Grandi Carnivori

martedì 31 Ottobre, 2023

Orsi, Tonina rivela: «Tre esemplari avvelenati, la gente è esasperata»

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Il vicepresidente conferma la rivelazione shock, Il dirigente De Col: attendiamo conferma

Non lo dice per suscitare clamore. Non è nel suo stile. Ma lo dice per far capire la direzione verso cui si rischia di andare «se non si trova una soluzione». Non usa giri di parole. «Gli ultimi tre orsi ritrovati morti non sono deceduti per cause naturali. La gente è esasperata e trova da sé le risposte». Il vicepresidente uscente della Provincia, Mario Tonina, lascia intendere che ci sono stati casi di bracconaggio, in particolare di avvelenamento. Una tesi sostenuta anche dal veterinario Alessandro De Guelmi, l’ex veterinario dell’Azienda sanitaria: «È plausibile che l’elevato tasso di mortalità sia stato provocato da bracconaggio o avvelenamenti favoriti dal clima diffuso nelle valli». Ma «ad oggi non c’è nulla di certo: non si può escludere, ma non si può fare nessuna conferma — puntualizza Raffaele De Col, dirigente del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna della Provincia — Stiamo ancora attendendo gli esiti dell’autopsia».
I numeri
Da inizio anno in Trentino sono state ritrovate sette carcasse di orso. Le ultime tre a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, in val Bondone e in val di Non. Il 28 settembre è stata recuperata la carcassa dell’orsa F36 nel territorio comunale di Sella Giudicarie. Il ritrovamento è avvenuto dopo l’attivazione del sensore di mortalità applicato sul radiocollare. Sull’esemplare pendeva un’ordinanza di abbattimento firmata dal governatore trentino Maurizio Fugatti. A cavallo tra i mesi di luglio e agosto l’orsa era stata protagonista di un incontro avvicinato e di un falso attacco. «Da un primo esame esterno della carcassa non è stato possibile avanzare l’ipotesi sulla causa della morte», aveva fatto sapere il corpo forestale provinciale.
Due settimane dopo, l’11 ottobre, è arrivata un’altra comunicazione da parte della Provincia: «Le carcasse di due orsi sono state rinvenute nei comuni di Bresimo e Ronzone (in val di Non). Il primo dei due esemplari è già stato recuperato e consegnato all’Istituto zooprofilattico delle Venezie».
Lo stesso Istituto che ha accertato le cause del decesso di M62, l’orso goloso di ciliegie ritrovato morto (in stato di avanzata decomposizione) sopra il lago di Molveno, lo scorso 30 aprile. In questo caso erano evidenti i segni dell’attacco da altro esemplare.
Tonina: «Gente esasperata»
Per gli ultimi tre esemplari non è ancora noto l’esito dell’autopsia. Le associazioni animaliste hanno già avanzato sospetti: «Chiediamo che l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, dove sono stati conferiti i cadaveri degli orsi, renda pubblicamente noti, nel più breve tempo possibile, i risultati delle autopsie, a cominciare da quella di F36. Non possiamo tollerare neppure il sospetto che dietro le morti degli orsi ci sia una regia umana ma, se così dovesse essere, ci attiveremmo in ogni sede». Intanto la Procura ha aperto dei fascicoli conoscitivi in attesa dei risultati degli esami autoptici. Nel caso in cui venisse accertato il bracconaggio o l’avvelenamento si configurerebbe il reato di uccisione di animale.
Il vicepresidente Mario Tonina restringe il campo delle ipotesi. «Parliamoci chiaro. Gli ultimi tre orsi non sono morti per cause naturali. Non ho la certezza, ma prima o poi sarà fatta chiarezza. La gente è stufa e trova le risposte da sé. In Abruzzo è quasi la normalità. Questo è quello che succede quando la gente è esasperata — dice il consigliere provinciale del Patt — La Provincia deve avere la possibilità di contenere il numero di orsi». In Abruzzo, dei 129 orsi ritrovati morti tra il 1970 e il 2021, l’80% delle cause è riconducibile all’uomo. Il 45%, nello specifico, riguarda uccisioni con arma da fuoco o avvelenamento.
Nonostante le dichiarazioni di Tonina, però, dal corpo forestale trentino non arriva nessuna conferma. «Non si può escludere, ma non si può fare nessuna conferma — spiega il dirigente provinciale De Col — L’elemento che definisce il bracconaggio è dato da evidenze sul sito di ritrovamento oppure dall’esame autoptico. Sul posto non sono stati trovati segni. Stiamo attendendo l’esito dell’Istituto zooprofilattico. Di alcuni esemplari abbiamo avuto conferma che non sono stati bracconati».
De Guelmi: «Plausibile»
La tesi della causa umana è sostenuta anche da De Guelmi, veterinario esperto di orsi, che proprio ieri ha rilasciato un’intervista a Lo Scarpone, il portale del club alpino italiano. «Non abbiamo ancora i risultati tossicologici effettuati dall’istituto zooprofilattico sulle carcasse ritrovate – ha spiegato – ma è plausibile che l’elevato tasso di mortalità sia stato provocato da bracconaggio o avvelenamenti favoriti dal clima diffuso nelle valli trentine in seguito alla morte del runner Andrea Papi. Oltretutto, si stima che in un ambiente particolarmente impervio come quello alpino, soltanto la metà degli orsi deceduti viene ritrovata perché gli animali feriti hanno la tendenza a rifugiarsi nelle tane o negli anfratti dove, in caso di morte, non vengono più ritrovati. Dopo il tragico incidente dello scorso aprile — ha aggiunto — l’opinione pubblica è divisa tra coloro che vivono in montagna e hanno sviluppato un’avversione, nutrita dalla paura, verso l’orso e verso chi vive in città che non si rende conto dei problemi provocati dai plantigradi. È naturale che qualcuno approfitti della situazione per farsi giustizia da sé mettendo a serio rischio la sopravvivenza della specie».