l'analisi
mercoledì 25 Ottobre, 2023
di Ambra Visentin
Nell’orchestra della nuova legislatura provinciale le voci femminili contribuiranno alla sinfonia della politica per il 40 per cento. Si tratta di un primato per il consiglio di Piazza Dante, che vede assegnati ben 14 seggi alle donne, con 5 rappresentanti in più rispetto alla formazione del 2018. In termini di voti, le consigliere hanno raccolto nell’insieme oltre 29mila preferenze, a fronte delle circa 17mila registrate alle precedenti elezioni. E il successo consiste anche in una maggiore distribuzione delle rappresentanti nei diversi partiti. La crescita si registra in particolare nel centrosinistra, con le «new entry» del Partito democratico Francesca Parolari, Michela Calzà e Mariachiara Franzoia (un risultato forse legato anche al maggior numero di seggi ottenuti) e di Campobase con Chiara Maule, ma si registrano sviluppi anche nella coalizione di centrodestra che, con le rappresentanti Antonella Brunet ed Eleonora Angeli (Noi Trentino per Fugatti presidente), Francesca Gerosa (Fratelli d’Italia) e Maria Bosin (Patt), vede una distribuzione delle consigliere su più partiti rispetto alla precedente legislatura.
La doppia preferenza
A incidere su questo risultato senza precedenti nel panorama politico trentino potrebbe essere stata la norma, introdotta già nella legge elettorale nel 2017, sulla doppia preferenza di genere, che prevede che la scelta ricada su due candidati di genere diverso. «Sicuramente la preferenza di genere ha avuto un suo impatto su quello che è a tutti gli effetti un ottimo esito delle elezioni — spiega Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità e docente dell’Università di Trento — Mentre il centrodestra mantiene una quota sostanzialmente uguale, con un 35% di donne, è il centrosinistra a fare un deciso balzo in avanti passando dal 25% al 53,8%». Se la norma ha contribuito a valorizzare la rappresentanza politica femminile, ci sono altri fattori che hanno concorso al risultato finale: «Si è puntato su persone che hanno avuto visibilità grazie alla loro esperienza in ruoli amministrativi e questo fa la differenza», commenta la prorettrice, che rileva l’importanza della norma in un contesto culturale che, pare, non è ancora maturo per garantire parità senza «forzature»: «Si tratta di uno strumento che promuove la candidatura delle donne laddove persistono resistenze. A destra, in particolare, non c’è ancora una cultura della parità e del sostegno alle donne e infatti molte delle critiche alla norma arrivano proprio da lì». E a chi lamenta che la doppia preferenza limita la possibilità di esprimere due preferenze a favore delle donne Poggio risponde: «L’orientamento precedente era quello di votare due uomini e ora invece si obbliga chi fa accordi di ticket ad accordarsi con le donne e viceversa. Se dobbiamo favorire una maggiore presenza femminile in questa fase transitoria, questa modalità funziona meglio». Secondo la prorettrice resta ancora molto da fare per innescare un cambio di paradigma culturale in grado di rendere obsoleto lo strumento della doppia preferenza di genere.
La politica per le donne
Il fatto che in consiglio provinciale siedano più donne potrebbe essere un segnale di pari opportunità. Tuttavia, Poggio mette in guardia dal dare per scontato che questo si traduca in politiche maggiormente orientate ai bisogni della componente sociale femminile: «Certo a livello di esperienza personale c’è una maggiore sensibilità nei confronti di certi temi, ma non vuol dire che le rappresentanti si faranno portavoci di determinate istanze». Al netto di quelle che sono le battaglie che le singole consigliere vorranno o meno portare avanti, in questo record numerico nel palazzo di Piazza Dante la prorettrice vede una grande opportunità per quanto riguarda l’impatto sulle giovani generazioni: «Avere 4 donne su 10 rappresentanti significa mostrare un modello di ruolo davvero importante per le giovani, che possono riconoscere nella politica un possibile ambito d’azione».
Una governatrice per il Trentino
Una sola donna ha concorso alle elezioni provinciali di quest’anno, ovvero Elena Dardo per Alternativa. Altrove, invece, ci si è solo avvicinati alla candidatura di Francesca Gerosa (centrodestra) e di Paola Demagri (centrosinistra), senza però compiere il passo definitivo. «È forse mancato il coraggio di proporre un cambiamento — commenta Poggio — sintomo di un territorio in cui la politica non è matura e dove si continua a pensare che un uomo possa raccogliere maggiori consensi rispetto a donne che incarnano forse una visione più paritaria». Il prezzo pagato, plausibilmente, si misura nell’affluenza alle urne: «Coloro che volevano vedere un segno di cambiamento sono rimasti delusi. A livello nazionale la candidatura di Giorgia Meloni è stato un fattore che ha portato molte donne a votarla. Il Trentino poteva tentare di seguire quella strada». Fra le priorità «al femminile» che la docente individua ci sono interventi in ambito educativo per prevenire la violenza sulle donne, ma anche per attirare più giovani verso le professioni scientifiche e tecnologiche (altamente richieste dal mercato), nel settore del lavoro, «sempre più precario per le donne che si ritrovano in maniera crescente in situazioni di povertà» e nella sfera dell’assistenza alle famiglie. «L’auspicio è che la politica sia capace di portare avanti molte proposte e che le iniziative vengano portate anche fuori dal palazzo del consiglio».