Marginalità

domenica 5 Novembre, 2023

Emergenza freddo, è allarme: «Più di 200 persone per strada»

di

Canestrini (Astalli): «Troppi migranti esclusi dall’accoglienza»

L’emergenza freddo è arrivata e con il 1° di novembre, a Trento, si sono aperte le porte dei centri accoglienza notturna disponibili nel periodo invernale. Un’emergenza freddo, quella di quest’anno, che vede i numeri dei bisognosi in salita e uno scontro tra Provincia e associazioni sulle stime. Secondo la Provincia, infatti, sono 228 i posti necessari a soddisfare le esigenze del periodo, per Giuseppe Palatucci, presidente dell’associazione «Amici dei Senza Tetto Onlus», se ne dovrebbero aggiungere almeno un centinaio, visto anche che i numeri sembrerebbero destinati a salire, chi si occupa di immigrazione pensa poi che i posti necessari siano anche maggiori, ma lo spazio va realizzato nel sistema di accoglienza e non nei servizi di bassa soglia dedicati ai senza fissa dimora. A pochi giorni dall’apertura dei centri, l’emergenza continua a pulsare. Nei dati trapelati nel pomeriggio di ieri, nelle liste d’attesa per entrare nei dormitori ci sarebbero sessantasette uomini e quattro donne, ma non sarebbero dati definitivi della reale emergenza. In parte perché i richiedenti asilo che non hanno un posto dove dormire, devono seguire un iter diverso dai senzatetto con una condizione diversa. E dall’altra parte, ci sono le donne senzatetto che spesso riescono a trovare un luogo dove appoggiarsi, talvolta anche a pagamento.
Palatucci: «Numeri in aumento»
L’unica buona notizia è la tregua che il meteo ha concesso. «Oggi non ha piovuto, ma è calata la temperatura – sottolinea Palatucci – Quando piove è più critica, mentre con anche 8 gradi si riesce a stare all’addiaccio con qualche coperta in più». Palatucci fa parte di quel braccio della società che talvolta sembra invisibile che, in maniera parallela alle cooperative e alle altre strutture, porta avanti missioni importanti, come quella dell’emergenza freddo e del volontariato in genere. La realtà di Palatucci, per esempio, durante il periodo invernale riesce ad assicurare tra i trentacinque e i quaranta posti. Questi, insieme alle altre realtà: Caritas e Caleidoscopio, riescono a raggiungere i duecento quattordici posti. Chi ha la residenza in provincia e riesce ad avere un posto, ci si può fermare per due mesi, senza questa, la permanenza si ferma a trenta giorni; mentre, le persone senza documenti e quelle che rientrano nel programma di richiesta di protezione internazionale, possono fermarsi solo una decina di giorni. Come anticipato, i numeri sono destinati ad aumentare. «Ci sono per esempio quelli che tornano dalla Germania – spiega Palatucci – Dove, dopo sei mesi senza lavoro, vengono rinviati alla nazione di primo approdo, quindi l’Italia». Un altro aspetto da migliorare, per Palatucci, è anche quello legato al periodo di apertura invernale: «Abbiamo chiesto di spostare di quindici giorni l’apertura, perché quest’anno è stato straordinario, ma di solito a metà ottobre inizia già l’emergenza e invece di chiudere a fine aprile, possiamo pensare di farlo due settimane prima, perché le temperature di norma sono buone».
Canestrini: «Più di 200 persone»
Il Centro Astalli cura due strutture per la bassa soglia. Casa San Francesco, che con i suoi 16 posti non si è mai fermata, e le Bellesini in Cristo Re, in cui grazie anche alle donazioni dei cittadini si è riuscito ad aprire a settembre e ora i suoi 24 posti sono pieni. «Ma il bisogno è molto più grande – sottolinea Stefano Canestrini coordinatore di Astalli – In lista d’attesa abbiamo più di 250 persone, se si aggiungono anche i senza fissa dimora rimasti fuori dai dormitori arriviamo quasi a 300». Forse il numero va stimato un po’ più in basso, contando che alcuni dei migranti che hanno fatto domanda di asilo qui e non hanno avuto risposta nel frattempo si sono spostati, ma rimane comunque attorno alle 200 persone senza un tetto sopra la testa. A confermarlo sono anche i numeri del Punto d’incontro che ogni giorno fornisce un pasto caldo e altri servizi a chi ne ha bisogno. «Nel 2021 la media dei pasti giornalieri era di 109 – dice Mattia Civico, diretto del Punto d’incontro – Ora siamo saliti a circa 230. Inoltre noi facciamo un tesseramento annuale per tenere traccia di chi arriva e di chi va. Negli ultimi due mesi abbiamo registrato 350 nuove persone su 650 tesseramenti totali nel 2023». Persone che arrivano principalmente dalla rotta balcanica e che avrebbero diritto ad essere accolte nel sistema di accoglienza. «Non ci stancheremo mai di ripeterlo – conclude Canestrini – Queste persone hanno diritto ad essere accolte non lasciate per strada. Inoltre i dati sugli arrivi sono stabili da anni questo dimostra che chi dice che se si aumentano i posti arrivano più migranti dice una falsità. È un falso mito, quello che è vero invece è che accogliere fa il bene di queste persone, ma anche di tutta la comunità perché favorisce l’integrazione». Al contrario la vita ai margini crea disagio psichico e sofferenza che poi si riversano nella comunità.