Lo sfogo e le indagini

sabato 26 Agosto, 2023

Stupro Palermo, la vittima: «Non giudicatemi». La Procura recupera i video dell’abuso

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Gli inquirenti sospettano che l'autore dei video volesse piazzarli in rete dietro pagamento

Otto giorni dopo l’arresto dei sette ragazzi che la notte tra il 6 e il 7 luglio scorso hanno abusato di lei in un cantiere del Foro Italico di Palermo, la vittima della violenza rompe il muro del silenzio, affidando al suo profilo Instagram un amaro sfogo nei confronti di quegli hater, odiatori online, rei d’averla colpevolizzata proprio per i contenuti caricati sui suoi social. «Sinceramente sono stanca di essere educata, quindi ve lo dico in francese, mi avete rotto – dice la 19enne -. Me ne dovrei fregare, ma non lo dico per me. Più che altro, se andate a scrivere cose del genere a ragazze a cui succedono cose come me, e fanno post come me, potrebbero ammazzarsi. Sapete che significa suicidio?». Un’accusa forte contro quelle persone che, a dire della giovane, avrebbero espresso dei giudizi morali nei suoi confronti, sulla base dell’abbigliamento esibito nei video caricati prevalentemente su TikTok. Critiche verso le quali la ragazza replica: «Già sapevo che qualcuno avrebbe fatto lo scaltro. Ma io rimango me stessa e manco se mi pagate cambio, perciò chiudetevi la boccuccia», «piuttosto che giudicare una ragazza stuprata». Sul fronte delle indagini, intanto, i tecnici della Procura di Palermo sono riusciti a recuperare i video che ritraggono la violenza sessuale di quella notte, arrivata al culmine di una serata trascorsa dalla ragazza alla Vucciria, cuore della movida del capoluogo siciliano, durante la quale la 19enne ha conosciuto quelli che di lì a poco sarebbero stati i suoi stupratori. Gli inquirenti sospettano che l’autore dei video volesse piazzarli in rete dietro pagamento. Nei giorni scorsi nel darkweb si è innescata una vera e propria caccia ai video da parte di migliaia di persone, che su Telegram sono arrivate a offrire migliaia di euro per ottenerli. Ieri l’unico indagato minorenne al momento dei fatti, che aveva ottenuto l’affidamento a una comunità dopo il primo interrogatorio, è tornato dietro le sbarre. I sei presunti complici, rinchiusi inizialmente nel carcere palermitano di Pagliarelli, sono stati invece trasferiti in altrettanti penitenziari dell’Isola per ragioni di sicurezza.