L'iniziativa
domenica 24 Settembre, 2023
di Davide Sgrò
Si è tenuta ieri, nella chiesa arcipretale di Lavis, la Messa in ricordo di Paolo Rizzolli, il giovane lavisano scomparso lo scorso anno a causa di un batterio che se lo è portato via in pochissimi giorni.
Aveva diciotto anni, frequentava l’oratorio e stava lavorando ad un fumetto volto a raccontare la vita di Sant’Udalrico, per poi consegnarlo alla comunità e far conoscere la vita del Patrono di Lavis soprattutto ai più piccoli: oggi quel fumetto è diventato un progetto prezioso promosso dal Piano Giovani di Zona, e il logo dell’Anno Udalriciano è diventato proprio quello disegnato da Paolo poche settimane prima di morire.
La scomparsa del giovane è stata un terremoto per tutta la comunità: quella sera di un anno fa, in oratorio, ci si era ritrovati per pregare affinché Paolo, ricoverato da qualche giorno in ospedale, potesse stare meglio. Giunti in oratorio era arrivata la terribile notizia: sconforto, paura, tristezza, ma anche rabbia. Non poteva essere vero, non era giusto, non così giovane, non così.
Nessuno immaginava ciò che sarebbe successo, nessuno ha saputo trovare le parole, ma ciò che colpisce della testimonianza di Paolo è che la sua morte non è significata la fine. Da un anno a questa parte, infatti, lui è sempre più presente, nei ricordi degli amici, nelle testimonianze degli amici, nei ricordi costanti che fanno di lui presenza viva non solo all’interno dell’oratorio ma soprattutto nella quotidianità dei tanti che lo frequentano.
«La sofferenza ci ha colpiti e ci ha divorati – ricorda Marina Leonardelli, amica di Paolo -. All’inizio sembrava di essere paralizzati, poi lui ci ha dato la forza di continuare a guardare avanti: è successa una cosa straordinaria, abbiamo intessuto una rete formata da tutti coloro che hanno sofferto per questa perdita. Abbiamo stretto legami con le persone che lui frequentava e con la sua splendida famiglia che ha guadagnato tanti figli che vogliono loro un mondo di bene».
Agnese, la fidanzata di Paolo, al funerale aveva detto ai presenti che se c’era una cosa che Paolo le aveva insegnato, questa era la fede: ecco, quella fede che proprio attraverso la sua scomparsa è stata il gancio in mezzo al cielo, l’esempio da seguire per tanti di quei giovani che di fronte al lutto non sapevano come orientarsi, non sapevano a chi rivolgersi, erano sconfortati e avevano paura. La testimonianza di Paolo è stata quella luce che ha permesso all’oratorio e alla comunità di proseguire, di elaborare il lutto e di trasformarlo in esempio di vita vera e gratuita che il giovane, nella sua semplicità, è riuscito a donare.
«Tutto ciò mi ha dato una mano: è stato un anno di perdita, ma anche di scoperta di Paolo – conclude Marina -. Sono venuta a sapere aspetti di lui in una realtà che non conoscevo. Ho ritrovato Paolo negli aneddoti scambiati coi suoi amici che ora sono anche miei amici, e gli ho voluto ancora più bene. In un certo senso questo fa provare ancora più nostalgia, ma non importa. È giusto così».
Paolo non sarà mai dimenticato e verrà presto omaggiato dalla comunità: il nuovo bar dell’oratorio, realizzato con i fondi raccolti al funerale del ragazzo, sarà inaugurato ufficialmente e sul bancone sarà apposta una delle frasi che amava ripetere.