Alto Garda
domenica 8 Ottobre, 2023
di Davide Orsato
Con l’autunno si avvicina la «resa dei conti» per il servizio psichiatrico dell’Alto Garda. Una rivoluzione che passa, secondo le intenzioni indicate dall’azienda per i servizi sanitari, per l’eliminazione dei sedici posti posti letto che verranno sostituiti da quindici «h24», alle Palme. Un cambiamento che era stato annunciato, assieme alla riorganizzazione generale del servizio in tutta la provincia, con l’istituzione di un nuovo dipartimento «transmurale», in grado di connettere sia la presa in carico nelle strutture sia l’attività ambulatoriali del territorio.
A febbraio era stata indicata anche una data di massima: settembre. Mese che si è concluso, senza nessuna novità in vista, mentre sono ancora in corso i lavori di risistemazione alle Palme, struttura che ospiterà il servizio h24. Ma le polemiche, registrate già all’indomani della presentazione della nuova organizzazione non si placano. E c’è chi ora dichiara: «Con il nuovo assetto il Trentino rischia di non rispettare le normative».
A denunciare la situazione è Felice Ficco, già primario ad Arco, già promotore di una serie di iniziative, tra cui il flashmob che si è tenuto lo scorso febbraio ed estensore di una lettera aperta che è stata inviata ai sindaci di Arco, Alessandro Betta, di Riva, Cristina Santi, oltre che a tutti i primi cittadini della comunità di valle Alto Garda e Ledro, nonché al presidente di quest’ultima, Claudio Mimiola. Il nodo del contendere è quanto stabilito in conferenza Stato – Regioni il 21 dicembre 2022: servono almeno 16 posti letto di Spd per trecentomila abitanti. Per la Provincia (e per l’Apss) il criterio è rispettato: con i due reparti di Trento e Borgo Valsugana si arriva a 32, su un totale di 543 mila abitanti di tutto il Trentino.
«Il limite viene rispettato — spiega il dottor Ficco — per quanto riguarda gli Spdc, ma per mantenere lo standard della psichiatria, un posto letto ogni diecimila abitanti, si dovrà attingere necessariamente all’offerta convenzionata – accreditata. In altre parole, si opera un significativo ridimensionamento dell’offerta ospedaliera pubblica a favore di quella privata. Ci sarebbe, certo, un’altra soluzione, è quella di forzare il limite dei sedici posti letto in Spdc, ma non sembra questa la strada scelta: eppure si tratta di un’ipotesi più concreta, già ampiamente utilizzata in alcune regioni».
Secondo Ficco, «l’indicazione che arriva dalla conferenza Stato Regioni era stata prevista per rafforzare la rete dei servizi ospedalieri pubblici di psichiatria, ad esempio nelle aree interne o montane, e non per ridimensionare il numero, come di fatto sta avvenendo. Con la chiusura dell’Spdci di Arco, invece, si depaupererà l’assistenza ospedaliera per i pazienti in fase acuta, andando anche contro le normative nazionali. Il tutto con una ricaduta negativa su tutta la parte meridionale della Provincia». Il progetto prevede che almeno 15 posti siano recuperati: sette con quelli dedicati alle acuzie per gli adolescenti e i giovani adulti, otto per il servizio h24. «Una proposta, però, molto diversa dall’Spdc — conclude Ficco— la cui richiesta di servizi risulta in aumento».