Il Festival
giovedì 12 Ottobre, 2023
di Redazione
Un pubblico incantato ed eccitato di poterlo vedere così da vicino, eppure a Trento, grazie al Festival dell’Economia, per molti giovedì 12 ottobre sarà una serata indimenticabile. Roberto Baggio era lì, sul palco, per tutti loro. Un campione come pochi che ha saputo incarnare non solo sul piano tecnico-agonistico, ma anche sul piano umano, «La Grande Bellezza» dello sport. E proprio il «Divin Codino» è stato oggi pomeriggio la stella dell’evento di inaugurazione della sesta edizione de Il Festival dello Sport.
Vincitore del Pallone d’Oro 1993 mentre indossava la maglia della Juve, casacche di club a parte Baggio è un simbolo del calcio italiano, uno dei più grandi protagonisti in maglia azzurra e uno dei campioni più amati di sempre.
Nell’evento condotto dalla giornalista Federica Masolin e dal giornalista Pierluigi Pardo, aperto dall’esibizione dei ginnasti Marco Lodadio e Salvatore Maresca
, Baggio ha parlato di sé stesso come sportivo, come calciatore in particolare e, non ultimo, come uomo.
«Ho sempre giocato con passione infinita – ha esordito – mettendo in pratica ciò che ho imparato negli allenamenti. Quando ho cominciato a camminare, ho iniziato a giocare a calcio. È proprio la dedizione a fare la differenza: i grandi risultati, in tutti gli ambiti, partono dal duro lavoro. L’allenamento e la passione ti portano oltre i limiti, ma al di là della grande performance ho sempre desiderato far divertire la gente». Non solo la vittoria quindi, non solo il risultato. «Lo sport è una palestra di vita» come ha detto il Divin Codino, di qui il suo impegno con il progetto «Tutti in Campo» a favore delle società dilettantistiche. «Il futuro – ha detto – è dei giovani ed è quindi importante avvicinarli allo sport per creare aggregazione, condivisione e dare anche la possibilità ai talenti di emergere». Guardandosi indietro, Baggio ha ricordato anche i numerosi infortuni: «Il Buddhismo mi ha aiutato molto a convivere con i miei problemi fisici e con il dolore». Accanto ai problemi, anche le gioie naturalmente, anche se, ha detto, «non riesco a individuare il mio gol più bello; erano tutti importanti, anche quelli a un metro dalla porta. Menzione, però, per un gol altrui, una rete di van Basten agli Europei: “una vera grande bellezza il modo in cui si muoveva in campo».
E fra i tanti grandi personaggi incontrati in carriera, un commosso ricordo di Carletto Mazzone: «per me è stata una persona pulita, onesta, e questa purezza ha fatto la differenza. È stato adorato dai calciatori come un padre».
E il calcio di oggi? «Fra i giocatori – ha detto Baggio – mi ha colpito Lautaro Martínez, un calciatore straordinario». Parlando più in generale, secondo Baggio in Italia siamo troppo legati al risultato e non guardiamo al lavoro che c’è dietro. E la Var? «Sono favorevole, perché chiarisce le situazioni dubbie e dà credibilità al calcio».
E il Divin Codino di oggi? Una vita molto normale. «Dopo aver viaggiato tanto per giocare, ho capito che la vita va vissuta in modo semplice; solo così ti senti soddisfatto ogni giorno». Baggio si tiene solitamente lontano dai riflettori perché, ha chiarito, «quando giocavo non amavo parlare, concedere interviste e alcuni scambiavano la mia timidezza per arroganza. Non sono cambiato; cerco di apparire solo in occasioni che meritano e mi faccio vedere poco, e se possibile bene». Infine, la domanda che tutti, prima o poi, si pongono: «C’è qualcosa che non rifaresti?» incalzano i conduttori. «Non tirerei alto rigore» la risposta in riferimento alla finale mondiale di Usa 94.
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