la protesta
mercoledì 27 Settembre, 2023
di Marco Ranocchiari
«Senza casa come studio?», recitava uno striscione appeso tra due tende, ieri mattina davanti alla facoltà di Sociologia. Era il presidio organizzato dall’Udu Trento contro il caro affitti, un problema che attanaglia moltissimi studenti universitari e le loro famiglie, «per un vero diritto allo studio». Una mattinata di protesta pacifica ma determinata, in cui agli esponenti dell’organizzazione si uniscono molti studenti di passaggio, prima ignari della mobilitazione, a testimoniare che quello degli affitti alle stelle è un tema sentito all’università.
«Abbiamo piantato le tende a Sociologia, un luogo simbolo perché un tempo rappresentava una facoltà aperta a tutti, mentre oggi l’università sta diventando sempre più esclusiva», commenta Luca Pistore, coordinatore di Udu Trento. «I problemi che a partire dalle proteste dello scorso maggio (quando gli studenti avevano campeggiato per giorni davanti al Palazzo della Regione in Piazza Dante, ndr) abbiamo cercato di portare all’attenzione delle parti politiche non sono stati affrontati. L’università versa in una situazione di deficit, che alla chiusura del 2022 appariva di circa 4 milioni ma che in realtà potrebbe sfiorare i 15. Intanto il caro affitti continua ad essere preminente e non c’è una regia provinciale. Anzi, c’è una non-volontà politica di investire sull’università, che è vista come un peso quando dovrebbe essere una risorsa».
Gli studenti chiedono un deciso cambio di rotta. Da un lato uno sforzo per colmare il deficit, segno per gli studenti di una scarsa attenzione da parte della politica. Dall’altro propongono una serie di investimenti, per esempio in appartamenti da affittare in canone concordato, la costruzione di studentati. Per i quali, grazie al recente sblocco dei fondi per la costruzione del ‘blocco G’ da 110 posti letto allo studentato di San Bartolomeo, qualcosa in realtà si muove, ma «non abbastanza». Un altro alloggio promesso, quello di Piedicastello, è intanto fermo per problematiche di sicurezza in quanto a rischio frana e difficilmente rischia di essere utilizzato.
A livello politico, continua Pistore, il gruppo domanda l’istituzione di «un tavolo permanente di regia provinciale a cui partecipino non solo gli studenti ma chiunque si trovi a fronteggiare la crisi abitativa, a partire da chi si prova alle prese con gli sfratti. Il problema è enorme, ma senza volontà politica non si va da nessuna parte».
«Una soluzione almeno temporanea potrebbe risiedere in una collaborazione tra Opera Universitaria e Itea per riconvertire parte delle migliaia di appartamenti sfitti in città», aggiunge Francesca Marsella, rappresentante studentesca e iscritta, fuori sede, a Giurisprudenza. «Al momento la situazione è drammatica. I prezzi per una stanza si aggirano in media sui 345 euro mensili, ma superano i 400, 450 contando le spese. Per una doppia siamo sulle 250. Una spesa non sostenibile per una famiglia con difficoltà economiche, che compromette il diritto allo studio di molte persone».
Molti tra i presenti raccontano storie di ordinaria, ma non per questo giustificabile, difficoltà tra fuori sede. Come quella di Enrico, studente di sociologia, che fino a pochi mesi fa pagava «280 per una doppia, tutto incluso, ma in nero» e si è visto aumentare il canone di punto in bianco. Un suo amico, che preferisce restare anonimo, racconta di come il proprietario abbia tentato per un anno di addossargli gli aumenti dell’energia nonostante pagasse per le spese una somma forfettaria: «Tra chi affitta c’è spesso un’ampia dose di improvvisazione. A Trento, nonostante sia una città universitaria, manca una cultura degli alloggi per gli studenti».
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