cronaca

martedì 3 Ottobre, 2023

Madonna Bianca, sospeso lo sfratto degli Harkati fino a gennaio 2024. Onu: «Fornire un alloggio alternativo»

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Nel frattempo il caso verrà discusso in udienza presso il Tribunale Civile di Trento

Non sono serviti i caschi blu, ma anche l’Onu ha fatto la sua parte nel sospendere lo sfratto della famiglia Harkati dall’appartamento Itea, nelle torri di Madonna Bianca, in cui moglie, marito e tre figli vivono da anni. Oltre al picchetto solidale organizzato dallo sportello Casa per tutti, e partecipato da molti attivisti e non solo, infatti la famiglia aveva una protezione ulteriore: la lettera con cui il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali dell’Onu ha accolto il ricorso presentato dallo sportello contro il loro sfratto. «Il Comitato – scrive l’Onu nella sua lettera di risposta – ha richiesto agli organi competenti (ossia il comune di Trento e soprattutto Itea che ha dato il via allo sfratto, ndr) di prendere misure per evitare danni irreparabili durante l’esame del caso da parte del Comitato, consistenti nella sospensione dello sfratto dall’appartamento in cui la famiglia vive attualmente, oppure in alternativa di fornire loro un differente alloggio adeguato alle loro esigenze».
«Difesi i diritti»
«Questa lettera è un passaggio storico e importante – ha commentato Tommaso Baldo dello Sportello casa per tutti – L’Onu sancisce quello che noi diciamo da tempo: ossia che buttare una famiglia in mezzo alla strada è una violazione dei diritti umani». L’intervento inedito dell’Onu assieme al picchetto partecipato da molte persone (e anche da diversi politici tra cui Paolo Zanella, Claudia Merighi, Filippo Degasperi, Renata Attolini e Jacopo Zannini) ha avuto un primo risultato: la sospensione dello sfratto che è stato rimandato al 31 gennaio del 2024. Quali saranno ora i prossimi passaggi? «Ci aspettiamo che il caso venga discusso in udienza al tribunale civile di Trento – spiega Tommaso Baldo – quella sarà l’occasione per fare chiarezza non solo su questo caso, ma su tutta l’emergenza casa che attraversa tutto il Trentino».
«Non si affitta agli stranieri»
Per la famiglia Harkati la sospensiva dello sfratto significa un gran sospiro di sollievo, ma ora pende come una spada di Damocle sulla famiglia la data del prossimo, possibile, sfratto: il 31 gennaio 2024. Uno sfratto che non è dovuto ad alcun motivo di morosità, ma al semplice fatto che la famiglia è beneficiaria di un alloggio di urgenza. Si tratta della misura attraverso cui Itea consegna un appartamento ad un nucleo che avrebbe i requisiti per l’alloggio popolare, ma che rimane fuori dalle assegnazioni. Una misura che dovrebbe essere appunto emergenziale, un tampone prima che la famiglia entri nel sistema o trovi un’altra sistemazione, ragione per cui al termine previsto Itea ha avviato la pratica di sfratto. «Ma si tratta di regole che erano state fatte venti anni fa – commenta Baldo – Oggi la realtà del problema casa è molto diversa e bisogna tenerne conto». A confermarlo sono anche le parole di Rebeh Harkati. «Io e mio marito lavoriamo e potremmo permetterci un appartamento – racconta la donna – Però per noi è impossibile trovarne uno sul mercato privato. Ci abbiamo provato in tutti i modi ma le agenzie sono state chiare, una mi ha detto: “Signora a stranieri e terroni nessuno affitta case”. Così è impossibile». Il fatto che, nonostante le origini tunisine, entrambi i coniugi e i loro figli siano italiani non fa alcuna differenza.
Fermati gli sfratti
Il tema della casa è uno di quelli su cui da tempo l’opposizione in consiglio provinciale ha lottato per ottenere un cambio di passo. I primi risultati stanno emergendo grazie all’emendamento con cui il consigliere provinciale Paolo Zanella è riuscito a ottenere la sospensiva dei provvedimenti di revoca degli alloggi popolari a partire dal 9 agosto scorso. Solo nel comune di Trento gli sfratti prevenuti grazie a questa misura in poco meno di due mesi sono stati 23. Un dato che dimostra da una parte quanto l’emergenza casa sia destinata a crescere nei numeri e dall’altra quanto sia necessario che la politica e l’intervento pubblico tornino a occuparsi del tema dopo tanti lunghi anni di disinvestimento nell’edilizia pubblica e sociale.