la polemica
giovedì 2 Novembre, 2023
di Maria Vittoria Adami e Ambra Visentin
«La decisione di aprire la galleria Adige-Garda è stata presa tempestivamente, ovvero ieri mattina alle 11». Mette le cose in chiaro il vicepresidente in carica della Provincia di Trento Mario Tonina, sulla questione dell’apertura dello scolmatore che permette di salvaguardare la pianura dalle piene in caso di superamento della soglia di guardia prevista dalla Convenzione per l’uso della Galleria firmata nel 2002. La reale apertura è avvenuta però alle ore 17:32 di martedì 31 ottobre, dunque circa sette ore dopo l’annuncio. Ma non spetta solo al Trentino decidere di dare istruzioni per iniziare questa procedura: «È necessario avere il parere favorevole anche delle regioni Veneto e Lombardia, e del Consorzio Aipo (l’Agenzia Interregionale per il fiume Po, ndr)». Il cortocircuito si è dunque verificato in altri punti della catena di comando: «Diversi Comuni del bresciano e del veronese, lungo il Garda, hanno a lungo tergiversato, mentre Verona ci chiedeva l’apertura», spiega Tonina. Per il Trentino non c’erano dubbi: la galleria andava aperta «al fine di salvaguardare la pianura e il veronese». Il vicepresidente guarda con sguardo critico alle obiezioni sollevate dai Comuni: «L’apertura della galleria può causare qualche danno, ma questo soprattutto da noi. E anche il Comune di Torbole, il più danneggiato dall’apertura dello scolmatore, aveva detto di sì. Quanto all’obiezione sull’acqua torbida, la stagione turistica è finita, che danno pensano che arrechi?». La città di Verona ha protestato per il ritardo nell’intervento da parte del Trentino, che avrebbe causato danni all’impalcatura del Ponte Nuovo. I tronchi trascinati dal fiume si sono scontrati contro i ponteggi del cantiere. Ma Tonina ribatte: «A maggior ragione i Comuni avrebbero dovuto affrettarsi a prendere una decisione. Se avessimo rilasciato prima l’acqua il livello sarebbe stato inferiore».
Il dibattito sulla gestione della galleria si sviluppa su più fronti. «Si apre quando serve a salvare la popolazione e la città. Non è mai stato messo in discussione, come è accadde per Vaia nel 2018», spiega Filippo Gavazzoni, assessore a Peschiera e vicepresidente della Comunità del Garda. «Anche allora lo scolmatore fu aperto prima dei livelli previsti dalla convenzione».
Piuttosto Gavazzoni rileva un problema di comunicazione: «Sul lago non sapevamo nulla sull’apertura o meno. E tra la tarda mattina in cui la piena era a Trento e il pomeriggio in cui si è deciso di aprire, cosa è successo in cabina di regia? Noi non abbiamo interlocutori». «Si è tergiversato perché la convenzione dice di aprire arrivati ai 5 metri di piena, si era a 4,85 e c’erano previsioni che potesse attenuarsi la portata», spiega Gianni Morandi, sindaco di Torbole (Tn) che in quelle ore era l’unico contatto dei colleghi veronesi. «Lo scolmatore è nato per salvare Verona. Dietro la decisione di aprire ci sono ragionamenti tecnici, idrografici e ambientali, ma soprattutto di solidarietà e sicurezza che contemperano diversi interessi, non solo economici o politici». Il riferimento è ai diversi problemi che si sottolineano ogni volta che si ipotizza l’uso della galleria. «Ma non sia una questione di tifoserie», ammonisce Morandi. «La galleria è stata aperta 3-4 volte negli ultimi vent’anni. L’ultima nel 2018. Sei ore in cinque anni non lasciano conseguenze. Qui a Torbole piuttosto si ingrossa l’immissario del lago, il Sarca, ben più preoccupante perché riversa metri cubi d’acqua con legname. Mettiamo delle reti alla foce preservando il lago dai grossi tronchi e agevolando poi la pulizia delle spiagge». Il raffronto tra la portata del Sarca e quella dello scolmatore dipana i dubbi: il Sarca ha una portata di 60 mc al secondo, 200 quando è in piena; lo scolmatore 150 mc al secondo per sei ore. «Non può alzare il livello del lago: sono 3.500 mc in un bacino di 370 chilometri quadrati di superficie; 8-9 millimetri di livello, trascurabile».
Altri temi il legname, la qualità e la temperatura dell’acqua: «La galleria a Mori è protetta da griglie che impediscono al legname grossolano di passare. L’acqua dell’Adige è come quella immessa dal Sarca, per temperatura e qualità, ed è come quella dei fiumi ingrossati: ci sono limi e fanghi. Lo scolmatore è salutare per il lago? No, ma gli effetti irreversibili sono da dimostrare e l’eventuale danno ambientale va comparato con un’esondazione a Verona dove ci sono persone e sottoservizi», conclude Morandi». «Si agisce in piena solidarietà con i colleghi veronesi e nel rispetto del lago. Non ci sono effetti sulla fauna, forse uno choc termico iniziale, ma i pescatori non sollevano criticità». «Si sorvola sempre sugli effetti sul lago», dice invece Gavazzoni. «Non sono mai stati fatti studi sull’interferenza tra i due bacini, del lago e dell’Adige. La città è salva ed è ciò che importa. Ma ora chiediamo a Verona di avviare insieme uno studio su cosa accade nel Garda quando si apre lo scolmatore».