Sanità
sabato 28 Ottobre, 2023
di Simone Casciano
Nessun allarmismo, nessuna sottovalutazione, ma invece un grande senso di responsabilità, da comunicare anche alla popolazione. Questa la linea dell’Azienda proviciale per i servizi sanitari sulla situazione del contagio da Covid-19 in Trentino. Da una parte infatti i dati raccontano che il virus è tornato a crescere e a diffondersi nella popolazione, dall’altra però vaccinazione e immunizzazione danno fiducia al sistema sanitario, a patto però che tutti facciano la loro parte.
I dati
I numeri del Covid 19 in Trentino, forniti dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità parlano di 340 nuovi casi questa settimana, di 3 decessi da Covid, di 63 nuovi ricoveri e di un tasso di positività del 22,4%, il terzo più alto d’Italia, dietro solo alla provincia di Bolzano (32,3%) e alle Marche (35,3%). Numeri che visti così farebbero alzare il livello di preoccupazione, così tanti ricoveri non se ne vedevano da tempo, ma andiamo con ordine.
Il punto
I decessi sono di persone che avevano contratto la malattia «ma le cause sono legate ad altre problematiche» spiega la dottoressa Maria Grazia Zuccali dirigente del dipartimento di prevenzione del’Apss, prima di analizzare il trend dei contagi. «Pressapoco da alcune settimane la tendenza è questa, più o meno 350 casi la settimana». Si tratta probabilmente solo di una parte dei casi totali. «Sappiamo che non tutti i sintomatici o coloro che hanno sintomi che possono far pensare al Covid si sottopongono a tampone». Insomma il fenomeno sarebbe sottostimato. Anche il tasso di positività ha un valore relativo su un numero di tamponi effettuati, 1.520, molto più basso rispetto ai tempi della pandemia, e in parte falsato dal fatto che a sottoporsi al test sono persone con maggiore probabilità di essere positivi. A rincuorare poi è che, se è vero che i ricoveri sono saliti, le terapie intensive rimangono vuote. «Questa settimana non abbiamo avuto ricoveri in terapia intensiva. Possiamo dire che il decorso della malattia ora non è paragonabile al picco pandemico. Certo ci sono ancora dei casi che portano al ricovero, ma non c’è il grave impatto sull’apparato respiratorio precedente».
Fare la propria parte
Se c’è un fattore di preoccupazione è quello legato al combinato disposto di Covid-19 e epidemia influenzale che non si sa ancora di preciso quando arriverà. «È chiaro che questo mix può portare a un quadro peggiore per chi si ammala». La risposta è semplice e passa intanto da comportamenti di buon senso. «Stare a casa se malati, lavarsi le mani, coprirsi la bocca quando si tossisce e indossare la mascherina quando ce n’è bisogno». L’altro strumento è la vaccinazione, sia contro l’influenza che contro il covid. «È raccomandata per le persone over-65 e i pazienti fragili, ma aperta a tutti. Quando si prenota una vaccinazione si può chiedere di fare anche l’altra». Un gesto personale, che mette in sicurezza la comunità.