Il caso

venerdì 29 Settembre, 2023

Morta F36, l’orsa che la Provincia voleva uccidere. Aperta un’inchiesta

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Due i «falsi attacchi» recenti. La carcassa era in val Bondone, cause da accertare

È stata trovata morta mercoledì sera in val Bondone, nel comune di Sella Giudicarie dove si aggirava, l’orsa F36. E per capire cosa sia successo all’esemplare su cui pendeva un decreto di abbattimento emanato dalla Provincia, bisognerà attendere l’autopsia. «Da un primo esame esterno della carcassa non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte» scrive la Provincia, dando la notizia dell’accertamento effettuato dagli uomini del corpo forestale Trentino che si sono mossi dopo che si è attivato il sensore di mortalità di cui è dotato il radiocollare dell’orsa. Radiocollare il cui segnale si sarebbe fermato 48 ore prima. Il recupero della carcassa è avvenuto ieri mattina «in considerazione delle caratteristiche accidentate del punto di ritrovo», poi il trasferimento all’Istituto Zooprofilattico per gli accertamenti del caso. In attesa di conoscere gli esiti dell’autopsia la Procura di Trento ha aperto al momento un fascicolo al momento conoscitivo, un modello 45, senza indagati né ipotesi di reato. Al momento non trapela nulla sulle cause. Non è escluso comunque che F36 possa essere anche stata attaccata da esemplari maschi. Per gli animalisti, che avevano presentato diverse istanze al Tar per salvare l’orsa di sette anni, preoccupati anche per il suo cucciolo, non è affatto una casualità. Lei, F36, era appunto l’esemplare per il quale il presidente Maurizio Fugatti, a inizio settembre, aveva emesso un’ordinanza di cattura e abbattimento. Una condanna a morte, questa, dopo che l’animale si era reso protagonista di due incontri ravvicinati, o meglio «falsi attacchi» — a due cacciatori e a una coppia che aveva inseguito — nella zona di Roncone e Sella Giudicarie, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Il Tar di Trento, solo poco più di una decina di giorni fa, aveva decretato che F36 poteva essere catturata, sospendendone però l’uccisione. La decisione sulle sorti dell’esemplare con cucciolo spettava al tribunale amministrativo il prossimo 12 ottobre, trattando l’incidente cautelare.

Animalisti: «Morte annunciata»
Gli animalisti non credono alla casualità della morte di F36 «alla luce della sospensione del provvedimento di abbattimento decisa dal Tar di Trento e del rigetto da parte del Consiglio di Stato del ricorso proposto dalla Provincia sul decreto cautelare». Pretendono «massima chiarezza» e non intendono stare a guardare. «Si tratta del secondo orso nel giro di pochi mesi, dopo M62, che viene ritrovato senza vita a seguito degli atti di condanna a morte firmati da Fugatti — dichiara Massimo Vitturi, responsabile Lav, Animali Selvatici — non crediamo affatto alle coincidenze, motivo per cui chiediamo il coinvolgimento del Centro nazionale di Referenza del Ministero della Salute per la Medicina Forense Veterinaria, così da accertare senza ombra di dubbio il motivo e la dinamica della morte di mamma orsa». La preoccupazione degli animalisti è per il cucciolo di F36, «che ha meno di nove mesi e che, lasciato a se stesso, corre un gravissimo rischio. Chiediamo che il Parco Adamello Brenta possa avviare fin da subito un monitoraggio intensivo per soccorrerlo nel caso in cui si trovasse in difficoltà» la richiesta di Lav che non molla. «Nel caso in cui l’autopsia dovesse dimostrare che la causa di morte di F36 è riconducibile a un atto umano, Lav si costituirà parte civile nel procedimento e valuterà l’ipotesi di istigazione a delinquere». In campo anche Wwf Italia: «Nel caso si attesti che la morte di F36 sia stata provocata da atti illegali, chiediamo si svolgano indagini accurate e si accertino eventuali responsabilità: presenteremo un esposto, richiedendo l’immediato accesso ai referti e la nomina di un consulente di parte». Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali, chiederà addirittura «di essere presente all’autopsia dell’orsa con un proprio perito» e nelle prossime ore invierà «una richiesta di accesso agli atti riservandosi ulteriori azioni, anche penali, sulla base della documentazione che sarà fornita». Sempre Oipa chiede che «sia messo in atto un accurato e costante monitoraggio del cucciolo rimasto orfano». Ad attivarsi con i legali anche Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’ambiente, che dichiara: «Occorre fare immediatamente chiarezza: perciò presentiamo denuncia alla Procura di Trento» ha annunciato. «Nel clima di odio e paura alimentato dall’amministrazione provinciale il rischio di atti di bracconaggio è elevatissimo — ha detto — Peraltro non si è saputo più nulla della causa della morte di M62 e di altri orsi di cui sono stati ritrovati i resti quest’estate».
A muoversi anche Leal, come fa sapere il suo presidente Gianmarco Prampolini: «Abbiamo già dato mandato ai legali per fare chiarezza sulle cause del decesso dell’orsa e sulla sorte dei suoi piccoli. Stiamo presentando istanza di accesso agli atti relativi al ritrovamento di F36 nonché richiesta di partecipazione alle operazione autoptiche che saranno eseguite su F36 a mezzo di un veterinario fiduciario».

Manifestazione il 12 ottobre
Centopercentoanimalisti chiosa: «La misura è colma». E conferma che il 12 ottobre dalle 9.30 ci sarà un presidio davanti alla Provincia di Trento. «Non faremo sconti» annunciano gli attivisti. «In memoria di Fiona, ci impegniamo a continuare la lotta per la protezione della fauna selvatica e a promuovere una coesistenza pacifica tra uomo e natura attraverso la manifestazione organizzata con Centopercentoanimalisti e il Partito Animalista Europeo» dichiara Walter Caporale, presidente degli Animalisti Italiani onlus.