Violenza di genere
mercoledì 23 Agosto, 2023
di Davide Orsato
Non c’è tregua. Nell’ultima settimana, alla sola procura di Trento sono arrivate una media di due richieste al giorno, con picchi di cinque. Quattordici interventi in codice rosso, secondo la dicitura della legge 69 del 2019, ossia urgenti per reati che hanno a che vedere con la violenza di genere. Non sempre si tratta di atti di violenza fisica, a volte sono minacce o aggressioni verbali tali, però, da preoccupare donne che si sentono in una posizione vulnerabile, in famiglia, nella stragrande maggioranza dei casi, oppure al di fuori della propria casa. Per una realtà come quella trentina si tratta di un «superlavoro» per la procura e per gli avvocati chiamati a occuparsi di questi casi. Con inevitabili ricadute anche sui tempi della giustizia ordinaria. Come, però, è già stato notato in particolare l’anno scorso, è proprio ad agosto, durante la pausa estiva delle udienze programmate, che si nota un picco di richieste di interventi in codice rosso. L’altro momento delicatissimo dell’anno è quello delle vacanze natalizie. Il fenomeno è facilmente spiegabile: sono quei periodi in cui saltano le routine lavorative e le famiglie tornano a riunirsi. Non sempre è un idillio.
Estate pericolosa
La conferma arriva dal centro antiviolenza. Le operatrici conoscono bene questo fenomeno, già prima rispetto all’entrata in vigore della legge voluta dall’allora deputata della Lega, Giulia Bongiorno. «L’estate è sempre stato un periodo difficile – spiega Barbara Bastarelli, responsabile del centro – c’è, purtroppo, una ciclicità nella violenza, in particolare quella in famiglia. Ad agosto la vicinanza “forzata” porta, in alcune circostanze, a far scoppiare situazioni al limite. Nel nostro centro i numeri delle persone accolte non subiscono radicali cambiamenti, ma arrivano più allarmi e la giustizia, come già accaduto lo scorso anno, si muove maggiormente».
Una scia preoccupante
Nell’ultimo mese, in Trentino (e nella stessa città: Rovereto) sono avvenuti due femminicidi. Uno maturato nell’ambito del vicinato (vittima Mara Fait, ex infermiera di 63 anni, a Noriglio), uno per mano di un completo sconosciuto (vittima Iris Setti, nel centralissimo parco Nikolajewka). Nel primo caso si è discusso molto di un codice rosso non applicato, in una circostanza comunque molto al limite (il cosiddetto stalking condominiale). L’attività delle due procure trentine, però, parla di un continuo ricorso a questo strumento, in linea con l’aumento di casi rilevati dalla forze dell’ordine e che vedono un parallelo nella crescita degli ammonimenti della questura: 220 nel corso dell’anno 2022. Insomma, diversi indicatori evidenziano una crescita del fenomeno in Trentino. Nel corso dell’ultima settimana due arresti sono stati portati a termine con la procedura del codice rosso (che prevede un tempo massimo di tre giorni per prendere iniziative a tutela della vittima): a Pieve di Bono un uomo è stato portato in carcere dopo aver evaso i domiciliari per tornare a «perseguitare» una donna. A Civezzano, un marito violento, allontanato dalla casa familiare a seguito di alcune minacce è tornato dalla moglie nel giro di 24 ore. Anche lui è stato portato alla casa circondariale di Spini.
Donne più coraggiose
Ma sta davvero aumentando la violenza di genere? La risposta non è necessariamente sì. Forse – ed è la tesi sostenuta anche dal centro antiviolenza – c’è una maggiore consapevolezza da parte delle donne dei nuovi strumenti che la legge mette a disposizione. «È sicuramente aumentato il coraggio – prosegue Bastarelli – rispetto al passato le donne sono maggiormente informate e sanno come difendersi. In periodi come questi, con gli uomini, più presenti in casa per sfuggire al loro controllo, e denunciare gli atti violenti, si prendono ad esempio dei permessi dal lavoro, agendo con molta discrezione, in modo da non mettersi in situazioni di pericolo». Quanto agli episodi di cronaca (l’ultimo in regione riguarda lo stupro in un locale di Merano proprio l’altro ieri, anche in questa occasione è stato attivato il codice rosso), non sempre l’effetto della risonanza mediatica fa aumentare le denunce. «Semmai – è la conclusione della referente del centro antiviolenza – cresce la paura. E non di rado le persone che accogliamo ci dicono di essere stati minacciate proprio con riferimenti a quanto visto in tv o letto sui giornali. Frasi come: “Stai attenta, altrimenti ti faccio fare la fine di…”». Espressioni che, ora, possono costare molto caro a chi le pronuncia. Il centro antiviolenza è a disposizione di quanti hanno necessità, con un centralino sempre attivo, allo 0416-220048.