Procura contraria
domenica 17 Settembre, 2023
di Benedetta Centin
Quella di Giuseppe Battaglia, a dodici anni di reclusione, era stata la condanna più pesante pronunciata nei confronti di otto imputati dalla Corte d’assise di Trento il 27 luglio scorso, al termine del processo «Perfido» sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto economico trentino. È stato infatti ritenuto colpevole di avere avuto un ruolo apicale, «da dirigente», nel sodalizio, di essere stato ai vertici della presunta organizzazione legata alla cosca Serraino. Ora la stessa Corte, su richiesta degli avvocati difensori, ha concesso all’ex assessore di Lona-Lases e imprenditore del porfido, di tornare in Trentino. E pure di poter lavorare in val di Cembra, a Fornace, comune confinante con quello di Lona-Lases. In particolare il presidente della Corte d’Assise, Carlo Busato, nell’ordinanza depositata venerdì, ha disposto la modifica di luogo e di modalità di esecuzione della misura cautelare al quale Battaglia è sottoposto da febbraio. E cioè l’obbligo di dimora. L’ex amministratore potrà infatti lasciare la casa dell’anziana sorella, in Piemonte, per trasferirsi in un’abitazione di Ospedaletto, comune della Valsugana, dove avrà appunto l’obbligo di dimora. E non è tutto perché lo stesso 63enne, sempre per il tramite dei suoi legali, gli avvocati Filippo Fedrizzi e Michele Baldi, ha chiesto e ottenuto dalla Corte, l’autorizzazione di andare al lavoro, in una ditta del settore del porfido di Pergine Valsugana e che opera a Fornace. Una necessità, quella di portare a casa uno stipendio, motivata dal fatto che Battaglia è stato privato di tutto il patrimonio personale e familiare. Ora presterà il suo servizio in azienda da lunedì a venerdì, dalle 7 alle 19, e potrà lasciare l’abitazione di Ospedaletto dalle 6 per farvi rientro alle 20 di ogni giorno di lavoro. E nel week end dovrà rispettare l’obbligo di firma, presentandosi alla locale stazione dei carabinieri. Nelle giornate di sabato e domenica appunto. Una decisione, quella riportata nell’ordinanza, non in linea con la Procura. Il pm aveva infatti espresso parere negativo evidenziando il ruolo dirigenziale che è stato riconosciuto in capo a Battaglia, in relazione al reato di associazione mafiosa.