La crisi
martedì 17 Ottobre, 2023
di Redazione
È una Gaza «strangolata» dall’assedio totale di Israele e dalla pioggia di razzi che continuano a colpire la Striscia quella che viene descritta da varie agenzie dell’Onu. Mentre a migliaia, nella speranza di fuggire prima dell’attesa operazione di terra preannunciata da Israele, si sono raccolti vicino al valico di Rafah con l’Egitto ancora chiuso, le sirene sono tornate a suonare a Tel Aviv, nel centro di Israele e anche a Gerusalemme, dove la Knesset è stata costretta dall’allarme aereo a sospendere la sua prima sessione dopo la pausa estiva. Israele ha annunciato che sono 199 gli ostaggi in mano a Hamas, fra cui bambini; secondo l’Iran, il gruppo palestinese sarebbe pronto a rilasciare gli ostaggi a patto che Israele interrompa la sua campagna di attacchi aerei sulla Striscia. E l’esercito ha annunciato di avere ucciso il capo dell’intelligence di Hamas a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza meta dell’esodo palestinese di questi giorni dopo l’ordine d’evacuazione del nord di Gaza da parte di Israele.
Fuori dalla Striscia, intanto, si tesse la tela della diplomazia. Questioni sul tavolo: far arrivare gli aiuti ai civili, ottenere la liberazione degli ostaggi, tentare l’apertura del valico di Rafah (per il passaggio degli aiuti umanitari e degli stranieri e palestinesi con doppia cittadinanza) e parallelamente evitare un contagio del conflitto ad altri Paesi, con lo spettro di un coinvolgimento diretto dell’Iran e del gruppo libanese Hezbollah. «Hamas fa parte dell’asse del male dell’Iran e Hezbollah, mirano a gettare il Medioriente nell’abisso del caos» ma «trionferemo», ha detto Netanyahu alla Knesset. Lanciando poi un avvertimento specifico sul Libano alla cui frontiera si susseguono da giorni schermaglie: «Non metteteci alla prova nel nord. Non fate l’errore del passato. Oggi il prezzo che pagherete sarà molto più pesante», ha dichiarato riferendosi alla guerra di Israele con Hezbollah del 2006. Il tutto nel giorno in cui Israele ha lanciato un piano di evacuazione per 28 villaggi vicino al confine con il Libano.
Gli occhi sono puntati in particolare sul segretario di Stato Usa Antony Blinken, che sta facendo la spola fra diversi Paesi della regione e ieri, con un cambio di programma, è tornato in Israele per la seconda volta in cinque giorni per incontrare Benjamin Netanyahu. Un cambio di programma che, insieme all’aggiunta di un ulteriore ritorno in Giordania, fa ipotizzare che si stia lavorando su qualcosa di specifico. Secondo Haaretz Joe Biden potrebbe recarsi personalmente in Israele mercoledì. E intanto per sabato è atteso un vertice internazionale al Cairo, con l’Egitto che ha esteso gli inviti ai leader della regione, dal Qatar e al Kuwait. Un’occupazione israeliana di Gaza «sarebbe un grosso errore», è il paletto fissato da Biden in un’intervista alla Cbs, in cui ha aggiunto di essere «d’accordo» sulla necessità di eliminare Hamas ma ha precisando che «è necessario che ci sia un percorso verso uno Stato palestinese». Il suo emissario Blinken, a Netanyahu ha riferito delle discussioni avute con gli altri leader arabi incontrati in questi giorni ed è stato a sua volta aggiornato sulle novità sul campo: al premier israeliano, come pure al presidente Isaac Herzog, ha ribadito «il suo fermo sostegno al diritto di Israele di difendersi dal terrorismo di Hamas».
In mattinata si era diffusa la notizia della riapertura del valico per qualche ora; poi la smentita, con l’Egitto che ha dichiarato che manca l’ok di Israele, mentre nel pomeriggio l’emittente Al-Qahera al-Ihbariya ha riferito di un bombardamento del lato palestinese del valico da parte di Israele. Come pure è stata smentita, da Netanyahu e Hamas, la notizia circolata a un certo punto di una tregua per consentire l’uscita di alcune persone e l’ingresso di aiuti dal valico. A Gaza restano solo «24 ore di acqua, elettricità e carburante» prima che si verifichi «una vera catastrofe», è l’appello dell’Oms, che chiede di autorizzare l’ingresso degli aiuti attualmente bloccati al confine di Rafah con l’Egitto. Il capo Onu per gli aiuti d’emergenza Martin Griffiths è in arrivo nelle prossime ore per dare un contributo ai negoziati. Dall’Ue è stato lanciato un ponte aereo umanitario per gli aiuti alla Striscia.
La guerra iniziata il 7 ottobre con l’attacco a sorpresa lanciato da Hamas nel sud di Israele e il massacro di oltre 1.400 israeliani conta ormai complessivamente più di 4mila morti, con il bilancio delle vittime palestinesi che continua a salire e ha superato i 2.800 morti e l’Onu che riferisce che a Gaza mancano i sacchi per i cadaveri. Il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, si è assunto la responsabilità dell’accaduto: «Nonostante una serie di azioni che abbiamo condotto, purtroppo sabato non siamo stati in grado di generare un allarme sufficiente che permettesse di sventare l’attacco», ha detto.
Sul conflitto è tornata a farsi sentire la Cina: «È ora imperativo un cessate il fuoco per aiutare entrambe le parti a tornare al tavolo dei negoziati», ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi durante la visita a Pechino del collega russo Sergey Lavrov. Vladimir Putin, che domani incontrerà Xi Jinping a Pechino, nelle ultime ore ha avuto telefonate con Netanyahu e con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, oltre che con i presidenti di Siria, Iran ed Egitto. Con Netanyahu il leader del Cremlino si è detto pronto a promuovere una soluzione diplomatica del conflitto. Ed è di paternità russa una delle due proposte di risoluzione sul tavolo del Consiglio di sicurezza Onu: quella di Mosca chiede un «cessate il fuoco umanitario», l’altra del Brasile chiede «pause umanitarie» e fa inoltre pressione su Israele affinché revochi l’ordine di evacuazione imposto alla popolazione del nord di Gaza. Entrambe le bozze chiedono un rilascio degli ostaggi.
Anche Giorgia Meloni è al lavoro per evitare l’allargamento della crisi in corso. La premier incontra a palazzo Chigi Abdallah II Ibn Al Hussein, Re di Giordania. I due Paesi, viene fatto filtrare, restano in prima linea per favorire la soluzione dei problemi umanitari più urgenti e per la liberazione degli ostaggi. La necessità, condivisa, è quella di rilanciare un orizzonte politico con le legittime Autorità palestinesi per il processo di pace israelo-palestinese.