Il caso

mercoledì 11 Ottobre, 2023

Figlio discriminato perché disabile: in tribunale l’hotel di San Martino di Castrozza

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L’udienza nel 2024, la madre ha chiesto il risarcimento simbolico di un euro: «Una battaglia culturale»

Lo ha annunciato e lo ha fatto. Cecilia Bonaccorsi, mamma leonessa, ex farmacista nella capitale, assieme al marito Remo Pimpinelli ha trascinato in tribunale l’albergo «Colbricon Beauty & Relax» di San Martino di Castrozza. La famiglia romana ha appunto fatto causa alla struttura a 4 stelle «per discriminazione di persone disabili, in base alla legge 67 del 2006; per l’atteggiamento tenuto nei confronti di mio figlio, trattato come un cane, non ammesso nella sala ristorante comune» riferisce la donna. Che racconta come la loro sia una battaglia culturale, per il loro Tommaso, 25 anni, disabile cognitivo e non vedente, «e per tutti i disabili». Come l’obiettivo sia quello di «far capire ai due albergatori, padre e figlia, che si sono comportati male; per far cambiare loro atteggiamento», augurandosi che il procedimento che si aprirà tra cinque mesi al tribunale civile «serva loro di crescita». Se poi, prosegue mamma Cecilia, «il giudice dovesse disporre per gli albergatori un percorso formativo-riabilitativo in qualche struttura o attività per disabili allora sarei la persona più felice del mondo. Mi ha fatto male quanto successo ma voglio girare pagina. Mi piacerebbe però che a loro servisse di lezione». Eloquente anche il fatto che la famiglia abbia chiesto un risarcimento simbolico. Di un solo euro. «Se il tribunale dovesse riconoscercelo io quell’euro, che per me varrà un milione, me lo incornicio: mi è costato molto dal punto di vista emotivo, lo schiaffo è stato forte ma ho le spalle dure, fosse capitato ad altri genitori ne sarebbero usciti distrutti». Se poi dovesse essere disposto dal giudice un risarcimento più consistente «allora devolverò il tutto a un’associazione nazionale che si occupa di disabili, non però a quelle in cui opero io» fa sapere Cecilia Bonaccorsi che si prodiga per tanti giovani come il suo Tommaso, affetto dalla sindrome di Norrie. «È la mia cocaina: portare i ragazzi con disabilità ad affrontare avventure che le famiglie ritengono impossibili. Il mio sogno è quello di portare alcuni di loro, anche gravi, sul Gran Sasso, e chissà che i due del “Colbricon” si offrano come volontari».
In aula tra cinque mesi
L’udienza in tribunale si terrà a marzo 2024, a distanza di un anno quindi dell’episodio di «pesante discriminazione» denunciato allora a stretto giro con un post Facebook dalla stessa 67enne presidente dell’associazione «Con i miei occhi» che si occupa di disabili della vista. Un episodio di disumanità finito alla ribalta delle cronache nazionali. «La responsabile dell’hotel ci ha proposto di cenare in disparte, in una saletta separata e dai vetri ambrati oscurati, perché, è stata la motivazione, alcuni clienti si erano lamentati di mio figlio» aveva raccontato allora l’ex farmacista che non era riuscita a ribattere «tanto ero basita e incapace di capire» aveva spiegato al tempo, lasciando la struttura prima del previsto, rispedendo al mittente le scuse dell’hotel arrivate dopo ore. «Quell’email l’ho trovata offensiva. Una toppa peggio del buco» aveva sbottato. Ma non per la pessima esperienza la famiglia ha boicottato il Trentino che già da tempo è entrato nel suo cuore. «Siamo tornati questa estate, a Cogolo, in val di Sole, e siamo stati benissimo, dall’albergo al bar al ristorante, passando per gli operatori delle funivie che hanno avuto molte accortezze, rallentando per Tommaso. Il problema sono stati i due albergatori che si sono comportati male, non lo è il Trentino, perché mai dovremmo penalizzare località e gente?»