L'intervista

domenica 27 Agosto, 2023

Cisco, il cantore degli ultimi a Trento. «La sinistra non fa più la sinistra»

di

Trent'anni di carriera, tra Modena City Ramblers, carriera da solista e l’amicizia con la Bandabardò. Oggi a Gardolo tappa con Stefano Bellotti: «Stimo Zerocalcare, lui tratta temi sociali»

Trent’anni di carriera, tra Modena City Ramblers, carriera da solista e l’amicizia con la Bandabardò, la quale ha portato all’uscita dell’album Non fa paura nel 2022 e ad un tour di grande successo. Stefano Bellotti, più noto col nome di Cisco arriva in concerto a Gardolo, con il Baci e Abbracci Tour 2023. L’evento, inserito all’interno della rassegna Music Factory, tra musica e Gusto, si terrà presso il Parco di Melta, a titolo completamente gratuito. La manifestazione, organizzata dall’associazione Anima Mundi Creativity Lab, si è articolata su tre serate, a cavallo tra musica e street food, senza dimenticare la beneficenza: è stata messa in piedi una raccolta fondi il cui ricavato andrà al Punto d’Incontro Trento. La performance di Cisco rappresenta il momento conclusivo delle tre serate. Durante il concerto, il cantante spazierà lungo tutto l’arco della sua trentennale produzione. Cisco è una delle voci simbolo del folk rock italiano, apprezzata in tutto il mondo, oltre che una penna educatissima. Penna e voce che ha sempre prestato all’impegno sociale e al racconto dei più deboli.

Cisco, cosa suonerà al concerto di oggi?
«Come tutto il tour, il concerto sarà un viaggio attraverso la mia trentennale carriera. Canterò i brani più celebri dei Modena, quelli scritti da solista ed in un paio di punti il disco realizzato con la Bandabardò. Sarà una grande festa».

Quello con la Bandabardò è un rapporto che dura da molto tempo.
«C’è sempre stato un grande feeling e siamo sempre rimasti in contatto nel corso degli anni. Nel 2021 ho incluso nel mio disco Canzoni Dalla Soffitta una cover della loro canzone Manifesto. La apprezzarono molto, soprattutto Enrico Greppi (cantante della Bandabardò), che all’epoca era ancora vivo. Morì poco dopo e i ragazzi si trovarono di fronte ad un bivio. Continuare o lasciare la musica. Seguendo anche la volontà di Enrico, hanno scelto una formula particolare, quella di continuare collaborando nei loro concerti con altri artisti. L’anno scorso è toccato a me, quest’anno a Giobbe Covatta ed altri comici. Abbiamo realizzato un bellissimo tour assieme e posso dire che l’anno prossimo torneremo a farlo, sempre mantenendo vivo il ricordo di Enrico».

Cosa ci fu invece dietro la scelta di lasciare i Modena City Ramblers?
«Gli ultimi anni coi Modena furono faticosi ed allo stesso tempo importanti. Eravamo nella top 10 dei dischi più venduti in Italia ed all’epoca qualche disco si vendeva ancora. I numeri erano grandi ma io provavo un forte malessere di fondo. Vissi molto male l’ultimo anno, nonostante abbia prodotto dischi e canzoni rimaste nella storia. Avevo perso la gioia del contatto col pubblico. Ho esorcizzato questo malessere fermandomi e ricominciando dal piccolo. Ho scritto di questa esperienza nella canzone Riportando tutto a casa».

In contrasto con questo malessere c’è qualche concerto di quegli anni che le ha lasciato un bel ricordo?
«Tra i momenti più belli per me ci furono i concerti nel deserto del Sahara e in Guatemala. Lì eravamo di fronte ad un pubblico di bambini e donne che avevano vissuto il dolore. Noi regalavamo loro momenti di felicità. Quasi come fossimo dei pagliacci, in un certo senso. Un’immagine che porto sempre con me è quella di noi che suoniamo Pinocchio di fronte ai bambini che ci inseguono scalzi».

Che album è invece Canzoni dalla soffitta?
«L’ho scritto durante il Covid. Fu un momento terribile di smarrimento e sconforto. Però, mentre eravamo chiusi in casa si creò un appuntamento con la gente che mi seguiva sui social. Cantavo cover e canzoni del mio repertorio nella mia soffitta. Ho ricevuto tante visualizzazioni e tanti ringraziamenti. È stata una risposta legata alla voglia di vivere, ho registrato un live di una decina di pezzi senza pubblico, una sorta di diario di bordo. Ci sono canzoni che sono andate oltre quel momento come Baci e Abbracci, Il fantasma di Tom Joad, legato a Bruce Springsteen, Per sempre Giovani e Riportando tutto a Casa. Questi brani stanno diventando dei classici del mio repertorio».

C’è una canzone che la emoziona in particolar modo suonare?
«Storicamente è Ebano dei Modena. La sento talmente mia che la reputo una sorta di testamento musicale. Le nuove però stanno arrivando a quel livello per me».

Cosa resta, secondo lei oggi della sinistra italiana e come vede l’avanzata delle destre?
«La destra fa la destra e non mi stupisce, il problema è che la sinistra non fa la sinistra. Ne rimangono i valori: uguaglianza, solidarietà, stare dalla parte dei più deboli. Sono i valori che fanno l’uomo di sinistra. La destra, invece, vuole andare contro il mondo stesso. Si aggrappa a modelli che non esistono più da cento anni e che ostinatamente cerca di riproporre».

Lei scriveva e scrive canzoni per dare una voce a chi non ne ha. È una caratteristica che rivede in qualche giovane?
«Purtroppo, credo sia una cosa che si è un po’ persa nella musica di oggi. Infatti, l’artista cui mi sento più affine da questo punto di vista non è un musicista ma un fumettista. Ammiro molto Zerocalcare».