demografia e valli

martedì 3 Ottobre, 2023

Val di Non, Ronzone in controtendenza: in 7 anni 43 abitanti in più

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Il paese non teme lo spopolamento. Il primo cittadino: «Difficile trovare case o terreni liberi: anche le più vecchie sono state tutte vendute»

Mentre diversi sindaci di paesi di alta montagna sono preoccupati dal tema dello spopolamento, non si può certo dire lo stesso di Marco Battisti, primo cittadino di Ronzone. Il paese dell’Alta Val di Non al 31 dicembre 2022 contava 467 abitanti, in aumento di sei unità rispetto al 2021. Un trend in positivo da diversi anni: 428 abitanti del 2018, 438 nel 2019, 439 nel 2020 e ben 461 nel 2021, quando si è registrato il salto più grande: 22 abitanti in più in un solo anno. Andando nel dettaglio dell’ultima analisi (quella al 31 dicembre 2022), di 467 persone, 235 sono maschi, 232 sono femmine. Le famiglie sono 223, mentre gli stranieri sono 54. Nel corso dell’ultimo anno nel registro anagrafico sono stati iscritti quattro bambini per nascita, mentre sono 36 le persone iscritte per immigrazione. Ma a sorprendere maggiormente è il fatto che, tra chi si trasferisce a Ronzone per fuggire dal caos e dello smog delle città, c’è anche una buona percentuale in arrivo proprio dalla Val di Non. «I motivi possono essere tanti – spiega il sindaco Battisti –. Tra questi c’è il fatto che Ronzone si trova in un punto panoramico che domina la valle. Ma è una motivazione che posso attribuire a chi viene da fuori, non di certo ai nonesi. Se mi chiede perché chi abita in Val di Non si sposta a Ronzone, allora ragionevolmente mi viene da pensare che lo facciano perché hanno il desiderio di allontanarsi dalle colture intensive, dal possibile uso di pesticidi per le mele. Ci tengo a dirlo: non ho nulla contro la coltivazione delle mele, che so quanto siano importanti per il territorio e io stesso, da piccolo, sono cresciuto andando a «coir» (la raccolta delle mele). Si tratta di un qualcosa che ha portato e che porta benessere, però è chiaro che qualcuno possa sentire la necessità di allontanarsi dalle coltivazioni». Ma tra la questione panoramica e agricola, c’è anche quella turistica. Ronzone, soprattutto in estate, è meta di diversi visitatori che, in alcuni casi, decidono poi di comprare una seconda casa. «Siamo uno dei paesi con il più alto tasso di seconde case in Trentino – aggiunge Battisti –. E questo lo dobbiamo anche all’offerta turistica. Ad oggi è molto difficile trovare a Ronzone una casa o un terreno libero, anche le abitazioni più vecchie sono state vendute e i prezzi sono aumentati».
L’incremento demografico degli ultimi anni ha portato benefici a 360 gradi. Due attività che erano chiuse da anni (a cui presto si aggiungerà una terza) sono state recentemente riaperte: l’ex Isabel e il Regina del Bosco. La terza è invece l’ex pizzeria Arslan, acquistata da poco da un imprenditore altoatesino intenzionato a ristrutturarla. «Mancherebbe soltanto l’ex albergo Ronzone – aggiunge il primo cittadino –. In generale comunque percepisco che da parte delle persone c’è richiesta anche per terreni edificabili, insomma la gente a Ronzone vuole venire ad abitare». Se è vero che, ad oggi, 143 abitanti sono sotto i 29 anni, c’è una buona fetta di over 65 (113 persone). «Si parla di spopolamento – aggiunge il sindaco –, ma anche la politica deve fare qualcosa e dare risposte concrete. Ci sono alcuni servizi fondamentali che devono essere garantiti. Nel 2020, in Alta Val di Non, sono andati in pensione quattro medici di base e dal 2021 l’ambulatorio di Ronzone è chiuso, quindi non c’è più un servizio che funzionava una o due volte a settimana per mezza giornata. Ora o si va a Fondo o a Romeno e per le persone più anziane è ovviamente un problema. So che c’è la questione economica di mezzo, ma alcuni servizi andrebbero garantiti». Ciononostante, la mancanza di questi servizi non sembra spaventare troppo il sindaco Battisti. «Mi preoccupa, ma solo relativamente – sottolinea –. Alla fine i numeri parlano chiaro e non sembra che stia pesando. Mi preoccupa di più, invece, il tema delle colture intensive. Basta guardarsi attorno per capire che le coltivazioni di mele stanno sempre più salendo di quota, quando una volta era impensabile. Se arrivassero anche qui da noi, allora questo potrebbe avere un impatto negativo. Per fortuna i Comuni stanno e hanno lottato molto per tutelare i Pradiei (le praterie incontaminate dell’Alta Val di Non, ndr), però il cambiamento climatico rischia di costringere i contadini a salire in quota. Non sarebbe il massimo che chi è venuto a Ronzone per allontanarsi dalle coltivazioni poi, un giorno, se le ritrovasse sotto casa».