Terra Madre
lunedì 9 Ottobre, 2023
di Johnny Gretter
«Non ci sono più le mezze stagioni», è un luogo comune che, per quanto abusato, ha assunto ultimamente un significato inquietante. Con la crisi climatica in atto, le stagioni tendono a essere più imprevedibili rispetto al passato, segnate da eventi climatici irregolari o tragicamente disastrosi. In una situazione come questa, la biodiversità del territorio è sempre più in pericolo, dalle coltivazioni alle foreste. Un caso emblematico è quello dei funghi: con una breve ricerca su Google, si nota come molte notizie degli ultimi anni mettano periodicamente in evidenzia il rapporto tra la siccità dei mesi estivi e la conseguente penuria di funghi. Ma la scarsità di funghi è davvero così diffusa in Trentino? Il cambiamento climatico come sta influenzando la loro raccolta e la loro quantità? Abbiamo posto queste domande a Monica Fontanari e ad Alex Dallago, micologi del gruppo perginese dell’Associazione Micologica Bresadola che lavorano rispettivamente per l’APSS e la Fondazione Edmund Mach.
«Com’è successo alla mostra micologica del gruppo Don Porta di Riva del Garda, anche nel resto d’Italia molte iniziative simili sono state sospese per la mancanza di funghi», spiegano i due esperti. «Tuttavia, la situazione in Trentino è piuttosto variegata. Si tratta di una regione che vanta diversi ambienti, dalla macchia mediterranea di Riva e Arco al clima di montagna delle zone alpine dove la crescita fungina è ancora spettacolare. All’ultima tavolata micologica che abbiamo organizzato siamo riusciti a raccogliere circa 150 specie. In linea di massima, la crescita di funghi è influenzata dall’umidità, dalla pioggia e dal vento che, quando è secco, può impedire ai funghi di crescere. In questo periodo, nonostante la mancanza di pioggia, l’aria carica di umidità che viene da Sud sta favorendo la crescita di molte specie».
Il 2023 ha visto una crescita importante di funghi commestibili nel mese di luglio, a causa delle piogge a cui è seguito un calo a inizio agosto, mentre ora sono diffusi i porcini. Il caldo anomalo degli ultimi giorni ha infatti favorito lo sviluppo delle morette anche sopra i 1400 metri di quota. «Una volta i funghi crescevano secondo una certa stagionalità, estiva e autunnale, ed era possibile programmare la raccolta, almeno in parte», aggiunge Dallago. «A causa del cambiamento climatico, invece, troviamo a quote più alte specie fungine tipiche della macchia mediterranea. Stagioni come l’autunno e la primavera stanno diventando sempre più simili e così troviamo più avanti nell’anno funghi che sarebbero tipici del periodo primaverile. La distribuzione sempre più irregolare delle piogge sta creando situazioni imprevedibili». Anche il maggior numero di eventi meteorologici disastrosi a sua volta può influire sulle specie di funghi presenti nei boschi. «Un altro elemento importantissimo è stato, purtroppo, la tempesta Vaia, che ha cambiato le specie arboree presenti in Trentino», evidenzia invece Fontanari. «L’abete rosso è stato devastato dalla tempesta e dal bostrico, e questo comporterà la crescita di specie fungine che prima erano meno diffuse e che adesso si ritrovano a fare simbiosi con piante diverse rispetto a prima. La biodiversità sta cambiando, una cosa che per noi è drammatica: quando un ambiente naturale viene devastato, inevitabilmente se ne instaura un altro. È una cosa che ci tocca da vicino, perché chi si occupa di micologia è costantemente stimolato a imparare cose nuove: la macchia mediterranea presenta specie diverse di funghi e più difficili da riconoscere anche per noi, quindi siamo sempre spinti a essere sempre più informati». Insomma, se non si può dire che negli ultimi anni la raccolta dei funghi sia necessariamente più difficile o più scarsa, essa è comunque diventata decisamente più irregolare. «Quest’anno abbiamo assistito all’alternarsi di zone con moltissima produzione fungina ad altre che invece non avevano quasi nulla», proseguono gli esperti. «Questo ha avuto un impatto anche sulla vita associativa: se c’è la percezione che in una certa area la crescita dei funghi sia assente allora i gruppi si passano meno informazioni. Per questo si creano situazioni come quella della mostra micologica del Gruppo Don Porta, un evento importantissimo dal punto di vista informativo dove i micologi dipanano i dubbi dei raccoglitori».
Un ultimo cambiamento registrato negli ultimi anni è stata la crescita abnorme delle specie tossiche. «È una situazione dovuta a fattori come le piogge acide, l’alterazione del pH del terreno in alcune zone o anche il cambiamento del clima», spiega ancora Fontanari. «Finora questo aumento non ha creato problemi evidenti, ma il fungo rimane uno degli alimenti con più rischi in relazione al suo consumo. Si devono sempre rispettare alcune norme per mangiarli in sicurezza: è importante che i funghi siano consumati in modiche quantità, vista la pesantezza dell’alimento e non mangiare funghi troppo vecchi, imbevuti d’acqua o infestati da vermi e muffe oppure conservati in buste di plastica, dove possono fermentare e dare origine a tossinfezioni e infezioni alimentari. Non si devono assolutamente consumare funghi crudi, che possono causare intolleranze e allergie. È necessario poi fare attenzione alle morette, il tricholoma squarrulosum, spesso confuso col tricholoma pardinum, che è velenoso. È sempre consigliato far controllare i funghi da un micologo: per questo, la nostra associazione è sempre presente in Piazza della Vittoria a Trento».
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