L'intervento

sabato 9 Settembre, 2023

Bypass di Trento, il timore dei comitati: «I lavori possono compromettere la falda»

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I No Tav sostengono che in base alle norme gli interventi non possono iniziare perché possono diffondere gli inquinanti

«Ancora una volta sono gli abitanti attivi a fare chiarezza, non le istituzioni. Questa è una mappa della nostra resistenza». Introduce così Marco Cianci, del movimento No Tav, lo studio effettuato dai Comitati sulle normative e le prescrizioni per la disciplina delle aree inquinate di Trento Nord. Una “stratigrafia” che ha dato origine ad una mappa riassuntiva che verrà inviata in Procura.
«L’obiettivo di questo studio era soprattutto una lettura unitaria e contestuale dei modi con cui Provincia e Comune di Trento hanno considerato e disciplinato le aree inquinate di Trento Nord, con particolare riguardo agli usi possibili – spiega Gianfranco Poliandri, esperto di diritto ambientale – Emerge la consapevolezza che gli inquinamenti delle zone Sin si sono diffusi estesamente in ogni direzione e che i lavori per la circonvallazione possono aggravare la situazione con ulteriore diffusione degli inquinanti. Molte prescrizioni o raccomandazioni richiedono modalità operative e cautele per l’insieme delle aree inquinate di Trento Nord».
La carta è stata elaborata a partire dalle regole nazionali, quelle comunali e provinciali contenute nei piani urbanistici e di settore e dalle prescrizioni impartite da Comune e Provincia al Progetto di fattibilità tecnico-economica (Pfte) della circonvallazione ferroviaria. In particolare, secondo i comitati, la Provincia ha stabilito una relazione con le aree del Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche (Pguap) del 2004-2006, poi delimitate attraverso un decreto del 2008, che indicano: zone critiche per alterazione qualitativa della falda acquifera per inquinanti che non rispettano i valori fissati per le acque destinate al consumo umano (evidenziate in rosa nella foto, ndr) e aree di attenzione per potenziale alterazione qualitativa della falda acquifera (in giallo, ndr). Nella mappa viene inserito anche il Piano regolatore generale vigente e dunque le aree soggette a procedimenti di bonifica ambientale e quella di controllo influenzata dagli impianti industriali già esistenti a Nord della città di Trento (linea tratteggiata in verde). In quest’ultima zona molto ampia, che copre praticamente gran parte di Trento Nord, il piano prevede che «gli interventi edilizi che comportano scavi di terreno o che interferiscono con la falda sotterranea devono essere preceduti da una indagine analitica per la ricerca anche degli inquinanti tipici dei Sin di Trento Nord».

La mappa elaborata dai comitati

In base al documento l’ex Scalo Filzi e il portale nord della futura galleria sono inclusi in queste zone. Elio Bonfanti sottolinea che nell’area dell’ex Scalo Filzi la falda si trova a soli 2,40 dalla superficie e che quindi «inevitabilmente verrebbe toccata» e ricorda la prescrizione dell’Ordinanza Firmi secondo la quale «alterare l’andamento della falda potrebbe mobilitare gli inquinanti, non solo ma soprattutto del Sin». Da qui la raccomandazione di «fare attenzione agli effetti degli interventi a livello locale». Considerate le indicazioni per il trattamento di queste aree i rappresentanti criticano «la follia di una trincea larga 33 metri e profonda da 15 metri circa a finire verso nord con paratie laterali profonde 21 metri».
«Il comune consiglia ad Rfi di parcellizzare ulteriormente i lavori – spiega Bonfanti – procedendo fino a dove le è permesso al di fuori dell’area sotto sequestro. In questo modo la città viene messa di fronte al fatto compiuto».
Per Roberto Chiomento, un altro esponente del movimento, la preoccupazione ha una dimensione ancora più estesa: «Anche senza circonvallazione questa zona è a rischio. La mappa che riflette l’espansione dell’inquinamento a partire dalle zone ex Carbochimica ed ex Sloi è il risultato dei 50 anni in cui non si è voluto fare nulla per bonificare».