l'ultimo saluto
mercoledì 6 Settembre, 2023
di Enrico Callovini
«La chiesa è troppo piccola per contenere questo grande dolore». Con queste parole don Carlo ha aperto, ieri, i funerali di Lukas Kollmann, il 37enne morto, sabato scorso, schiacciato dal proprio trattore mentre stava lavorando nei suoi campi. Una morte che ha sconvolto non solo Castelfondo, dove viveva insieme alla moglie Barbara e alle due figlie piccole, Valery e Vivien, ma l’intera comunità della Val di Non, che ieri, nella chiesa di Castelfondo, si è radunata per dare l’ultimo saluto al proprio amico, conoscente e collega.
Una funziona molto partecipata e toccante, che ha visto la partecipazione anche di numerosi corpi volontari dei vigili del fuoco: da quelli di Revò a quelli di Castelfondo, ma anche molti arrivati dalla Val d’Ultimo, la sua terra d’origine (Lukas, infatti, era di Lauregno, ndr).
«Oggi abbiamo tanta tristezza in noi, ma anche qualche domanda – ha detto in apertura di omelia il parroco -. Perché Lukas se ne è andato così presto? Perché questo dolore così grande? Ma ci è sorto anche qualche dubbio sulla fede. Ma tu, Dio, ci sei? Perché permetti queste cose? Perché è successo a una persona così buona, a una famiglia così bella? Sappiate, però, che Lukas non è morto, sarà sempre qui con noi. Mi ha colpito molto vedere in chiesa, domenica, Barbara, circondata dall’affetto dei suoi conoscenti. Lukas era un grandissimo esempio per tutti e tutto ciò che è stato è quello di cui la sua famiglia deve andare fiera: la sua disponibilità nel volontariato, la sua bontà, la sua generosità. Tutto era frutto del suo credere nel Signore. Ricordate, poi, che la comunione con chi amiamo non si interrompe con la morte, cambia solamente di prospettiva. L’amore nel cuore rimane, perché è più forte della morte. Un giorno, caro Lukas, ci riabbracceremo».
Tanto dolore, tristezza e lacrime, ieri, nella piccola frazione di Castelfondo, colpita nell’animo da questa tragedia che, gli stessi abitanti, faticano a comprendere. «Destino». È questa la parola che più emerge dalle persone che, prima della veglia, si sono messe in fila per porgere le proprie condoglianze alla famiglia. Un destino crudele, però, che ha spezzato la giovane vita di Lukas, strappandola dalla sua cara moglie e dalle due figlie piccole.
«La morte non è niente – recita il messaggio letto prima di portare il feretro al cimitero adiacente la chiesa -. È come se fossi nascosto nella stanza accanto: io sono sempre io, tu sei sempre tu. Ciò che eravamo prima lo siamo ancora. Chiamami come sempre hai fatto, parlami nello stesso modo affettuoso, non cambiare tono di voce, continua a ridere. Prega, sorridi e pensami. La nostra vita conserva il significato di sempre, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri? Non sono lontana, sono dall’altra parte. Va tutto bene, ritroverai il mio cuore. Asciuga le lacrime e non piangere: se mi ami il tuo sorriso sarà la mia pace».
Anche i suoi conoscenti, in chiusura, gli hanno voluto dedicare qualche parola. «Lukas, cappello in testa e barba incolta, dove però si intravedeva sempre il tuo sorriso. Pantaloni corti da Pasqua ai Santi. Eri e sarai sempre marito e padre amorevole, grande lavoratore, persona generosa e sempre disponibile. Il lavoro ti soddisfava: il prato e le mucche erano la tua passione a cui non volevi rinunciare. Eri nel tuo mondo ed è dove, purtroppo, per un assurdo destino, hai perso la vita. Ora, però, sei tra le stelle più luminose. Proteggi Barbare e le bambine e tutti quelli che ti hanno conosciuto»