ECONOMIA
mercoledì 13 Settembre, 2023
di Margherita Montanari
Era da tempo che il mercato del lavoro trentino non era così in salute come è stato nel 2022. Dal primo al quarto trimestre, gli occupati erano passati da 240 mila a 250 mila. Eppure, già dall’ultimo quarto dell’anno qualcosa ha cominciato a cambiare. Tutto quello che si era guadagnato si è perso. E nel primo trimestre del 2023 i lavoratori in Trentino sono diminuiti di un ulteriore 0,3% rispetto al periodo gennaio-marzo dello scorso anno. Al 31 marzo di quest’anno, si contavano tra gli occupati 692 teste in meno. Una contrazione che è il risultato del calo dei lavoratori maschi principalmente. E dei lavoratori stranieri. A fronte di 3.880 occupati italiani in più nel trimestre (+1,8%), con un tasso di occupazione risultato pressoché stabile (+0,7%), quasi un quinto dei lavoratori stranieri non ha più lavorato. Si sono persi 4.572 occupati (-17,7%) rispetto allo stesso trimestre del 2022. Il tasso di occupazione, cioè quel valore che indica l’incidenza degli stranieri con un’occupazione sul totale degli stranieri, è sceso a 62,7%, in calo del -3,1%.
Denatalità e attrattività
Il tema della forza lavoro si intreccia con quello della denatalità ma anche alla questione della gestione migratoria, e a quelle della formazione e dell’attrattività del sistema economico trentino. In Trentino al 1° gennaio 2023 la popolazione straniera ammontava a 44.449 unità, 1.348 in meno rispetto al dato del 1° gennaio 2022 (45.797 stranieri). Sono diminuiti quindi i cittadini non italiani che vivono sul territorio provinciale. In tempi in cui la carenza di manodopera (unita al mismatch tra domanda e offerta) rappresenta il problema più ingombrante per le imprese, la presenza di stranieri nella società è stata a più riprese indicata come condizione per compensare la denatalità. Invece la rilevazione trimestrale dice che all’inizio del 2023 sono stati intercettati dalle aziende meno lavoratori senza cittadinanza italiana. Al 31 marzo, i lavoratori stranieri erano poco più di 21 mila sui 238.134 uomini e donne che formano il gruppo degli occupati in Trentino.Almeno 4.500 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E questo nonostante il periodo osservato da Istat e Agenzia del Lavoro coincida con la stagione turistica invernale. In cui alberghi, ristoranti e bar soprattutto hanno più bisogno di manodopera. Come spiegano le aziende, si fatica a trovare manodopera, soprattutto stagionale, da Paesi che storicamente sono stati un bacino importante di lavoratori per il Trentino. Da Romania, Polonia, Bulgaria arrivano sempre meno persone perché la richiesta di manodopera comincia ad essere alta anche lì.
Disoccupati e inattivi
In generale, il mercato del lavoro trentino nel primo trimestre si è mostrato più in difficoltà. I dati registrano un aumento delle persone che vogliono lavorare e sono in cerca di un impiego. I disoccupati sono 1.652 in più rispetto al primo trimestre 2022, e in tutto il Trentino se ne contano 11.288 (+17,1%). Sono perlopiù persone con esperienze lavorative alle spalle (in termini assoluti 5.507 persone). Anche se la variazione più importante riguarda gli ex inattivi che decidono di mettersi nuovamente in gioco (+757). Crescono anche gli inattivi, ossia soggetti che non sono classificabili come occupati ma neanche come disoccupati perché non sono in cerca di un lavoro. L’altra faccia della medaglia è la domanda delle imprese. Da gennaio a marzo, come rilevato dall’Agenzia del lavoro e Ispat, è cresciuto su base tendenziale lo stock delle posizioni lavorative dipendenti. Più marcata per ristoranti, negozi, tabacchi e bar e per i professionisti più qualificati.
Più donne cercano lavoro
Il mercato del lavoro lascia fuori soprattutto soggetti dai 35 ai 49 anni (-2,1%) mentre per i giovani aumenta del 3,8% l’occupazione. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,5%, del 5,3% per le donne. Ma analizzando questo dato emerge una lettura per certi versi incoraggiante. La crescita di disoccupazione è dovuta all’affacciarsi di sempre più donne alla ricerca di lavoro (+30,4%). Si tratta prevalentemente di ex inattive che hanno deciso di cercare un impiego (+52%) o, ancor di più, di donne che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro (+536%). Viceversa, la quantità di disoccupate ex occupate sono diminuite del 9,6%.
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