ECONOMIA
martedì 26 Settembre, 2023
di Margherita Montanari
Quasi una famiglia trentina su cinque non ha la capacità di risparmiare, di mettere da parte risorse utili per far fronte a imprevisti o emergenze. E infatti la percentuale di nuclei familiari che rischiano di finire in rosso nel caso si presentasse la necessità di pagare per acquisti o servizi non messi in conto è più che raddoppiata negli ultimi vent’anni. La quota di cittadini che davanti a un’emergenza dovrebbero indebitarsi o tagliare le voci di spesa essenziali (alimenti, bollette, trasporti, cure) è raddoppiata in un anno, tra il 2021 e il 2022, arrivando al 36,9% (+15,4%).
Nel 2004, quasi il 57% delle famiglie dichiarava di aver difficoltà a risparmiare. Negli ultimi diciotto anni non si legge una contrazione o una crescita costante delle situazioni di difficoltà. Ma ci sono alcuni picchi. Un aumento significativo è stato raggiunto nel 2018, quando il 73% delle famiglie sondate dall’Istituto di statistica della provincia di Trento ha detto di non riuscire a risparmiare. La percentuale è via via scesa, fino al 2022, quando è passata dal 41,8% al 43,8% (+2%). Significa che quasi una famiglia su due non mette da parte soldi che potrebbero servire per emergenze o anche per investimenti, ad esempio per l’educazione dei figli.
Uno dei risultati è anche il maggior ricorso del credito al consumo. Ci si indebita per comprare beni o servizi. Negli anni, i consumatori trentini hanno continuato a indebitarsi per comprare a rate prodotti di consumo: al marzo 2023, segnala la Banca d’Italia, i prestiti dei trentini per acquisti a rate sfiorano i 946 milioni di euro, l’81% in più di sette anni fa (vedi «Il T» del 10 settembre). Si spende e il rischio è non riuscire a risparmiare e far fronte agli imprevisti. Sempre prendendo come riferimento sette anni fa, il 2015, era il 25% delle famiglie a non riuscire a far fronte a spese non messe in conto. Alla fine dell’anno scorso, quella cifra è salita al 36,9%. Dal 2021 al 2022, la percentuale di nuclei in difficoltà è aumentata del 15,4%. Nell’arco di diciotto anni, dal 2004, è triplicata.
La capacità di risparmio e la capacità di far fronte a spese impreviste presentano delle incognite anche nell’anno in corso. Dal 2023 non bisogna attendersi uno scenario tanto più roseo. Nonostante il rallentamento dell’inflazione (ad agosto, secondo Istat, l’inflazione è cresciuta del 3,8% rispetto allo stesso mese dell’anno), i prezzi dei beni di prima necessità sono rimasti alti. Corrono quelli dei generi alimentari, ma anche dei prodotti energetici. La benzina supera spesso i 2 euro al litro e il costante rallentamento dei prezzi delle bollette è un segnale positivo ma non sufficiente. Senza contare i tassi d’interesse che hanno gonfiato le rate dei mutui da ripagare. Fattori che potrebbero costitutire un nuovo affondo ai bilanci familiari già in difficoltà.
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