L'iniziativa

mercoledì 30 Agosto, 2023

A Trento arriva Edera: la qualità sostenibile per tutti

di

La cooperativa aprirà un emporio in via Pasubio dove coniugare valore economico e ambientale, lanciata una campagna di raccolta fondi. Ci sono già 217 soci: «Obiettivo quota 250 per essere sostenibili»

È possibile coniugare una scelta di consumo etica, sostenibile per l’ambiente, per i produttori e per i lavoratori, con un costo accessibile per tutti? E partendo da questo è possibile creare una comunità attiva che si interroghi sui tanti temi che ruotano attorno ai consumi? È quello che vuole provare a fare Edera, il progetto lanciato da una nuova cooperativa di Trento. Edera vuole essere un emporio di prossimità, che aprirà i battenti in autunno in via Pasubio 22, ma anche un animatore culturale del territorio capace di diffondere un modello di consumo più sostenibile. «In pratica sono due obiettivi nello stesso progetto», spiega Valentina Merlo presidente della cooperativa Edera.
Valentina che cos’è Edera?
«A noi piace dire che Edera ha due anime. La prima è la parte di negozio. Un emporio fisico dove i soci della cooperativa potranno fruire dei prodotti che proponiamo: principalmente alimenti, cosmesi e prodotti per la casa. Prodotti che vengono scelti dai soci stessi, ci siamo dati dei criteri attraverso un percorso partecipativo e ora il gruppo di lavoro dedicato agli acquisti sta contattando i produttori biologici del territorio, così come quelli conosciuti negli anni attraverso le esperienze dei Gas (Gruppi d’acquisto solidale). L’idea è quella di fornire una sorta di garanzia partecipativa sui prodotti, frutto di un percorso che vede i soci, e quindi i consumatori, conoscere direttamente i produttori e la filiera. La seconda anima invece è la parte culturale di Edera, vogliamo fare divulgazione sul consumo critico, organizzare laboratori».
Quali sono i criteri?
«Sono tanti, generalmente possiamo dire che non siamo solo molto attenti all’agri-ecologia, ma siamo andati oltre. Vogliamo che i prodotti che saranno venduti nell’emporio siano rispettosi dell’ambiente, ma anche l’uomo. Vale a dire che saremo attenti anche al tema dei contratti di lavoro lungo la filiera, al ciclo di produzione e ai suoi scarti».
Sarà un emporio vegetariano?
«No, sarà possibile prendere anche carne e pesce, sempre da produttori verificati. Però solo su preordine, per non sprecare e perché comunque siamo consapevoli che bisogna lavorare sulla riduzione dei consumi».
Com’è nata Edera?
«Tutto inizia nel 2020, quando ci siamo trovati in un po’ di persone con la volontà di creare qualcosa di nuovo sul tema del consumo. Molti di noi venivano dalle esperienze dei Gas, ma sentivamo di voler fare qualcosa di diverso anche per avvicinare chi fa fatica ad aderire ai gruppi di acquisto. L’idea quindi era proprio quella di partire da quell’esperienza, ma aggiungendo l’elemento rivoluzionario dello spazio fisico e poi potenziare la parte “solidale” attraverso il lavoro culturale. Siamo partiti in 12 e da lì è iniziato il lavoro. Ci siamo fondati come cooperativa a settembre 2022 e ora siamo in 217 soci. È un buon numero, ma per essere sostenibili puntiamo ad arrivare a 250 soci».
Intanto lo spazio fisico è arrivato.
«Sì e non è stato facile. Alla fine è anche questa una bella storia. I titolari dello spazio qui in via Pasubio, Dolciumi Filippi, chiudevano l’attività. Il figlio ha visto uno dei nostri volantini, ci ha contattato e ci ha proposto lo spazio. Visto che credono nel nostro progetto, tanto da diventare soci, siamo riusciti a venirci incontro».
E ora siete al lavoro?
«Sì il primo passo è stata una raccolta fondi tra i soci per effettuare i lavori. Abbiamo raccolto più di 40mila euro, a dimostrazione di quanta fiducia ci sia, che però non bastano per ultimare i lavori. Per questo abbiamo lanciato una raccolta fondi sul sito produzionidalbasso.com a cui tutti possono partecipare. L’obiettivo è raggiungere 10mila euro per riuscire a sbarrierare il bagno, realizzare la cella frigo e investire per rendere più sfusa possibile la merce nell’emporio. Un altro dei nostri obiettivi infatti è quello di arrivare il più vicino possibile al rifiuto zero».
Come funziona quindi Edera? Ci si deve associare?
«Esatto, bisogna compilare un modulo e pagare la quota sociale, una tantum, di 100 euro. Il socio poi si impegna ad aderire alla carte dei valori e allo statuto della cooperativa e, soprattutto, si impegna a donare 3 ore del suo tempo ogni 5 settimane per l’autogestione della cooperativa. Che significa prendersi cura del negozio, fare cassa, fare le pulizie e tenere aperto lo spazio. In cambio i soci, e i loro familiari, hanno la possibilità di fare acquisti all’emporio».
Di solito il consumo etico ha dei costi più elevati della media, Edera riuscirà a evitare questo?
«È il nostro obiettivo. Pensiamo di riuscire ad abbattere i costi attraverso alcune azioni. Il primo è l’autogestione, se sono i soci a prendersi cura dello spazio quello è un costo che si può togliere. L’obiettivo è assolutamente calmierare i prezzi, garantendo la qualità del prodotto. Certo non si potrà arrivare a quelli dei discount, ma tra autogestione, riduzione degli imballaggi e altri accorgimenti pensiamo di poter avere prezzi competitivi. Poi questa è anche una battaglia culturale».
Cioè?
«Spesso arriviamo a fine spesa con tante cose inutili nel carrello. Perché i supermercati sono creati per invogliare il consumatore ad acquistare cose di cui non ha bisogno. Vogliamo fare cultura per trasmettere questo messaggio di lotta agli sprechi. Vogliamo fare laboratori per insegnare come preparare pasti veloci senza doversi rassegnare al prodotto imbustato perché non si ha tempo o voglia. E vogliamo aprire un discorso sui prezzi, mostrando nel nostro emporio il prezzo del produttore, il costo sorgente, e rendendo palese il rincaro che applichiamo e perché. Abbiamo il vantaggio di non cercare il profitto, questo ci aiuta anche nel tenere bassi i costi».
Quando pensate di aprire?
«Dipende molto dai lavori che vanno ultimati, ma l’obiettivo è tra fine ottobre e inizio novembre».