La proposta
venerdì 11 Novembre, 2022
di Chiara Turrini
Una crescita esponenziale degli appartamenti turistici, a fronte di una penuria mai vista di case per gente «normale», che nell’Alto Garda vuole vivere o deve lavorare. Serve quindi più controllo, dicono le istituzioni e le categorie del settore ricettività, che chiedono la stessa cosa ma per due ragioni diverse. I Comuni vogliono arginare il boom degli appartamenti vacanza per liberare spazio residenziale per i cittadini, l’Apt vuole più controllo per garantire la qualità dei servizi offerti. Controllo che potrebbe nascere in seno alla polizia municipale, grazie a figure di alto profilo specializzate nei regolamenti turistici. «Non so se possiamo parlare di una “polizia turistica” – dice il presidente di Apt Garda Dolomiti, Silvio Rigatti – certo è che servono più controlli per mettere un freno all’esplosione degli appartamenti turistici».
E mentre tiene banco anche a livello provinciale la questione degli sfratti, nell’Alto Garda c’è anche il problema della casa che non c’è. Intere famiglie non trovano un tetto, e la causa è insita nelle pieghe dell’industria turistica, in quell’economia non evidente che però è esplosa negli ultimi anni, quella degli appartamenti affittati ai turisti.
Le amministrazioni e l’Apt Garda Dolomiti ne sono consapevoli. E amareggiate. «Ci dispiace per questo fenomeno – dice il presidente Rigatti – perché va a scapito di tutto il turismo del territorio, in particolare fa danno agli hotel e alberghi che si sforzano per tenere alto il livello dell’offerta». Gli appartamenti per i turisti sono infatti una soluzione spartana: pochi servizi aggiuntivi o nulli, per ospiti che vogliono risparmiare e non hanno esigenze particolari. «Ai proprietari di questi appartamenti vanno imposti degli obblighi – continua Rigatti – perché altrimenti il mercato si disallinea rispetto alla qualità delle strutture professionali che operano nell’Alto Garda».
L’obiettivo è mettere argini al fenomeno. Nel 2021, l’Apt e i Comuni hanno introdotto il tavolo di lavoro della Conferenza del turismo, che si riunisce due volte all’anno. Il tema principale di quest’anno – con l’ultima seduta che risale a due settimane fa – è il problema casa e come risolverlo. Tra le idee lanciate dalle categorie c’è anche la «polizia turistica», una vera novità per il territorio. Gli agenti specializzati potrebbero rilevare eventuali irregolarità in materia di affitti, case vacanze, seconde case, ma anche campeggio abusivo, ambulanti e mettere ordine su tutti gli aspetti connessi al settore della ricettività. Servono, infatti, esperti di legislazione provinciale e nazionale, poiché spesso le norme sono diverse.
In attesa che la proposta di una polizia turistica venga vagliata, la Conferenza del turismo ha prodotto altre idee per rendere più complicata la vita dei proprietari di appartamenti turistici.
In primo luogo, quest’estate arriverà la targhetta obbligatoria – con il codice identificativo turistico provinciale (Cipat) da mostrare sulle porte delle case per vacanze. Una misura che punta a palesare il business turistico spesso sotterraneo.
La Conferenza valuta anche di introdurre nuovi criteri per chi affitta ai turisti. Gli stessi a cui devono obbedire gli hotel: rilevatori antincendio, certificati anti-legionella, e posti auto obbligatori. Tutte spese in più per i proprietari, che a questo punto potrebbero tornare a considerare contratti lunghi per residenti. «Dopodiché, fatte le regole, serve un organo di controllo preparato sul tema turistico» dice Rigatti, in riferimento alla cosiddetta polizia turistica.
L’Apt ha tutto l’interesse a liberare spazio residenziale non solo perché gli affitti turisti rovinano la qualità dell’offerta alberghiera. C’è il grosso problema della mancanza di personale. Gli stagionali del settore ricettivo latitano: il calo fisiologico registrato dopo la pandemia – con una grande fetta di capitale umano dirottato su altre industrie, visto lo stop di due anni – si somma al fatto che l’Alto Garda non offre alloggi e quelli che ci sono, sono cari.
«Stiamo promuovendo la pratica della garanzia – aggiungono dall’Apt – ossia spingere i datori di lavoro a garantire per il personale in affitto per sei, otto mesi». Sperando di convincere i proprietari che il lavoro e i residenti sono necessari ad assicurare le «buone vacanze» altrui.