Il nuovo conflitto arabo-israeliano
domenica 8 Ottobre, 2023
Gerusalemme, padre Patton rassicura: «Sto bene, qui un’inquietante calma»
di Donatello Baldo
Il custode di Terra Santa ha mandato un messaggio agli amici. Con lui anche il fratello, il senatore Pietro Patton

Padre Francesco, il trentino Custode di Terra Santa, ha mandato un messaggio agli amici nella mattinata di ieri, quando iniziavano a filtrare le prime notizie di quella che il premier israeliano Benjamin Netanyahu definisce come «situazione di guerra». Poche parole, in cui spiega che a Gerusalemme, dove ha sede la custodia, «le sirene hanno già risuonato più volte». Nel pomeriggio difficoltà di comunicazione, e pure il fratello di padre Francesco, il senatore Pietro Patton, risultava irraggiungibile, anche lui in questi giorni in Terra Santa. «Tutto bene al momento — fa sapere il frate in serata con un messaggio a Il T — e qui a Gerusalemme non sembra ci siano pericoli imminenti e gravi». E padre Patton aggiunge: «Bisogna però aspettare un paio di giorni per capire come evolverà la situazione».
L’unica comunicazione ufficiale è affidata al vicario di padre Patton: «La situazione qui è molto caotica. Molto difficile dire quello che sta succedendo, perché non è ancora chiaro cosa sta accadendo. Quello che posso dire è che in 34 anni che sono qui in Terra Santa, non ho mai visto una cosa del genere». Risponde così, infatti, padre Ibrahim Faltas, dal 2022 vicario della Custodia di Terra Santa, interpellato da Askanews su ciò che sta avvenendo in Israele. E così prosegue: «Io mi trovo a Gerusalemme – prosegue il francescano – noi stiamo bene, grazie a Dio. Ma la situazione è caotica. Qui c’è una sorta di coprifuoco, non c’è nessuno in strada, tutti sono a casa perché la gente ha paura. Abbiamo rimandato i ragazzi a casa dalla scuola. Una cosa mai vista».
Una cosa più preoccupante delle stagioni passate dell’Intifada, o delle rappresaglie da una parte e dall’altra dei confini tra lo Stato di Israele e i Territori occupati, tra cui la Striscia di Gaza su cui si è scatenata, dopo l’attacco di Hamas, la ritorsione dell’esercito di Netanuahu. «Non c’è stata nessuna avvisaglia, il clima non era quello di un’escalation». Lo afferma don Lino Zatelli, profondo conoscitore della Terra Santa, dove si reca in continuazione e dove si recherà di nuovo tra una quindicina di giorni. «Ora sono in Portogallo, e al mio rientro prendo un volo per Tel Aviv. Ci vado anche in questa situazione, ci mancherebbe», afferma il sacerdote. «Solo se mi annullano il volo, solo se interrompono i collegamenti rinuncio al viaggio». E una volta atterrato va da padre Francesco: «Sono stato il suo parroco, certo che vado subito da lui». Don Zatelli in queste ora sta raccogliendo tutte le informazioni possibili si quale sia la situazione: «Ho sentito i miei amici, amici da più di trent’anni. E mi dicono che la situazione è seria. Più al sud, meno al nord del Paese, dove comunque hanno consigliato di aprire i bunker». Spiega che «a Gaza non ci sono pertinenze della Custodia» guidata da padre Patton, «ma ci sono molte comunità cristiane». E aggiunge: «Mi dicono che la cosa è preoccupante proprio perché non era annunciata. Non c’è stata un’escalation, nessuna avvisaglia. Non come altre volte in cui gli attacchi massicci erano conseguenza di attentati o di azioni precise».
Di quanto sta accadendo in Medio Oriente ha parlato ieri anche Pierbattista Pizzaballa, predecessore di Patton alla giuda della Custodia di Terrasanta ed elevato alla porpora cardinalizia soltanto pochi giorni fa. Pizzaballa è patriarca di Gerusalemme dei Latini, responsabile di tutte le parrocchie diffuse in Israele e Palestina, tra cui alcune nella Striscia di Gaza: «Siamo in una emergenza molto grave e temo che si arriverà alla guerra». Al Sir, l’organo di stampa della Conferenza episcopale italiana, il presule commenta così la situazione: «È una campagna militare da ambo i lati, molto preoccupante per le forme, per le dinamiche e per l’ampiezza. Si tratta di novità molto tristi. La presa di ostaggi israeliani, fenomeno in nessun modo giustificabile — sottolinea il cardinale — non farà altro che favorire una maggiore aggressività da ambo i lati, soprattutto da parte israeliana». E ricorda la piccola comunità cristiana di Gaza, poco più di 1.000 fedeli dei quali solo un centinaio cattolici, appartenenti all’unica parrocchia latina della Striscia, dedicata alla Sacra Famiglia: «Sappiano che, come sempre, non saranno lasciati soli e che questo è un momento in cui dobbiamo essere uniti più mai».
Dal porporato un appello anche alla comunità internazionale: «La comunità internazionale deve ritornare a prestare attenzione a quanto accade in Medio Oriente. Gli accordi diplomatici e quelli economici non cancellano un dato di fatto: esiste una questione israelo-palestinese che ha bisogno di essere risolta e che attende una soluzione».