizzarci probabilmente con un campo interno, perché a questo punto le ore di discesa e movimento sono davvero impegnative» spiega Sassudelli. Ci sarà ancora parecchio da capire, infatti da un lato della sala si apre un stretto meandro pieno di materiale, che richiederà ulteriori lavori di esplorazione ma potrebbe continuare ancora più in profondità.
Sul fondo del pozzo gli speleologi hanno trovato una sala larga circa 40 per 10 metri, con un pavimento di sassi e sabbia, dove finiva tutta l’acqua che scendeva dall’alto, rendendo non banale l’azione. La sala è stata dedicata a Nicola Ischia, medico e speleologo scomparso nel 2021. Oltre alla profondità raggiunta, un altro aspetto impressionante di questo pozzo è la sua notevole altezza di circa 410 metri e la sua vicinanza (circa 20 metri in pianta) ad un altro grande pozzo di 220 metri, che porta al vecchio fondo, ai precedenti -740 metri.
La tutela di questi ambienti unici è fondamentale, per la scienza e di per sé. «Noi speleo abbiamo una legge morale, che ci porta a lasciare tutto il più possibile come lo troviamo, ma l’obiettivo della Commissione Grotte della SAT sarebbe arrivare ad avere una vera e propria norma di tutela» conclude Maurizio Sassudelli. In Trentino vi sono circa 2500 cavità conosciute, e i sette gruppi speleo della SAT portano avanti un prezioso lavoro di censimento e mappatura.