Il conflitto
sabato 14 Ottobre, 2023
di Redazione
Saranno gli stranieri i primi a uscire dall’inferno della Striscia di Gaza mentre continua a incombere l’ordine di evacuazione imposto dall’esercito israeliano prima di nuovi, massicci, attacchi e la possibile operazione via terra. L’intesa per la parziale riapertura del valico di Rafah è stata raggiunta, secondo funzionari del Cairo, da Egitto, Stati Uniti e Israele con i buoni uffici del Qatar e l’approvazione delle milizie palestinesi, da Hamas alla Jihad islamica.
Tel Aviv, in particolare, si impegna a non colpire le zone in territorio palestinese attraverso cui gli stranieri in fuga potrebbero passare. Si tratta, in ogni caso, di una goccia nell’oceano nel quadro della crisi umanitaria già in corso nella Striscia e che l’ordine, ai residenti, di spostarsi da nord a sud rischia di aggravare ulteriormente. L’Onu, tramite il suo Ufficio per il coordinamento degli Affari umanitari, inquadra le dimensioni della tragedia in essere: oltre 400mila persone risultano già sfollate all’interno della Striscia.
«La maggior parte delle persone non ha accesso all’acqua potabile», avverte l’Ocha. Un punto, questo, toccato anche Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente (Unrwa). «Più di 2 milioni di persone sono a rischio a causa della mancanza d’acqua», è l’allarme lanciato da Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa, secondo cui la ripresa della fornitura di carburante, necessaria per avere acqua potabile, «è diventata una questione di vita o di morte». Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, torna sul piano di evacuazione della Striscia che, sostiene, Bruxelles considera «assolutamente impossibile da realizzare».
Anche l’Oms, tramite il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, torna a rivolgere il suo appello a Israele «affinché riconsideri la decisione di evacuare 1,1 milioni di persone. Sarà una tragedia umana». Sulla stessa lunghezza d’onda dodici organizzazioni umanitarie, tra cui Oxfam, che si dicono allarmate «dalla richiesta fatta dal governo di Israele a più di un milione di palestinesi di lasciare il nord di Gaza in meno di 24 ore». Un ordine, sottolineano, che dovrebbe essere “immediatamente” revocato. C’è poi la questione sull’accesso degli aiuti.
L’Unicef, con la sua direttrice generale Catherine Russel, invoca «un cessate il fuoco immediato e l’accesso umanitario», considerandole «priorità assolute per consentire ai bambini e alle famiglie di Gaza di ricevere gli aiuti tanto necessari». La situazione «è molto complicata, l’Italia sta facendo il possibile per scongiurare danni enormi alla popolazione civile palestinese. Siamo per i corridoi umanitari”, dice da parte sua il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Gli appelli, per il momento, non smuovono gli intendimenti di Israele, deciso a colpire Hamas sin dentro il suo territorio. Il portavoce dell’esercito di Tel Aviv, Daniel Hagari, esorta i residenti del nord della Striscia a evacuare perché le truppe sono pronte ad “attaccare” con “grande forza”. “Se hai a cuore te stesso e i tuoi cari, vai a sud come indicato”, dicono i militari di Tel Aviv, invitando la popolazione a usare i corridoi di evacuazione. Aumenta, intanto, il bilancio dei morti nell’enclave palestinese. Gli ultimi raid, spiega il ministero della salute di Gaza, avrebbero provocato 324 vittime, tra cui 126 bambini. Il totale, dall’inizio dell’attacco, sale quindi a oltre 2mila e 200 morti.
La conferenza internazionale
di Redazione
L'intesa è stata siglata alla conferenza di Baku (Azerbaigian). Le risorse serviranno a limitare o ridurre le emissioni di gas a effetto serra