L'appuntamento
domenica 24 Settembre, 2023
di Gabriele Stanga
Fare ridere con la musica: concerti in seggiovia, incontri tra personaggi improbabili, strumenti che diventano elementi di scena e soprattutto tanta, tanta ironia. E poi, il teatro, il cinema, la televisione, persino un’apparizione su Topolino. La Banda Osiris, capitanata da Giancarlo Macrì, torna ai Suoni delle Dolomiti, dove si esibirà per l’ottava volta. Per l’occasione il gruppo, accompagnato dai musicisti del Conservatorio Bonporti e sotto la direzione del maestro Fontolan, eseguirà la fiaba musicale «Pierino e il Lupo» di Prokof’ev. L’appuntamento è previsto per le ore 12 di sabato prossimo, in località Pradalago, vicino a Madonna di Campiglio. In caso di maltempo si recupererà alle ore 17.30 al Palacampiglio.
Otto volte ai Suoni delle Dolomiti, signor Macrì, questo festival è un po’ anche casa vostra?
«Sì, è l’ottava volta che veniamo qui come Banda Osiris. La prima fu nel 2005, dall’ultima, invece, è passato un po’ di tempo a causa del Covid, credo fosse il 2015 o 2016. Ai Suoni delle Dolomiti abbiamo fatto i concerti più impensabili. Ricordo la follia del concerto in seggiovia, con altri 24 musicisti, sul testo di Tiziano Scarpa, poi il trekking musicale, in cui si suonavano anche foglie e tutto diventava strumento, o il concerto con due gemelle soprani lirici, con le quali creammo alcune gag. Ci siamo divertiti molto e abbiamo trovato supporto nei nostri esperimenti».
E quello del 30 che esperimento sarà?
«Sarà un concerto abbastanza classico in questo caso. Eseguiremo la fiaba musicale di Prokof’ev “Pierino e il lupo”. Abbiamo mantenuto intatto tutto il testo, cambiando un po’ la musica. Non ci sarà la classica orchestra ma una di fiati, con ottoni e clarinetti, oltre alle percussioni e ad una soprano lirica. In più ci saranno tante sorprese».
Ad esempio, quali?
«Pierino incontrerà Biancaneve ma anche Batman e Michael Jackson. Tutti incontri un po’ particolari ed ironici, che comporteranno alcune trasformazioni musicali nella partitura. Per questo vogliamo ringraziare il Conservatorio Bonporti di Trento e il maestro Fontolan, che ci hanno dato la loro completa disponibilità. Non tutti accettano di seguire le nostre rivisitazioni, occorre anche la capacità di essere ironici e divertirsi, oltre che far divertire il pubblico».
Quanto è difficile far ridere attraverso la musica?
«Non è facile anche perché spesso non è una cosa che viene vista di buon occhio e si perde una fetta di pubblico, specie con la musica classica. Poi ci sono tanti modi di farlo. Elio e le storie tese ad esempio sono bravissimi ad utilizzare i testi e la vocalità per questo scopo. A noi interessa di più l’aspetto puramente musicale, proponendo accostamenti melodici e strumentali strani, ma anche, ad esempio, nella performance utilizzando gli strumenti non solo per fare musica ma anche come elemento scenografico. Si può trasformare una tromba in una proboscide, uno strumento può diventare qualcos’altro con la fantasia. Un’altra difficoltà è che bisogna fare ironia su qualcosa di conosciuto, altrimenti il pubblico farà fatica a capire».
Con la Banda Osiris avete lavorato sia nel mondo della televisione che in quello del cinema, quali sono le principali differenze?
«Sono due mondi molto diversi, nel cinema si lavora più a tavolino, la colonna sonora si fa quando il film è già stato girato e montato, in genere. C’è un po’ di costrizione da questo punto di vista. Poi ci sono registi come Garrone, con cui la musica viene scelta prima e le scene vengono girate già su di essa. Questo dà tutto un altro valore alla colonna sonora. Ad esempio, in “Primo amore”, che è il film al quale abbiamo partecipato che ha vinto più premi, non c’è tantissima musica, in realtà, ma questa risalta in modo particolare. Con la televisione, invece, non ci si affida solo al proprio lavoro ma tanto anche su quello degli altri. Magari una gag è uscita particolarmente bene o funziona da quarant’anni ma se il regista sbaglia l’inquadratura è da buttare. Siamo stati per tanto tempo alla trasmissione “Pista!” con Nichetti, che andava in onda su Rai 1 ed era sponsorizzata da Walt Disney, siamo anche finiti in una storia di Topolino, disegnata da Giorgio Cavazzano (ride). È una cosa che non tutti possono vantare».
E quale dei due mondi sente più vicino?
«In realtà, tra i media il più vicino al teatro, che è il nostro spazio d’elezione, penso sia la radio. In radio bisogna giocare con la fantasia, si creano mondi particolari che la televisione non ti dà la possibilità di creare perché deve essere tutto molto concreto e ancorato alla realtà».
Lei prima ha parlato della collaborazione con Matteo Garrone, ha visto il suo nuovo film?
«Non ho ancora visto il film ma ho sentito Matteo, con cui ho mantenuto un bel rapporto negli anni. Sono contento del successo che sta avendo. È un film con un tema importante ma non sono sorpreso, l’aspetto sociale è sempre stato centrale nei suoi film, già da “Ospiti” del 1998, in cui si parlava della vita di due giovani albanesi a Roma o anche in “Primo amore”, ispirato dal romanzo “Il cacciatore di anoressiche”. Sono tutte storie di personaggi strani, un po’ ai margini».
Qual è, invece, il momento musicale che ricorda con più piacere in questi anni di carriera?
«Credo sia lo spettacolo “Guarda che luna”, con Stefano Bollani e Gianmaria Testa. Ci siamo divertiti molto in quello show. Stefano è molto ironico, abbiamo collaborato anche a “Primo piano”, in cui si racconta la vita del pianista in chiave comica, come quando immagina la sua morte che arriva sempre sul palcoscenico».
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